Sembra il termine-amuleto per scacciare la crisi, è la parola più letta sulle pagine dei quotidiani nazionali che celebrano l’Oscar di Paolo Sorrentino ed è stata persino il filo conduttore del Festival di Sanremo. La “bellezza” è stata anche l’oggetto del percorso inaugurato in Università Cattolica - a onor del vero progettato da più di un anno e nato da un’idea del professor Giovanni Gasparini - dedicato proprio a questo tema. Perché educarsi alla bellezza, come ha ricordato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore dell’Ateneo e presidente di Educatt, introducendo la tavola rotonda, significa «imparare a valorizzare non solo i luoghi, ma anche le relazioni», perché la bellezza ha, secondo le parole di Gasparini, «una dimensione sociale, una valenza collettiva».
In una Cripta dell’aula Magna popolata da studenti provenienti in gran parte dai collegi in campus dell’Università Cattolica, ha preso avvio il 27 febbraio il primo momento di riflessione di questo percorso - dedicato proprio ai collegiali e a tutti gli studenti dell’Ateneo - che si fonda innanzitutto sulla convinzione che coltivare il senso estetico significa salvarsi dal pericolo dell’assenza di sensibilità e imparare a riconoscere e a valorizzare il positivo che ci circonda, significa, insomma, «rimanere attaccati alla vita», come ha sottolineato Roberto Diodato, docente di Estetica, citando Francois Cheng, studioso di origine cinese che alla bellezza ha dedicato Cinq méditations pubblicate dall’editore francese Gallimard nel 2006.
Che la bellezza sia soprattutto un concetto morale lo ha argomentato bene padre Ermes Ronchi, priore del convento di S. Carlo al Corso e direttore del Centro culturale Corsia dei Servi di Milano, quando ha ricordato, con le parole di Monsignor Bregantini, come questo, soprattutto nel nostro Paese, si renda manifesto nei luoghi: «I posti più brutti in Italia sono proprio quelli in cui la mafia è più presente».
Abituarsi alla bellezza è allora un modo per cercarla, e crearla, nel quotidiano, aldilà dei canoni estetici, soggetti a continui cambiamenti dipendenti dal gusto - estremamente variabile di secolo in secolo, come ha ricordato Simonetta Polenghi: «Esiste un bello autentico che va oltre l’uomo, che è un valore morale autentico. Il bello, direbbe Kant, è il cielo stellato sopra di me».
Il percorso continua con una serie di appuntamenti: La Bellezza dell’Arte, di cui parlerà Giuseppe Frangi, giornalista e presidente dell’Associazione Giovanni Testori il 9 aprile; La Bellezza delle Età della vita il 15 maggio, con relatore don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità di Romena (Arezzo), e, in ottobre, l’incontro su La Bellezza del corpo con Michela Marzano, docente di Filosofia all’Università Paris V – René Descartes e autrice dei volumi Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne (Mondadori, 2010) e Volevo essere una farfalla (Mondadori, 2011).