di Milena Santerini *
L’esame di Stato 2019 prevede l’accertamento delle conoscenze e competenze maturate nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”; il riferimento è alla Legge 169/2008 che creava tale insegnamento pur non considerandolo una vera e propria materia. L’introduzione di “Cittadinanza e Costituzione” nell’esame di quest’anno non ha mancato di creare sconcerto negli studenti e nei professori. Da un lato, viene al pettine la tradizionale trascuratezza di cui ha sofferto per decenni questa dimensione, che in teoria è sempre stata presente nel curricolo. Dall’altro, si è creata una certa confusione tra il Dm 62/2017 e l’OM 205/2019, la più recente, in cui si chiede che nel colloquio e nel documento di classe, si illustrino “le attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione, realizzati in coerenza con gli obiettivi del Ptof”.
I Consigli di Classe raccolgono quanto svolto dalla classe, evidenziando e descrivendo tali percorsi, che saranno poi oggetto di una sezione specifica del colloquio. È evidente dunque che le tematiche possibili sono molto ampie: la Costituzione stessa, la legalità, la difesa dell’ambiente, l’intercultura e il rispetto della diversità, l’alternanza scuola-lavoro. La cittadinanza, infatti, è un tema vasto e onnicomprensivo che riguarda tante dimensioni del vivere insieme nella società. Valutare le “competenze” di cittadinanza e non solo le “conoscenze” resta però di difficile attuazione. Sarebbe l’ennesima occasione persa se ci si limitasse a capire quanto gli studenti sanno invece di promuovere l’esercizio effettivo della cittadinanza, unico modo per creare veri cittadini.
* docente di Pedagogia sociale e interculturale, facoltà di Scienze della formazione