Bagno di folla al Gemelli per Fabio Volo, protagonista insieme a Luciano Onder, che ha guidato l’incontro, di un nuovo appuntamento del ciclo “Il cielo nelle stanze”. L’iniziativa, promossa dal Policlinico universitario “Agostino Gemelli” e dalle librerie Arion per portare il mondo della scrittura e i suoi protagonisti a contatto diretto con la comunità dei malati e dei loro familiari, si è tenuta nella hall il 10 febbraio.
Fabio Bonetti, questo il vero nome dello showman, ha presentato il suo ultimo libro “La strada verso casa” edito da Mondadori, settimo romanzo dell’autore italiano che lo scorso dicembre è arrivato a vendere oltre 550.000 copie. Attore, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo, doppiatore e sceneggiatore italiano. Un ragazzo di provincia ma mai provinciale. Di tutto questo e del suo personaggio, Fabio Volo ha discusso con Onder prima di parlare del suo libro.
«C’era una volta un esuberante panettiere bresciano che aveva frequentato la scuola fino alla terza media ma che diventò attore, presentatore in radio e in tv, scrittore affermato. Ma è vero? E come fa un panettiere con la terza media a scrivere sette romanzi, con un italiano perfetto, e tutti di successo?» gli chiede Onder.
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«Ho fatto il panettiere a Brescia fino a 21 anni - gli risponde Fabio Volo - e poi sono andato a vivere a Milano. Sono un grande lettore e ho preferito il “diritto al sapere” più che il “dovere dello studio”. Mi sono nutrito di ciò che mi interessava veramente. La cultura del lavoro è stata centrale nell’educazione che mi hanno dato mamma e papà, anche lui panettiere. Poi ho avuto una serie di “genitori alternativi” come il regista Silvano Agosti, fondamentali per il mio percorso di crescita».
Onder ha provato a capire cosa ci sia alla base del successo di Volo. «Credo che essere onesti possa ripagare - ha replicato l’interlocutore -. Sono semplice e cerco sempre di migliorarmi. Ho raggiunto una serenità che non si turba mai e che mi guida nella vita di tutti i giorni. Sono entusiasta di ciò che faccio e spingo al massimo l’acceleratore nei miei progetti».
Non poteva mancare una domanda sull’identità di Fabio Bonetti: «Lei fa cinema, radio, è uno scrittore, un cantante. Ma lei cosa si sente di tutto questo?» ha incalzato Luciano Onder. «Il mio è un tipo di mestiere che si mischia molto con la vita privata. In realtà non mi rappresenta nessuno di questi mestieri. Sono io e basta, un ragazzo di 41 anni che, attraverso questi lavori, esprime la propria creatività».
«Lei è veramente felice?» chiede in conclusione Onder a Fabio Volo, diventato da poco papà di Sebastian. «Non lo so - risponde -. Sono contento della vita che sto vivendo, non ho grandi paure né turbamenti. Forse sono sereno perché ho la capacità di abbracciare tutto ciò che mi capita, anche le cose più negative. Ad esempio la malattia, per dirla alla Battiato, è uno “shock addizionale”, un’occasione per poggiare lo sguardo sulle cose davvero importanti», afferma sapendo di parlare in un luogo che tocca tutti i giorni la sofferenza.