La sostenibilità delle produzioni è il nuovo modello di sviluppo delle moderne aziende agricole. La società civile attribuisce infatti loro il ruolo di produrre alimenti per la popolazione, di tutelare i beni pubblici quali il territorio e la biodiversità, di proteggere la gente dai cambiamenti climatici e preservare le risorse per le future generazioni. Di questo si è parlato lo scorso 20 aprile al convegno organizzato alla facoltà di Agraria, che ha raccolto nella giornata di studio 120 partecipanti tra autorità e aziende del settore. «Ogni ora in regione Lombardia perdiamo un ettaro di terreno destinabile a sfamare la popolazione - sostiene Antonio Ballarin Denti. «I cittadini devono essere consapevoli - ha detto il fisico dell’ambiente della sede bresciana della Cattolica - che sono i terreni destinati all'agricoltura che conservano le risorse idriche, riducono gli effetti degli inquinanti ambientali e dei gas serra».
Un messaggio chiaro rivolto agli amministratori del territorio e un messaggio preciso agli imprenditori agricoli, che dovranno coltivare con meno terra e più intensamente. Questo richiede lo sviluppo di nuove tecnologie, maggior innovazione dal mondo della ricerca e trasformazione del settore agricolo. Cambiamenti che si tradurranno in migliaia di posti di lavoro. «È una grande opportunità anche per il settore agro-industriale - hanno affermato tutti i relatori della giornata d studio: a fronte di costi che andrebbero sostenuti dai nuovi programmi di sviluppo rurale, i benefici per il settore si tradurranno in nuove opportunità di valorizzazione commerciale dei prodotti alimentari e dei territori connessi, producendo un’offerta di lavoro destinata soprattutto ai giovani, con la creazione di nuove professioni e professionalità.
«È qui che si gioca il ruolo dell'università - ha sottolineato Ettore Capri della facoltà di Agraria -. Un ruolo d'indirizzo mirato a una formazione multidisciplinare, consolidata sulle tradizioni e sulle conoscenze scientifiche antiche e attuali, ma flessibile nel recepire le innovazioni tecnologiche. Dai nuovi metodi culturali, alle tecnologie per ridurre i consumi di acqua e per migliorarne la qualità, dalla riduzione delle emissioni atmosferiche, alla conservazione delle risorse fossili e biologiche». Le grandi realtà industriali nazionali si sono mosse già in questo senso. Barilla e Lavazza promuovono produzioni a bassa impronta carbonica basate su un'oculata analisi dei costi energetici delle produzioni in campo e degli imballaggi. La quantità di CO2 emessa durante la produzione delle pasta si realizza soprattutto durante la produzione in campo del frumento duro e durante la preparazione in cucina; i fertilizzanti vanno utilizzati in modo adeguato ma anche la preparazione delle pietanze, in particolare la cottura e l'ebollizione dell'acqua. «La considerazione di questi fattori all'interno di un programma completo di calcolo (Life cycle Assessment) è la metodologia adeguata per il raggiungimento di una produzione sostenibile - sostiene l'ingegner Ruini di Barilla - ma questo non deve essere un’ennesima leva commerciale. Deve piuttosto contribuire al raggiungimento di obbiettivi di sostenibilità promossi dall'azienda attraverso un patto etico oltre che commerciale».
È necessaria trasparenza, consistenza scientifica e comunicazione corretta nei confronti dei consumatori per far fronte alle operazioni commerciali di green washing, oggi utilizzati da molti operatori commerciali. Su questo ha basato la propria relazione il dottor Mandelli di Lavazza: «Cari consumatori occhio alla lealtà del messaggio, verificate sempre il contenuto scientifico delle affermazioni e degli indicatori utilizzati». E con una serie di esempi sfata il mito del km 0 e dei pannelli fotovoltaici, meno efficienti di quanto comunicato o, per fare un altro esempio, degli imballaggi meno impattanti di quanto i consumatori si aspettino.
Nel pomeriggio il convegno ha visto altre relazioni con un indirizzo specifico sulla sostenibilità nell'uso dei prodotti fitosanitari. In particolare sono stati illustrati casi concreti di applicazione della sostenibilità all'agricoltura definiti per legge dalla recente direttiva del gennaio scorso. Una serie di interventi promossi dalle industrie, dal ministero dell'Agricoltura, da società spinoff dell'università e hanno dato un riscontro oggettivo alle criticità di applicazione della normativa ma anche alle tecniche già disponibili per le implementazioni. Sono state presentate le piattaforme Web disponibili per aiutare gli agricoltori, i banchi mobili per la taratura delle macchine, gli impianti per la depurazione delle acque reflue e le tecniche innovative per il controllo biologico e integrato delle colture. Sono stati inoltre illustrati i primi casi di trasferimento dalla ricerca alla pratica che aspettano di essere implementati con successo anche dagli agricoltori piacentini.