di Chiara Martinoli *
Il primo approccio con Sanremo, da giornalista in formazione, è disarmante. A partire dall’arrivo in città, dove fiumi frenetici di folla ti travolgono senza neanche lasciarti il tempo di capire dove andare.
Ed ecco, finalmente, l’Ariston, la coda per gli accrediti e il Palafiori con la sala stampa Lucio Dalla, riservata ai giornalisti di radio, televisione e web. Entrando, scopro un mondo. Un mondo parallelo a tutto il resto, isolato eppure capillarmente connesso a tutto ciò che accade al di fuori della sala: è il grande centro nevralgico dell’informazione sanremese, il cuore pulsante dove tutto quello che si vede e non si vede in televisione viene analiticamente osservato, registrato, rielaborato e diffuso all’esterno, in Italia e nel mondo.
La sala è enorme, con lunghe file di banchi: sembra un po’ di essere a scuola, solo che qui si lavora molto di più. È tutto un ticchettio di tastiere di computer, ci sono telecamere e microfoni ovunque, blocchi di carta stampata a non finire, e in sottofondo la parlata ininterrotta dei giornalisti radio, il rumore dei passi avanti e indietro di chi si attacca al telefono alla disperata ricerca di un’intervista esclusiva. Ma c’è tempo anche per la chiacchiera, per presentarsi e conoscersi meglio. C’è lo spazio del confronto e pure quello dell’aiuto reciproco. Perché, dopo tutto, se i punti di vista sono tanti, l’informazione è più vera.
Ci sono momenti che catalizzano l’attenzione di tutti: sono le conferenze stampa. La prima comincia alle 12.30 ed è quella con i conduttori, che rispondono di quanto avvenuto nella serata precedente e anticipano ciò che accadrà nella successiva. La conferenza è nel roof dell’Ariston, riservato alle testate cartacee: noi giornalisti dal Palafiori la seguiamo attraverso i numerosi televisori presenti in sala, ma possiamo comunque intervenire con le nostre domande. E poi ci sono le conferenze dal vivo, quelle con i cantanti: in quel caso è tutto uno sciame di telecamere, microfoni, giornalisti urlanti che corrono a prendersi la pole position per poter riprendere al meglio la scena.
Ma non si resta solo in sala stampa: si entra e si esce, si va negli hotel a intervistare i cantanti, si osserva il clima in città, si prova a capire che effetto sta facendo Sanremo a Sanremo. Si mangia poco, quando si riesce. La giornata è lunga, ma le cose da fare sono così tante che il tempo non basta mai.
E poi c’è il Festival in tv: seguire Sanremo dall’interno di una sala stampa insieme a centinaia di giornalisti, permette di farsi una certa idea della percezione che il pubblico avrà di Sanremo: durante la prima serata, l’ingresso di Fiorello prima dei conduttori suscita qualche perplessità, il lento monologo iniziale di Baglioni fa scattare un giornalista che urla “ma taglia un po’!”, mentre Favino e la Hunziker sembrano graditi a tutti. Quando una canzone piace, la sala stampa si lancia in applausi entusiastici. È successo per Max Gazzè, per Lo Stato Sociale, per Ron, per Meta e Moro. Tutti classificatisi nella fascia più alta della prima serata. Quando una canzone non piace, lo si capisce perché l’attenzione cala e si diffonde un certo brusio. È successo più di una volta, chiaramente.
Ma il momento più sentito, niente da fare, è stato quando Baglioni e Fiorello hanno cantato “E tu”: il lavoro in sala stampa si è sostanzialmente interrotto per quel lasso di tempo. La gente ha cominciato a cantare, qualcuno agitava in aria le braccia, un po’ come si fa ai concerti. Nessun brano in gara a Sanremo 2018 ha saputo emozionare tanto. Una canzone è davvero potente se sa rubare l’attenzione in questo modo, soprattutto se sono passati più di 40 anni da quando si è fatta ascoltare per la prima volta. Per un attimo, ci siamo sentiti tutti un po’ più spettatori e un po’ meno giornalisti. È stato un attimo ma è stato bello.
* primo anno della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica, master biennale in Giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale – Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed). Nella foto con Luca Monti, coordinatore del master Mec, e le sagome dei conduttori di Sanremo 2018