A poche settimane dalla proiezione nelle sale cinematografiche del film-evento “Roberto Bolle. L’Arte della Danza”, avvenuta il 21, 22 e 23 novembre, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha offerto agli studenti del master Mec l’opportunità di partecipare ad una lezione aperta con le figure centrali coinvolte nel processo di ideazione, produzione e post-produzione.
Francesca Pedroni, autrice e regista, racconta che la sua collaborazione con Roberto Bolle non è la prima. Per Sky Classica HD (canale 138), dove lavora, ha infatti realizzato più di una sessantina di documentari dedicati alla danza, tra cui “La Signora delle Camelie” e “Onegin”, che hanno visto la partecipazione dell’artista. Dopo aver seguito il tour “Roberto Bolle and Friends” nel 2014 per realizzare un corto, le è stato chiesto dallo stesso Bolle di documentarne il successivo.
La tournée avrebbe toccato, in dieci giorni, luoghi dotati di fascino storico e culturale, come le Terme di Caracalla a Roma, il Teatro Grande degli Scavi di Pompei e l’Arena di Verona, e avrebbe previsto non solo la presenza di Bolle, ma anche di altri interpreti eccezionali, per avvicinare gli spettatori alla bellezza della danza. Questo è il motivo per cui Emanuela Martini ha voluto fortemente questo film come anteprima al Torino Film Festival di cui è direttrice: il carisma di Roberto Bolle attrae un pubblico trasversale verso un’arte che viene considerata di élite.
Per quanto riguarda la produzione in un contesto come quello di un tour, dove ogni ripresa si sarebbe basata su un’unica e irripetibile serata, Francesca sostiene l’importanza di catturare la maggior quantità di materiale possibile. L’obiettivo è raggiunto grazie all’utilizzo di quattro camere sulla stessa scena. In questo modo si possono mostrare situazioni non godibili nemmeno dal pubblico presente agli spettacoli, come le lezioni di danza di Roberto Bolle e dei suoi Friends, le interviste e i dietro le quinte che forniscono veridicità al documentario e incuriosiscono lo spettatore. A questo fine, è necessario conquistare la fiducia dell’artista, muovendosi nel rispetto dei suoi tempi, scanditi più dalle necessità dello spettacolo dal vivo che dalle esigenze della regia. Un’altra accortezza è quella di evitare gli stacchi delle camere per facilitare i lavori di post-produzione.
L’arte di accompagnare lo sguardo
La seconda parte dell’incontro viene arricchita dall’esperienza di Raffaella Milazzo (produzione esecutiva, Classica, al centro nella foto con Alberto Fusco e Francesca Pedroni) e di Alberto Fusco (responsabile della post-produzione, Proxima) su altri aspetti fondamentali per la creazione del film. Un prodotto destinato al grande schermo quale “Roberto Bolle. L’Arte della Danza” richiede, infatti, non solo un’attenzione ai dettagli (che spaziano dall’utilizzo di particolari attrezzature video, al trattamento dell’audio, dal formato con cui realizzare le riprese, alle scelte di montaggio), ma anche, e soprattutto, un costante dialogo tra le diverse professionalità coinvolte.
Tale mediazione viene attuata dalla figura del produttore esecutivo che, al fine di garantire un’ottimizzazione delle risorse, deve pianificare la struttura e i tempi di svolgimento del lavoro. È necessario, pertanto, prevedere quanto più possibile le differenti variabili che possono emergere, a partire dalla stesura del soggetto, fino alle fasi conclusive di distribuzione e comunicazione. Criticità e problematiche con cui ci si è dovuti confrontare riguardano la cessione dei diritti d’autore sulle coreografie e le musiche eseguite dal vivo nelle diverse tappe del tour “Roberto Bolle & Friends”. A questo proposito, Raffaella Milazzo riporta l’esempio di due brani di Simon & Garfunkel, la cui diffusione nelle sale cinematografiche ha richiesto un complesso processo di negoziazione con gli autori e la casa discografica, tanto che per il passo a due “Opus 100 - Für Maurice” (di John Neumeier per i settant’anni di Béjart), viene utilizzato solo uno dei due pezzi, “Bridge Over Troubled Water”.
Secondo Raffaella Milazzo, così come per Francesca Pedroni, molte delle scelte sui contenuti del documentario e sulle modalità attraverso cui questi ultimi sono stati veicolati, non sono che il frutto di una scommessa, il punto di incontro tra concessioni, vincoli ed esigenze dei soggetti coinvolti nella macchina complessa, in cui converge anche l’aspetto della post-produzione. Quest’ultima – afferma Alberto Fusco – riguarda tutto ciò che concerne la gestione dell’immagine (montaggio, pulizia scene, grafiche, color correction), costituendo così una fase importante del processo artistico. Nel caso di “Roberto Bolle. L’Arte della Danza”, l’approccio intrapreso era mirato a trasmettere con delicatezza la dimensione tecnico-artistica del balletto e a conferire omogeneità visiva alla grande varietà di scene provenienti dalle diverse location, ciascuna con una luce e una caratterizzazione specifica. Inoltre, la scelta del formato video è ricaduta su una risoluzione e una frequenza (4K a 50 fotogrammi al secondo, o di più, in alcune scene) che valorizzassero il movimento dei danzatori e ne restituissero in alta definizione la fluidità.
L’attenzione alla qualità dell’immagine è infatti un veicolo fondamentale per la comunicazione di un evento e di un’operazione culturale e ha un impatto decisamente più forte di quello che può essere trasmesso oggi dalla parola scritta e dalla carta stampata, soprattutto se si tratta di un’arte come quella del movimento. Da qui, la consapevolezza di un linguaggio visivo utilizzato nei trailer, nelle clip e nella locandina che promuovono il film, che racchiude una propria grammatica. Dall’inserimento di prove e classi che mostrano le fasi di preparazione del tour emergono alcuni tratti della personalità dei danzatori in quanto artisti, con l’intento di stimolare e accompagnare lo sguardo del pubblico a partire da ciò che accade dietro le quinte. È così che affiora l’umanità, il sentimento che anima la tecnica e quella lieve imperfezione necessaria, allo spettatore e alla regista stessa, per riconoscersi in tanta bellezza.