Nel giorno in cui i contagi hanno superato la vetta dei 35.000 in Italia e solo in Lombardia hanno sfiorato i 1.500 in sole 24 ore, i professori dell’Università Cattolica continuano a intervenire sui giornali per offrire esperienza, competenze, consigli.
Sul Quotidiano Nazionale l’economista Massimo Bordignon dichiara che i governi, più che pensare di mettere un assegno nelle tasche delle famiglie, devono tenere in piedi a ogni costo imprese e lavoratori. Bisogna, infatti, rassicurarli che non perderanno il lavoro e che potranno continuare a far fronte alle spese. Sono necessari sussidi di disoccupazione, rinvio dei pagamenti fiscali, della rata del mutuo, garanzie pubbliche al credito per le imprese (soprattutto nei settori più colpiti, turismo e trasporti). Ci vuole anche un intervento internazionale, visto che la crisi colpisce tutti i Paesi e la reazione deve essere forte e collettiva. Bordignon sottolinea che l’Eurozona potrebbe varare una politica di investimenti pubblici in infrastrutture, ambiente e sanità, finanziandoli con emissioni di eurobond che potrebbero essere acquistati dalla Bce e dagli altri operatori finanziari. Infine l‘economista auspica un’Autorità fiscale europea con poteri di intervento che purtroppo ancora non esiste.
Insieme alla crisi economica oggi è più che mai importante fronteggiare le ricadute sociali e valutare le future scelte politiche del Paese. Come afferma la psicologa dei consumi Guendalina Graffigna sul Corriere Salute, la dura prova che gli italiani stanno affrontando in questo momento dovrebbe costituire un’esperienza trasformativa, una crisi evolutiva che ci porti a ridimensionare il nostro modo di vivere e a rivedere la nostra scala valoriale. È difficile cambiare mentalità, maturare la consapevolezza circa i rischi per la salute ma ora è più che mai necessario. Siamo in un teachable moment, il tempo in cui siamo più fertili al cambiamento degli stili di vita.
In questo contesto manca un coordinamento che si faccia carico della persona umana in tutta la sua complessità, come ricorda su Avvenire lo psichiatra Sergio Astori. La resilienza necessita della collaborazione e dell’interazione fra discipline diverse: medici, educatori, religiosi e tutti coloro che operano in realtà di cura. La paura del contagio rischia di sviluppare nuove forme di panico peggiorando in alcuni soggetti fragilità già in essere.
Anche i medici affiancano al loro indispensabile operato in ospedale il servizio della comunicazione a tutti i cittadini. Sul Corriere Salute il geriatra Roberto Bernabei ricorda che l’età media dei contagiati è 64 anni e dei deceduti 82, più uomini che donne; che sono troppi i nuovi casi di Covid-19 che si sovrappongono a quelli ordinari (traumi, scompensi cardiaci e respiratori, accidenti cerebrovascolari…). Gli ospedali sono al collasso. E lancia una sfida: alla fine di questa crisi sarà necessario riformare il sistema sanitario nazionale. I vecchi più fragili sono indifesi, dovremo potenziare la rete della domiciliarità e dell’assistenza domiciliare integrata.
Sul Messaggero la docente di Igiene generale Stefania Boccia riconosce che il problema è stato inizialmente sottovalutato: le persone hanno continuato a viaggiare, a spostarsi, soprattutto in regioni come la Lombardia, poli industriali importanti. Il Sud è stato meno colpito perché probabilmente ci sono stati meno viaggi che implicano contatti con persone contagiate. Al ministero l’Unità di crisi si occupa di monitorare le regioni per capire quali siano i modelli organizzativi più efficienti in modo da esportarli nelle regioni meno attrezzate. Si può riconoscere che il Lazio sia uno dei più virtuosi come testimonia il Covid hospital al Columbus che è stato realizzato in tempi record.