di Velania La Mendola
Siete stanchi, lo sappiamo. Tensione da esami, tesi ancora da scrivere, lavori da terminare. Ma l’estate è alle porte e tra mete italiche e non, tutti avete deciso di portare un libro in vacanza come ci raccontate nel video. Perché i libri, anche quando contengono le risposte agli esami più difficili o diventano criptici come sfingi, sono in fondo buoni amici che fanno pezzi di cammino con noi, a volte restano persino per tutta la vita al nostro fianco.
Harry Potter (in inglese), Ariosto, Agatha Christie, Tabucchi, On the road, sono alcuni dei titoli e degli autori che citate. Permettetemi di inserire nei vostri bagagli un testo semplice, adattissimo alle brevi pause ristoratrici: I Peanuts. Un classico che strappa sempre un sorriso intelligente, con un’unica avvertenza: diffidate dalle ultime traduzioni. Capiamo il tentativo di modernizzare ma il linguaggio “aulico” degli amici di Snoopy non si tocca o svanisce tutta la serietà della risata (versione Baldini&Castoldi va benissimo).
E che la lingua sia una cosa seria, oltre ai fumetti, ce lo ricordano due libri: L’italiano che resta di Gian Luigi Beccaria (Einaudi) e La resistenza intima di Josep Maria Esquirol (Vita e Pensiero). Il primo fa apprezzare, con gusto e senza retorica, la grande bellezza della nostra lingua, un patrimonio enorme che da Dante in poi insegna che pensando alle parole troviamo i pensieri.
Il secondo ci guida nell’interpretazione del nostro presente, che non può essere schiacciato solo sull’attimo, sulla velocità, ma che ha bisogno di respiro, di cura: possiamo vivere mangiando un panino al volo, ma non è forse una vita diversa quella in cui si apparecchia la tavola con cura, per dividere il pane con chi ci è di fronte, e godere insieme del cibo? Resistiamo, dunque. E, a proposito della lingua, ci fa riflettere sulle parole che usiamo nel saluto: «Un semplice “ciao” vale quanto un desueto “Dio ti protegga” o un “Vai con Dio” ma a differenza del primo queste sono espressioni dotate di un forte legame con il senso originario: letteralmente sono ‘saluti’ (di incontro o di commiato), come dire: parole che augurano salute, salvezza».
Per chi ama i romanzi suggerisco un classico, che forse si legge poco: Il consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia. Anche qui l’uso delle parole è alla base di tutta la trama, che ruota attorno a un falso documento e a una menzognera traduzione, nel doppio gioco della letteratura come favola, impostura o viceversa arma della verità (un tema che ha affrontato il nostro Silvano Petrosino in Contro la cultura).
Per chi vuole salpare per mari sconosciuti e derive misteriose non perdetevi La stiva e l’abisso di Michele Mari. Anche qui la lingua ha le sue soddisfazioni (sapete da dove arriva il termine “scorbutico”?) e la letteratura si nutre di diverse storie che si intrecciano in un unico racconto visionario.
Ultimo consiglio, che vuole essere un invito a godere della pausa non solo nel dolce far niente ma anche nel nutrimento dell’anima, è Elogio della sete di Tolentino Mendonça, autore portoghese che da settembre vivrà tra i libri del Vaticano come Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Un autore che ha il dono di farci rileggere come nuove Scritture che abbiamo ascoltato e letto più volte, che ha il gusto della ricerca e della scoperta.
A tutti i lettori: ci rivediamo a settembre, abbiamo bisogno di voi per dare inizio alla festa del secolo, quella per i cento anni di Vita e Pensiero, dove potrete conoscere di persona Tolentino ed Esquirol e molti altri, una festa che si intitola appunto… Viva il lettore!