Voleva lavorare nell’editoria e c’è riuscita. E per giunta a Londra, dove si occupa di Literary Scouting, come afferma il suo profilo Linkedin. Una professione avvincente, a cui Giulia Bernabè, 29 anni, laureata in Cattolica alla facoltà di Lettere e filosofia, sia nel corso triennale che in quello magistrale, è arrivata partendo da una scelta di fondo chiara: inseguire una passione e mettere in fila gli strumenti per darle seguito.
Nella triennale, l’opzione per l’indirizzo specifico e la partecipazione al laboratorio di Editoria del professor Roberto Cicala. Poi al terzo anno lo stage curricolare in una agenzia letteraria milanese, la Grandi e associati. «Lì mi si è aperto il mondo, ancora assolutamente sconosciuto, dei diritti d’autore, delle fiere e dei mercati internazionali», spiega Giulia che, dopo la laurea magistrale con una tesi su Lalla Romano e i carteggi con l’editore Einaudi, e un master, ha avuto la possibilità di un secondo stage nell’agenzia di Piergiorgio Nicolazzini, l’agente, tra gli altri, di Giorgio Faletti.
L’inizio della collaborazione è stato di quelli che non si dimenticano facilmente: subito alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, uno dei massimi eventi mondiali nel settore. Nell’agenzia milanese Giulia ha avuto la possibilità di dedicarsi ai foreign rights, promuovendo autori italiani nei mercati editoriali di altri Paesi. «Un agente letterario sta a uno scrittore come un procuratore sta a un calciatore - afferma -. Il suo compito è quello di trovare le migliori collocazioni possibili per i titoli dei suoi clienti, che vuol dire sia il giusto editore sia un buon contratto in termini di anticipo/royalties e di clausole. Fondamentale per un’agenzia è costruirsi un’ottima rete di contatti in Italia e all’estero, necessari per trovare la giusta combinazione editore-autore, ed essere sempre attenti alla nascita di nuovi (o già affermati) talenti da aggiungere alla scuderia».
Dopo i tre anni nell’agenzia milanese, il desiderio di fare un’esperienza internazionale ha portato Giulia a sondare i tantissimi contatti che si è fatta in giro per il mondo. L’invio di un Cv a una scout con sede a Londra, un primo colloquio via Skype, la lettura e la valutazione di un libro con il compito di dimostrare se potesse funzionare per i clienti internazionali dell’agenzia e, infine, un ultimo colloquio nella capitale del Regno Unito. E il gioco è stato fatto.
Giulia, dopo aver accettato alcuni mesi di stage, lavora a pieno titolo per questa agenzia di scouting letterario di Londra. «Come literary scouts sul mercato inglese leggiamo e consigliamo (o sconsigliamo) i titoli in uscita agli editori stranieri per cui lavoriamo. Il nostro obiettivo è che siano informati su quello che accade in Gran Bretagna in modo che possano acquisire i diritti dei libri migliori (per il loro catalogo ovviamente) prima dei loro concorrenti. In sostanza siamo i loro occhi e le loro orecchie qui a Londra. Fondamentale quindi per noi è essere sempre aggiornati sulle novità, gli ultimi trend e stabilire una fittissima rete di contatti con agenti ed editori».
Un lavoro appassionante che ha alle spalle una formazione solida e un affinamento dei propri obiettivi. «Bisogna però abbandonare l’ideale romantico dell’editor che scopre il grande scrittore leggendo sdraiato sul divano», afferma Giulia, che chiede di abbandonare anche il pregiudizio sulla letteratura: «Per leggere i grandi autori, ben vengano anche i titoli commerciali, che fanno funzionare il mercato editoriale». Parola di una giovane scout letteraria che pare non difettare di fiuto: il libro che ha “giudicato” positivamente nella prova per l’assunzione ha vinto, sei mesi dopo, il Man Booker Prize, il premio più famoso per romanzi scritti in inglese da cittadini del Commonwealth.