L’elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio ha innescato un forte processo di rinnovamento che sta segnando profondamente la vita della Chiesa. Tra le grandi novità c’è anche l’essere il primo pontefice gesuita della storia: un’eventualità per secoli impensabile, che ha suscitato un’ondata di curiosità nei confronti della Compagnia di Gesù. Chi poteva soddisfare questo diffuso interesse meglio di un grande storico appartenente all’ordine fondato da Sant’Ignazio, quale John W. O’Malley? Gesuiti. Una storia da Ignazio a Bergoglio (Vita e Pensiero) ci restituisce un ritratto a tutto tondo della Compagnia, tra soppressioni e rifondazioni, fama e martirio, in un vivace racconto che parte dal fondatore per arrivare a papa Francesco. Di seguito riportiamo un breve estratto dal volume e la nostra intervista con l’autore.
di John W. O’Malley *
Fra pochi decenni la Compagnia di Gesù celebrerà il cinquecentesimo anniversario della sua fondazione, avvenuta nel 1540. Nel corso di questi quasi cinque secoli ha avuto una storia ricca, complessa e spesso tumultuosa. Molto ammirata e molto denigrata, ha eluso fin dall’inizio facili etichette. Al livello più elementare è semplicemente un ordine religioso cattolico romano, i cui membri pronunciano i tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza. Come i membri degli altri ordini, i gesuiti svolgono i tradizionali ministeri della predicazione e dell’amministrazione dei sacramenti. Come i membri di molti ordini, si recano da missionari in terre e presso popoli lontani.
«Il mondo è la nostra casa» diceva Jerónimo Nadal, fra i primi gesuiti e uno dei più influenti. Circa un decennio dopo la fondazione della Compagnia, i suoi membri iniziarono anche a gestire scuole per studenti laici, cosa che nessun ordine religioso aveva mai fatto prima in modo sistematico. A quel punto i gesuiti iniziarono ad assumere un profilo del tutto peculiare. Attraverso le scuole furono coinvolti in ambiti della cultura laica in modi e in una misura che non avevano precedenti per un ordine religioso. Divennero poeti, astronomi, architetti, antropologi, imprenditori teatrali e molto altro. Se furono molto apprezzati, furono anche temuti e odiati, persino da tanti cattolici. Le storie scritte su di loro hanno rispecchiato per secoli questo dualismo: i gesuiti erano santi, i gesuiti erano demoni. [...]
La fondazione
Il 2 febbraio 1528 un nobile basco devoto, Iñigo de Loyola, arrivò a Parigi. Alla bella età di 37 anni, aveva intenzione di conseguire una laurea all’università. S’iscrisse al Collège de Montaigu, dove rimase un anno, prima di passare al Collège Sainte-Barbe. A Sainte-Barbe divideva l’alloggio con due studenti molto più giovani, Pierre Favre e Francesco Saverio. Fra loro nacque un’amicizia che si estese in seguito ad altri quattro studenti: Diego Laínez, Alfonso Salmerón, Nicolás de Bobadilla e Simão Rodrigues. In quel periodo Iñigo iniziò a farsi chiamare Ignacio (Ignazio), il nome con cui da allora è conosciuto.
Ispirati da Ignazio, questi «amici nel Signore», come si definivano, nell’estate del 1534 s’impegnarono solennemente a operare per «il bene delle anime» e a recarsi insieme in Terra Santa per vivere almeno per un certo tempo dove aveva vissuto Gesù. Non riuscendo però a trovare subito un passaggio, a causa dell’irrequieta situazione politica nel Mediterraneo, decisero di mettersi a disposizione del papa per qualunque ministero egli ritenesse opportuno affidare loro.
Il 15 agosto, nel corso di una messa celebrata da Favre, l’unico sacerdote fra i sette, fecero voto di seguire quella linea di condotta e di vivere in povertà. Poiché intendevano tutti ricevere gli ordini, si erano già impegnati a una vita di castità nel celibato. Senza saperlo, quel fatidico 15 agosto 1534 avevano compiuto il primo passo che, sei anni più tardi, avrebbe portato alla fondazione della Compagnia di Gesù. Prima che lasciassero Parigi per il loro viaggio, a essi si aggiunsero altri tre studenti, Claude Jay, Paschase Broët e Jean Codure.
Nel 1537 i dieci, ora in possesso del prestigioso diploma di maestri in arti dell’università di Parigi, erano a Venezia. Lì ricevettero gli ordini e si misero in attesa di un passaggio verso est. Nel frattempo si diedero alla predicazione e ad altri ministeri nell’Italia settentrionale e centrale. Quando qualcuno chiedeva loro chi fossero, ora rispondevano che erano membri di «una compagnia di Gesù» (in latino societas Iesu). Con il passare dei mesi e poi degli anni, si resero conto che le tensioni politiche rendevano impossibile il viaggio in Terra Santa. Che cosa fare, dunque? Restare insieme e accettare nella compagnia altri membri? E, in questo caso, cercare di fondare un nuovo ordine religioso?
Nella primavera del 1539 si riunirono a Roma dove, nel corso di tre mesi, s’incontrarono quasi quotidianamente per discutere del loro futuro. Ben presto non solo decisero di rimanere insieme e fondare un nuovo ordine, ma, con il passare delle settimane, riuscirono a delineare i contorni dell’ordine in modo sufficientemente dettagliato da sottoporre il piano all’approvazione della Santa Sede. Chiamarono il documento la loro Formula vivendi, il loro ‘progetto di vita’.
La Santa Sede sollevò domande, esitò, apportò piccole modifiche, e infine accettò la Formula, inserendola nella bolla di approvazione firmata da papa Paolo III Regimini militantis Ecclesiae. Con la sua pubblicazione, il 27 settembre 1540, nacque ufficialmente la Compagnia di Gesù.
Il 19 aprile dell’anno successivo i membri elessero Ignazio loro primo superiore generale, carica che egli mantenne fino alla morte nel 1556. Prima ancora dell’elezione, Francesco Saverio, su richiesta del re Giovanni III del Portogallo, s’era messo in viaggio alla volta di Lisbona per preparare la sua partenza come missionario in India, dove arrivò due anni dopo per fondare il primo insediamento missionario gesuita dei tempi moderni. Mentre Saverio, dall’India, si recava a evangelizzare altre regioni del Sudest asiatico, Ignazio rimaneva alla sua scrivania a Roma, da dove dirigeva la nuova Compagnia, scrivendone fra l’altro le Costituzioni, che ne esponevano strutture e procedure molto più dettagliatamente di quanto facesse la Formula.
La Compagnia crebbe a una velocità quasi mozzafiato, giungendo a contare, dai dieci del 1540, quasi un migliaio di membri sedici anni più tardi, alla morte di Ignazio. Fatta eccezione per le Isole Britanniche e la Scandinavia, s’era stabilita in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, nella maggior parte dei quali aveva aperto scuole, già allora segno distintivo del ministero dei gesuiti. E aveva anche valicato l’oceano. Del migliaio di membri del 1556, 55 circa erano a Goa, in India, e 25 in Brasile, dove erano arrivati nel 1547. Due anni più tardi, Saverio sbarcò in Giappone, ponendovi le basi della missione di maggior successo dei gesuiti in Estremo Oriente. Quando morì, nel 1552, era sul punto di penetrare nella Cina continentale.
* Tratto dalla Prefazione
John W. O’Malley, Gesuiti. Una storia da Ignazio a Bergoglio, Vita e Pensiero, Milano 2014.
http://www.vitaepensiero.it/scheda-libro/john-w-omalley/gesuiti-9788834326862-207156.html