I risultati preliminari di una sperimentazione multicentrica internazionale sul tumore ‘superficiale’ della vescica e di uno studio sul ruolo della risonanza magnetica funzionale nella diagnosi di carcinoma prostatico, nonché lo stato dell’arte sulle migliori tecniche ricostruttive funzionali ed estetiche nella chirurgia genitale maschile. Sono questi in sintesi alcuni dei contributi scientifici che ricercatori e specialisti dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma presenteranno nell’ambito dell’84° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia. Il Congresso, in corso a Roma da domenica fino a giovedì 26 ottobre presso il Marriot Hotel, vede riuniti un parterre di relatori tra i più qualificati per un confronto sugli ultimi progressi diagnostici e terapeutici nell’ambito delle patologie urologiche.
«Il tumore non muscolo-invasivo della vescica, anche detto ‘superficiale’- anticipa Marco Racioppi, specialista dell’Unità Operativa di Urologia del Policlinico A. Gemelli, diretta da Pier Francesco Bassi - , seppure non infiltrante è caratterizzato da un alto tasso di recidive locali e, in misura minore, di progressione. Per tali motivi la rimozione chirurgica endoscopica di tali neoplasie è seguita abitualmente da cicli di chemio o immunoterapia endovescicale. La ricerca urologica ci vede impegnati continuamente nel miglioramento dei risultati di queste terapie e nello studio di nuove molecole. Il bioconiugato paclitaxel-acido ialuronico, ad esempio, è un nuovo farmaco particolarmente attivo sulla cellula tumorale. Dopo gli esperimenti preclinici, il farmaco è già in corso di utilizzo sull’uomo con uno studio condotto simultaneamente in più centri universitari europei coordinati proprio dall’ Unità di Urologia del Policlinico Gemelli, che prevede di arruolare circa 80 pazienti affetti da tumore vescicale nei prossimi due anni con l’obiettivo di valutare la risposta al nuovo trattamento».
Questo più ampio studio dà consistenza e seguito a una prima sperimentazione condotta dal 2006 al 2008 al Gemelli su 16 pazienti affetti da tumore della vescica, che ha permesso di valutare la buona tollerabilità del farmaco instillato all’interno della vescica con un tasso di guarigione del 60%. Parallelamente continuano, in collaborazione con l’Università di Padova, gli studi per approfondirne la conoscenza dei meccanismi d’azione. «In occasione del congresso – aggiunge Racioppi - presenteremo lo studio che ci ha permesso di identificare in maniera più approfondita il meccanismo d’azione di tale farmaco sulle cellule di carcinoma della vescica, a confermare pertanto che la sua attività appare proprio spiccata nel trattamento del tumore di vescica non muscolo invasivo, come appunto dimostrato sia dall’azione citotossica esercitata in vitro sulle linee cellulari di carcinoma della vescica, che dalla biocompatibilità mostrata in vivo».
«Durante una sessione del congresso presenteremo i risultati preliminari su un’esperienza monocentrica relativa al ruolo della risonanza magnetica funzionale in pazienti con persistente sospetto di carcinoma prostatico- spiega Anna Lia Valentini, radiologa del Dipartimento di Bioimmagini e Scienze Radiologiche del Policlinico Gemelli - non è sempre facile nelle immagini morfologiche ottenute con la risonanza magnetica differenziare le aree non neoplastiche (flogosi o esiti post-biopsia) da quelle tumorali poiché tutte sono caratterizzate da riduzione del segnale. I falsi negativi da biopsia, ovvero le diagnosi negative in presenza di neoplasia, rappresentano il 30-40% dei casi. Da quanto riportato in letteratura la risonanza magnetica con studio perfusionale dinamico (DCE-MRI) è in grado di identificare le lesioni neoplastiche della prostata sulla base di una impregnazione più elevata e precoce, rispetto al tessuto circostante, dopo l’introduzione endovenosa di mezzo di contrasto. Le biopsie potrebbero essere effettuate sulle lesioni sospette alla DCE-MRI con riduzione del numero dei prelievi e del disagio per il paziente. In questo studio i pazienti con antigene prostatico specifico (il PSA) persistentemente elevato e con precedenti biopsie negative hanno ripetuto la biopsia dopo DCE-MRI. La nuova biopsia è stata effettuata indirizzando i nuovi prelievi, oltre che nelle sedi classiche, anche sulle lesioni sospette alla DCE-MRI».
«I risultati ottenuti sui primi 20 pazienti sono incoraggianti. Confrontando i risultati della DCE- MRI con quelli della biopsia o dell’intervento – spiega Valentini - abbiamo notato infatti che non solo la DCE-MRI ci permette di differenziare le aree neoplastiche (con impregnazione dopo mezzo di contrasto più elevata e precoce) da quelle non neoplastiche, ma è stato anche possibile identificare un valore limite per la velocità con cui si ottiene l’impregnazione dopo mezzo di contrasto, al di sopra del quale la possibilità di rilevare una neoplasia è fortemente elevata con sensibilità e specificità pari rispettivamente al 74.2% e addirittura al 100%. Tali dati preliminari ancorché sono parziali, in quanto ottenuti su 20 pazienti sottoposti a biopsia o intervento dei complessivi 31 pazienti studiati con DCE-MRI, sono indubbiamente promettenti».
Per il secondo anno consecutivo al Gruppo di studio ‘Chirurgia genitale maschile’ coordinato da Francesco Sasso, chirurgo urologo presso l’Università Cattolica-Complesso Integrato Columbus, è stato affidato un corso congressuale di livello avanzato su ‘La chirurgia complessa dell’uretra anteriore maschile’. «Lo scopo del corso – spiega Sasso - è quello di ampliare le conoscenze chirurgiche in tema di tattica terapeutica nella chirurgia complessa dell'uretra anteriore. Verranno discusse le tecniche ricostruttive "in tempo unico" o "in più tempi" per le ipospadie dell'adulto, esaminandone anche i risvolti funzionali in termini estetico-sessuologici».
L'ipospadia è il posizionamento anomalo del meato uretrale esterno che non si presenta in sede apicale peniena, al centro del glande, ma bensì più in basso, lungo la porzione ventrale del pene. Naturalmente tanto più dista dalla sede naturale, tanto più sono presenti problemi di natura estetica e funzionale, ivi compresi quelli sessuologici e della fertilità. La diagnosi il più delle volte è in età pediatrica. Nell'età adulta si presentano i quadri meno gravi legati ad insuccesso chirurgico funzionale e cosmetologico. Inoltre, una sessione del corso, affronterà le fistole uretrali in corso di chirurgia peniena, sia riparativo-correttiva che implantologica, cercando di identificare un percorso terapeutico atto a ridurre complicanze ed espianti protesici.
«La chirurgia dell'uretra - afferma Sasso - rappresenta un capitolo nell'ambito della chirurgia del pene e dei genitali esterni maschili. Si registra un crescente interesse per la correzione estetica e funzionale dell'apparato genitale maschile, anche in campo oncologico, con la possibilità di tecniche ricostruttive dopo asportazione per tumore. Queste tecniche di chirurgia funzionale determinano un miglioramento della qualità di vita del paziente. Infine verrà proposto un algoritmo terapeutico nella gestione dei traumi dell'uretra anteriore associati o meno ai traumatismi del pene. Il corso – conclude Sasso - pur indirizzato a esperti della materia, affronterà quadri patologici a carattere d'urgenza che potrebbero presentarsi quotidianamente all'urologo generalista, ma anche al medico di area urgentistica».