«Sono estremamente felice per il Nobel assegnato a Esther Duflo, Abhijit Banerjee, Michael Kremer che ho avuto modo di conoscere personalmente». Non nasconde l’entusiasmo Lucia Corno, docente di Economia dello sviluppo alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica. Di recente la professoressa Corno, raggiunta telefonicamente in Sierra Leone dove si trova per condurre ricerche sul campo, ha ricevuto il prestigioso ERC starting grant, uno dei premi fino a 1,5 milioni di euro del Consiglio europeo della ricerca per progetti altamente innovativi della durata massima di cinque anni, proprio nell’ambito dell’economia dello sviluppo. «Il loro approccio ha trasformato il modo di fare ricerca nel campo dell’economia dello sviluppo, con raccolte dati sul campo e l’implementazione dei cosiddetti randomized control trials - esperimenti per testare le politiche che funzionano e quelle che non funzionano, reindirizzando così fondi allo sviluppo solo verso gli interventi più efficaci».
Questo riconoscimento – continua la professoressa Corno – dà orgoglio e speranza a tutti i ricercatori che, per capire meglio gli ostacoli allo sviluppo, vivono spesso molti mesi in paesi poveri e in condizioni disagiate. E perché no anche agli studenti del mio corso di economia il cui libro di testo è proprio Poor Economics di Esther e Abhijit».
«Per prima cosa, è molto importante sottolineare che questa designazione dei laureati Nobel mette il nodo della lotta alla povertà e dello sviluppo in evidenza presso l’opinione pubblica, e questo è un bene», commenta la professoressa Simona Beretta, docente di Politiche economiche internazionali nella facoltà di Scienze politiche e sociali, da anni impegnata sul tema dello sviluppo.
«Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer sono stati dei grandi innovatori che hanno fatto scuola fra gli economisti dello sviluppo – aggiunge la professoressa Beretta –: oggi la pratica degli esperimenti sul campo con randomized control trials si è consolidata come metodo tipico di analisi delle misure volte a ridurre la povertà, in ambiti essenziali quali l’istruzione e la salute». In particolare «vorrei notare che alcuni dei loro studi hanno messo in evidenza come sia più importante il “fattore umano” (ad esempio, la responsabilità degli insegnanti) rispetto ai fattori materiali nel produrre impatti positivi. Il metodo di isolare specifici campi d’azione e specifiche azioni di politica per valutarne l’impatto mediante esperimenti sul campo è molto efficace nell’ottenere risultati concreti, riferiti a un particolare ambiente (non generalizzabili, ma questa è una precisa scelta). Tuttavia, non tutti i nodi dello sviluppo si prestano a essere studiati con questo approccio: la dimensione relazionale dei processi di sviluppo, in particolare, mal si presta alle randomizzazioni, ad esempio quando lo sviluppo è generato da relazioni personalizzate e durevoli di accompagnamento».
Entusiasta per il premio Nobel a Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer è anche Raul Caruso, docente di Elementi di economia internazionale ed Economia della pace all’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Da un lato, così come riconosciuto nel comunicato ufficiale, i tre premiati hanno messo al centro della loro ricerca i temi della lotta alla povertà e dello sviluppo economico, temi che – a parte poche rilevanti eccezioni – non si ritrovano spesso nei curricula dei vincitori del Nobel. In secondo luogo, è l’innovazione delle metodologie adottate che ha fatto fare un salto in avanti allo studio della povertà».
«L’aver sposato con rigore approcci sperimentali e quasi-sperimentali ha infatti modificato alcune convinzioni in merito alle politiche economiche da adottare per combattere la povertà nei paesi più poveri. Un’impostazione che acquista una volta per tutte una legittimazione estendibile ad altri ambiti della ricerca economica. Pertanto, in discontinuità con il passato, potremo assistere a studi e a politiche economiche pensati per paesi poveri ma che saranno riprodotti nei paesi più sviluppati».
«Non si può infine sottacere l’attenzione posta sul ruolo cruciale delle donne nell’ambito dello sviluppo economico rappresentata dal premio a Esther Duflo. Speriamo che tra le altre cose anche questi suoi risultati possano essere forieri di una più matura consapevolezza nel districare le complessità dei percorsi di sviluppo economico».