“Green marketing, sostenibilità, stili di vita” è il titolo della Summer School organizzata la settimana scorsa dall’Alta Scuola per l’Ambiente (Asa) dell’Università Cattolica. La tre giorni di studi che si è tenuta a Brescia ha ospitato tra i suoi relatori Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna, presidente dell’Agenzia per il terzo settore e già consulente di Papa Benedetto XVI per l’enciclica “Caritas in veritate”.
L’intervento del professor Zamagni è scaturito proprio dai tre concetti di green marketing, sostenibilità e stili di vita. «Tematiche molto più connesse tra di loro di quanto si potrebbe pensare – ha esordito l’economista –. Fino a qualche anno fa, il concetto di sostenibilità si riferiva essenzialmente a una forma di tutela e di salvaguardia dell’ambiente, oggi ci siamo resi conto del limite di questa definizione. Sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale sono due facce della stessa medaglia, l’una non può esistere senza l’altra».
Il professor Zamagni si è poi addentrato sull’argomento fund raising. «Non fatevi confondere dalla parola inglese – ha detto – in realtà questo concetto lo abbiamo inventato noi: è l’umanesimo civile. Quello della Firenze del Rinascimento, quando i lanaiuoli fiorentini tra le altre cose vollero che venisse realizzato il Duomo». Nei secoli successivi questo modello entrò però in crisi, scalzato dalla versione anglosassone più orientata alla filantropia. «In Italia questo passaggio ha creato non pochi problemi, il fund raiser per molto tempo è stato visto come qualcuno che và in cerca di elemosina. In realtà si tratta di una figura che propone soluzioni invece; come un ponte tra donatore e beneficiario».
Zamagni ha poi ricordato alcune figure simbolo di quest’ambito, da Howard Bowen colui che coniò per primo la definizione di Csr per arrivare ad Adriano Olivetti, «il quale tra i suoi primi imperativi poneva quello che la fabbrica dovesse essere bella e gli operai felici». Zamagni ha poi tracciato le coordinate base che deve tenere a mente un buon fund raiser: un mix di creatività, capacità di progettazione e propensione al rischio. «Senza quest’ultima dote – ha concluso – non si raggiungeranno mai i propri obiettivi; come dice Antonio Machado è camminando che si fa il sentiero». La prima giornata della summer school era stata introdotta del professor Roberto Zoboli, docente di economia politica della Cattolica. L’economista si è soffermato sugli sviluppi più recenti della green economy, dei green jobs e della cosiddetta “eco innovazione”.
La seconda giornata del corso ha visto tra i relatori Pier Cesare Rivoltella, direttore di Centro di ricerca sull’Educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) della Cattolica. Il professore ha compiuto un interessante excursus sullo sviluppo e il “consumo” di informazione dall’avvento della società di massa fino ai giorni nostri, quelli dei cosiddetti new media. Dopo di lui è stata la volta di Pierluigi Malavasi, direttore di Asa. Partendo dai dati di una recente ricerca Gpf il professore ha tratteggiato un quadro generale di quella che è la sensibilità in ordine ai temi “green” nel nostro Paese. Un quadro variegato, dal quale emerge che solo un italiano su due è realmente interessato a queste tematiche. All’interno di questo 50 per cento che si potrebbe definire “verde” emerge un’ulteriore frammentazione di idee e opinioni. Approcci che si potrebbero classificare in quattro categorie macro: l’avanguardia dei consumatori sostenibili, i promotori di un ambiente condiviso, gli eco-nostalgici e le voci giudicanti.
Nicoletta Spolini, caposervizio attualità della rivista Glamour, si è soffermata sulla comunicazione dei temi green all’interno dei media non specializzati. Nel pomeriggio i frequentanti della summer school hanno fatto visita al supermercato ecosostenibile della catena Simply a Botticino, poco lontano da Brescia. Una delle prime strutture di questo tipo sul territorio italiano. Carlo Delmenico, direttore della responsabilità sociale d’impresa e delle relazioni esterne Sma, ha così potuto illustrare – direttamente in loco – le buone pratiche messe in campo dall’azienda sul fronte della sostenibilità. Infine nella giornata di sabato è stato dato spazio alle testimonianze di alcuni giovani, i dottori Angelo Bongio, Emanuele Cabini e Gionata Dellacà. Ognuno di loro tramite la propria esperienza ha voluto far comprendere che un approccio alla vita e al lavoro più orientato alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità è assolutamente realizzabile. Nel pomeriggio i frequentanti del corso hanno lavorato in gruppo su progetti di “green marketing” online, un vero e proprio “atelier di pensiero” in ordine a questi temi.