«Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano». L’aforisma di George Bernard Shaw, citato da Verusca Saglia in apertura del workshop “Imprenditori si nasce o si diventa?” - organizzato dal Comitato Università Mondo del Lavoro dell’Università Cattolica, in collaborazione con Confapi Industria lo scorso 20 maggio – tratteggia bene lo spirito dell’iniziativa rivolta agli studenti e ai laureati dell’università Cattolica, la prima della collaborazione avviata dall’ateneo con Confapi.
Ognuno dei partecipanti ha avuto la possibilità di svolgere un questionario di autovalutazione delle attitudini imprenditoriali da cui sono emersi risultati molto interessanti. «Il test ci ha restituito risultati molto coerenti con la nostra personalità». Su questo concordano Rachele e Matteo, due dei ragazzi che si sono sottoposti al questionario. «Dai risultati è emerso, infatti, proprio quello che, conoscendomi, mi aspettavo venisse fuori», perciò sono molto soddisfatta della sua attendibilità, continua Rachele. Il questionario è stato pensato come preludio di una presentazione di quelle che dovrebbero essere le caratteristiche del “buon imprenditore”.
Verusca Saglia le riassume in pochi chiari punti: «Innanzitutto, è necessario avere un’idea in cui si crede molto. Molte aziende falliscono proprio perché alla base non c’è un’idea precisa e un grande desiderio di realizzarla. L’idea non deve essere necessariamente nuova o addentrarsi in un campo mai esplorato. L’importante è credere davvero molto in un progetto. Inoltre, “l’imprenditore modello” deve avere una spiccata predisposizione all’autonomia, deve sapersi organizzare e ovviamente avere buone capacità relazionali: saper vendere se stesso, se si è liberi professionisti, o saper vendere i propri prodotti, se si è un imprenditore, è un’abilità fondamentale. Infine è indispensabile essere curiosi, affamati di conoscenza e non accontentarsi mai».
La formatrice ha evidenziato come l’”atteggiamento imprenditoriale” sia oggi necessario non solo per avviare una propria attività ma anche per svolgere un qualsiasi lavoro in maniera competitiva ed efficace. Si potrebbe definire ogni lavoratore consapevole del proprio ruolo in azienda come un "imprenditore di se stesso". Solo così potrà compiere seriamente e con buoni risultati il suo lavoro, non attendendo che siano sempre gli altri a dire cosa fare ma gestendo la sua attività come propria e facendola prosperare. Lo sviluppo dell'azienda va di pari passo con lo sviluppo delle capacità di coloro che la costituiscono, le persone.
A detta dei ragazzi che vi hanno preso parte, l’incontro è servito a spronare chi aveva un progetto a cominciare ad agire per realizzarlo e a far capire a chi aveva le idee ancora un po’ confuse che la vita dell’imprenditore non è tutta in discesa. Non basta decidere di avviare un’attività per farla funzionare.
In ogni caso, come ha affermato Paolo Galassi, presidente di Confapi Industria, «conoscersi e avere consapevolezza delle proprie caratteristiche personali, dei propri talenti e dei propri limiti è indispensabile per definire il proprio progetto di vita e professionale». Imprenditori non si nasce, ma si diventa: certo, ci sono delle attitudini più o meno sviluppate nelle persone, ma esse non devono essere per forza innate, si possono coltivare e comunque non sono sufficienti se alla base non c’è un progetto e la voglia di farlo funzionare.