Una situazione inedita con ricadute negative nel campo dell’economia ma capace di offrire anche una prospettiva nuova in vista della ripresa. Paolo Dalla Sega, docente di Valorizzazione urbana e grandi eventi, è convinto che le tassative indicazioni delle autorità circa la sospensione di eventi istituzionali, culturali, sociali, religiosi, sportivi, con l’obbligo di stare in casa, possano avere anche un risvolto positivo.
«Eventi, fiere, mostre, festival, concerti, che hanno nella loro essenza costitutiva quella dell’aggregazione, con le nuove ordinanze e decreti, sono stati sospesi», afferma il docente. «È la prima volta che lo Stato si occupa dei nostri corpi e delle nostre prossimità, e ci dice cosa fare e non fare. E ciò che non va fatto sono proprio gli eventi, che presuppongono lo stare insieme finalizzato all’intrattenimento e alla formazione. Non è mai stata emanata una disposizione del genere, che ricorda gli anni Settanta, per via del terrorismo che però non costituiva una minaccia così pervasiva. Ora, con la pandemia, il pericolo è dappertutto e pende come una minaccia costante sul settore degli eventi e dei servizi dell’indotto come turismo, ospitalità e catering. Si confida che saranno sostenuti dall’intervento dello Stato ma aldilà dell’aspetto economico questa crisi ci costringe a riflessioni serie e profonde. L’hashtag retorico sulla città che non si ferma è stato abbandonato. E si è capito che se ci si fosse fermati prima, non avremmo perso tante vite umane. C’era la paura di fermarsi e non c’era disponibilità al cambiamento. Quando sono state vietate le partite di calcio e le messe, l’italiano medio ha capito che la situazione era davvero grave, ed era utile fermarsi».
La tecnologia oggi sopperisce alla sospensione degli eventi proponendone la visione tramite tv o streaming o video in diretta sui social. Per Giovanni Bozzetti, docente di Turismo culturale e sviluppo del territorio, può essere una soluzione per offrire intrattenimento a chi deve stare in casa ma non offre coinvolgimento emotivo: «Ogni evento per aver successo deve essere esperienziale, cosa che manca all’online. Senza coinvolgimento l’evento perde di importanza e di forza, come è successo nelle ultime sfilate di moda a Milano, senza pubblico, che hanno visto una diminuzione degli acquisti».
L’attuale sospensione però non è fine a se stessa, non provoca il vuoto bensì una riflessione su società, comunità e relazioni. Afferma ancora il professor Dalla Sega: «Il fermarci ci consente di porci domande su quello che sta succedendo per poi ripensare il concetto di cultura collettiva, diffusa, partecipata, animata. Arte, cultura, pensiero, ricerca devono prendersi una pausa di riflessione, quasi come accadeva ai tempi dei giubilei dell’antichità, in cui ci si fermava, si faceva riposare la terra, era concessa l’amnistia, rimessi i debiti».
Così una volta finita la pandemia gli eventi riprenderanno con un’altra scala di priorità e di valori. «Ricominceranno a vivere e a comunicare, a dare un abbraccio e una stretta di mano, che vengono prima degli eventi e senza di loro gli eventi non ci sarebbero. Dopo gli incendi della Fenice e di Notre-Dame si era detto che sarebbero state ricostruite come prima. Ora noi non vogliamo ricostruire nel senso di conservazione ma vogliamo ritornare a riempire le piazze di persone felici, con una prospettiva diversa rispetto a prima».
Anche Giovanni Bozzetti, riportando la sua esperienza svolta come assessore ai grandi eventi del Comune di Milano, ritiene questo momento di sospensione un’utile occasione di ripensamento. «Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di eventi e non tutti di qualità. Oggi però bisogna ripensare alla fase di rilancio della nostra città, regione, Paese. E nel rilancio i grandi eventi avranno un palcoscenico privilegiato, insieme al marketing, importante per poter attrarre investimenti dall’estero e nuovi flussi turistici. Pertanto in questa fase dobbiamo pensare alla realizzazione di grandi eventi di portata straordinaria e di respiro internazionale per rilanciare l’immagine del nostro Paese e del made in Italy. Penso a un incontro dei Grandi della terra, a una mega notte bianca, a eventi canori, ricreativi, sportivi, a grandi manifestazioni d’arte, teatri in piazza».
E oggi a mancare sono proprio le piazze piene di gente, giovani, famiglie per ritornare a fare festa e aggregazione.