«Oggi il sistema delle università si trova dinanzi a sfide inedite che provengono dallo sviluppo delle scienze, dall’evoluzione delle nuove tecnologie e dalle esigenze della società che sollecitano le istituzioni accademiche a fornire risposte adeguate e aggiornate. La forte pressione, avvertita nei vari ambiti della vita socio-economica, politica e culturale, interpella dunque la vocazione stessa dell’università, in particolare il compito dei docenti di insegnare e di fare ricerca e di preparare le giovani generazioni a diventare non solo qualificati professionisti nelle varie discipline, ma anche protagonisti del bene comune, leader creativi e responsabili della vita sociale e civile con una corretta visione dell’uomo e del mondo. In questo senso oggi le università si devono interrogare sul contributo che esse possono e devono dare per la salute integrale dell’uomo e per un’ecologia solidale».
È la sfida che Papa Francesco ha lanciato ai rettori delle università cattoliche di tutto il mondo nel corso dell’incontro "New frontiers for university leaders: the future of health and the university ecosystem", che ha riunito a Roma il 4 novembre i partecipanti alla conferenza internazionale per dirigenti di università, promossa dalla Federazione internazionale delle università cattoliche (Fiuc).
Il Santo Padre ha declinato questa sfida per gli atenei cattolici. «Con la vostra apertura universale (appunto da “universitas”), potete fare in modo che l’università cattolica sia il luogo dove le soluzioni per un progresso civile e culturale per le persone e per l’umanità, improntato alla solidarietà, venga perseguito con costanza e professionalità, considerando ciò che è contingente senza perdere di vista ciò che ha un valore più generale. Le problematiche antiche e nuove vanno studiate nella loro specificità e immediatezza, ma sempre entro un’ottica personale e globale. L’interdisciplinarità, la cooperazione internazionale e la condivisione delle risorse sono elementi importanti perché l’universalità si traduca in progetti solidali e fruttuosi a favore dell’uomo, di tutti gli uomini ed anche del contesto in cui essi crescono e vivono».
Francesco ha lanciato inoltre un appello a superare l’eredità dell’illuminismo. «Educare, in genere, ma in particolare nelle università, non è soltanto riempire la testa di concetti. Ci vogliono i tre linguaggi. È necessario che i tre linguaggi entrino in gioco: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani, così che si pensi in armonia con quello che si sente e si fa; si senta in armonia con quello che si pensa e si fa, si faccia in armonia con quello che si sente e si pensa. Un’armonia generale, non separata dalla totalità».
«In questo orizzonte - ha concluso il Papa - l’università ha una coscienza, ma anche una forza intellettuale e morale la cui responsabilità va oltre la persona da educare e si estende alle necessità di tutta l’umanità. E la FIUC è chiamata ad assumersi l’imperativo morale di adoperarsi per realizzare una comunità internazionale accademica più unita, da una parte affondando con più convinzione le proprie radici in quel contesto cristiano dal quale le università ebbero origine e, dall’altra, consolidando la rete tra le università di antica nascita e quelle più giovani, per sviluppare uno spirito universalistico finalizzato ad accrescere la qualità della vita culturale delle persone e dei popoli. L’ecosistema delle università si costruisce se ogni universitario coltiva una particolare sensibilità, quella datagli dalla sua attenzione per l’uomo, per tutto l’uomo, per il contesto in cui vive e cresce e per tutto ciò che contribuisce alla sua promozione».