Neuropsicologi e neurochirurghi pediatrici della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e hanno rilevato che con una valutazione neuro cognitiva in fase pre-operatoria è possibile ipotizzare una prognosi rispetto all’entità istologica di tumori cerebrali in età pediatrica (1 caso di neoplasia su 4, sono i più frequenti nei bambini dopo le leucemie).
Reso noto sulla rivista “Child’s Nervous System”, lo studio è il risultato di un lavoro condotto da Daniela Chieffo, neuropsicologa e psicoterapeuta della UOC di Neuropsichiatria Infantile del Gemelli. La ricerca è stata presentata in occasione dell’annuale Congresso della Società Internazionale di Neurochirurgia Pediatrica (The International Society for Pediatric Neurosurgery – ISPN 2016) che si è svolta a Kobe (Giappone) dal 23 al 27 ottobre (http://www.ispn2016.org/).
L’esperta ha effettuato una valutazione neuro cognitiva prima e dopo intervento in un campione di 126 piccoli pazienti affetti da tumori cerebrali, poi operati dagli specialisti dell’UOC di Neurochirurgia Infantile del Policlinico A. Gemelli con istologia di tipo Astrocitoma pilocitico, Medulloblastoma, Ganglioglioma, PNET, Glioblastoma.
Queste neoplasie vengono trattate chirurgicamente e successivamente con protocolli neuro oncologici specifici rispetto all’istologia di ciascuno paziente, rispettando il protocollo mondiale della Sanità secondo la classificazione della WHO (World Health Organization) 2007.
I ricercatori hanno visto che valutando con test cognitivi ad hoc la presenza e l’entità di deficit o disturbi cognitivi alla diagnosi (e comunque in fase pre operatoria) è possibile fornire ai genitori possibili ipotesi sulla prognosi del bambino, ovvero su quale sarà l’andamento della malattia, anche suggerendo le migliori strategie rispetto all'approccio neurochirurgico che si deciderà di adottare.
“In particolare - spiega Chieffo - , dai risultati si evince che alcuni pazienti con diagnosi di tumore cerebrale presentano anche disordini specifici di entità diversa e che disturbi più significativi sono presenti in bambini con istologia di basso grado ovvero di lenta proliferazione, di conseguenza il bambino con istologia e caratterizzazione più aggressiva avrebbe un funzionamento maggiormente preservato e conservato”.
“L’ipotesi – conclude Chieffo - è che il tumore a lento accrescimento provocherebbe maggiormente nel tempo una riduzione o un arresto dei circuiti responsabili del funzionamento cognitivo, rispetto ad una malattia con proliferazione attiva che essendo recente rispetto alla diagnosi non provocherebbe al contrario un’alterazione dei circuiti responsabili”.