di Maddalena Colombo *
Dopo l’emergenza, l’educazione. Per prepararsi all’integrazione. È la strada da seguire per promuovere specialmente dopo le ultime ondate migratorie dall’Africa e dal Medio Oriente, a partire dall’emergenza Nord-Africa nel 2011. L’Università Cattolica è da molti anni in prima fila per promuovere una corretta cultura della globalizzazione e il dialogo interculturale. Tra le molte iniziative intraprese, il master di primo livello in Competenze interculturali. Formazione per l’intergrazione sociale.
Rivolto soprattutto alle professioni socio-educative, promosso per la 14esima volta dalla facoltà di Scienze della formazione, raggruppa una serie di contenuti formativi indispensabili a chi si trova con utenti dei servizi sociali e della scuola provenienti da esperienze migratorie: diritto delle migrazioni, pedagogia interculturale, analisi sociale dei processi migratori, sociologia della comunicazione interculturale e antropologia culturale.
Sono soprattutto le professioni sociali a dover predisporre un tipo di operatore che sa affrontare il “rischio dell’intercultura”, perché i soggetti migranti esprimono bisogni urgenti di soccorso, riconoscimento, ma anche producono situazioni di imbarazzo e conflitto con i “nativi” che occorre sciogliere in prima istanza per poter avviare un percorso di integrazione. Gli allievi del master sono messi subito “in situazione”, svolgendo una parte del corso direttamente in aree urbane dove l’incidenza degli stranieri è più significativa.
Dopo l’accoglienza e l’educazione, l’integrazione e l’intercultura
All’intercultura è totalmente dedicato un nuovo progetto didattico sperimentale, il Modulo Jean Monnet Ideal (Interculltural Dialogue in Europe and Active Policies), iniziato nel 2017 per ripetersi in due edizioni nel 2018 e 2019. Si tratta di un’offerta formativa aggiuntiva in lingua inglese, finanziata dal bando Erasmus Plus, organizzata in forma di “summer school” nelle ultime due settimane di maggio, dove si alternano professori dell’Ateneo e docenti di diverse università europee, impegnati nelle varie materie previste dal programma: pedagogia, diritto, sociologia, psicologia, filosofia, storia. Focus del modulo sono le politiche europee per favorire il dialogo interculturale: si affronta, cioè, la questione della ”interculturalità naturale” dell’Europa (che nasce come progetto di unione fra diversità culturali), messa alla prova dalla necessità di sviluppare un approccio interculturale anche nei confronti dei nuovi cittadini di provenienza immigrata e dei richiedenti asilo.
“Emergenza profughi” e “integrazione”
Se è vero che l’intercultura provoca sentimenti dissonanti, dall’entusiasmo alla paura, è vero anche che chi risiede nelle aree del mondo che promuovono la pace e la coesistenza tra diversi, ha l’onere dell’impegno verso il mantenimento di questo modello sociale. Per questo, come futuri professionisti e come cittadini, gli studenti oggi sono chiamati ad abbracciare un approccio non emotivo, ma razionale e “scientifico”, al problema dell’accoglienza e devono fare uno sforzo continuo nella direzione dell’integrazione. Ciò non significa negare l’esistenza dei problemi di convivenza, né la paura dell’Altro, né l’angoscia per un futuro imprevedibile. Ciò che l’Ateneo si propone di formare nei giovani è la corretta “postura” di fronte all’Alterità, che porta a non negare né se stessi né l’Altro, in nome di una fratellanza che si costruisce giorno per giorno, fatta di gesti, testimonianze e dialogo continuo.
Il Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia
In questa direzione va il lavoro, che viene condotto dal 1998 del Centro iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia (Cirmib), che si occupa di aggregare i docenti e gli studiosi di varie discipline umanistiche, socio-giuridiche e demo-antropologiche, per raccogliere puntualmente i dati nell’andamento dell’immigrazione e sulla situazione di integrazione della popolazione stranieri nella provincia di Brescia.
Si tratta infatti di un’area-pilota, in Italia, tra le prime mete di approdo dei migranti negli anni 80-90 e tuttora interessata da flussi migratori e dalla decrescita demografica in seguito alla crisi economica. Promuove report di ricerca, seminari, progetti territoriali di incontro con i rappresentanti istituzionali e del mondo migrante, ecc. Si propone di suscitare dibattito e di rinnovare i contenuti delle discipline insegnate nel corsi accademici, anche proponendo agli studenti lavori di ricerca sul campo, analisi dei dati sociali, coinvolgimento diretto in progettazione sociale ecc.
* docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, direttrice del master universitario di primo livello "Competenze interculturali. Formazione per l'integrazione sociale" - facoltà di Scienze della formazione. Direttrice del Cirmib - Centro di Iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia