Da oggi la lotta contro il più aggressivo dei tumori cerebrali, il glioblastoma, ha un alleato in più. Si chiama Efrina A1 ed è una molecola in grado di limitare l’attività delle cellule staminali che ne causano la crescita. A scoprirla è stato un team di studiosi impegnati in una ricerca multicentrica alla quale ha dato un contributo importante l’ Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli, diretto dal prof. Giulio Maira. La ricerca, coordinata da Angelo Luigi Vescovi, docente di biologia all’Università Milano-Bicocca, ha visto la partecipazione dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo di Foggia, dell’Irccs Carlo Besta di Milano e di alcuni centri di ricerca statunitensi.
Il team neurochirurgico ha analizzato una numerosa serie di campioni tissutali prelevati sia dall’area tumorale che dal tessuto peritumorale. Grazie all’approccio multidisciplinare, cellule staminali cancerose sono state estratte dai campioni tissutali e si è scoperto un meccanismo molecolare cruciale per lo sviluppo del glioblastoma multiforme. Il team di ricercatori ha studiato una proteina di membrana, presente normalmente sulle cellule staminali del cervello umano, che sulle staminali tumorali è espressa in quantità enormi. Si chiama recettore A2 delle efrine (EphA2) e, se sovraespressa, determina la replicazione incontrollata delle staminali, che a loro volta generano cellule tumorali «figlie», capaci di riprodursi in maniera veloce e sostenere la rapida crescita del glioblastoma multiforme.
«Tale scoperta ha una duplice utilità - spiega Annunziato Mangiola, ricercatore dell’ Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica e tra i coautori dello studio - EphA2 rappresenta un marcatore grazie al quale è possibile individuare le staminali del glioblastoma, che sono cellule rare e difficili da localizzare e nel contempo è un obiettivo terapeutico, perché riducendone l’espressione si può sperare di bloccare il meccanismo di replicazione tumorale».