Un romanzo come una scatola da scarpe piena di fotografie: istantanee disordinate, tenute insieme da un fil rouge che si scopre solo dopo averle viste tutte. È così che Cristina Grande, 42enne spagnola di Huesca, ha descritto il 23 novembre il suo primo romanzo, Naturaleza infiel. In un'aula di via Nirone gremita la Grande per la prima volta si è fatta conoscere dal pubblico italiano. L’incontro è stato organizzato in collaborazione dal dipartimento di Scienze linguistiche dell’Università Cattolica e dall’Istituto Cervantes di Milano, all’interno di una serie di iniziative che porterà gli studenti dell’Ateneo a conoscere molti scrittori spagnoli, dai più famosi a quelli emergenti.
Il romanzo Naturaleza infiel, in Italia edito da Marcos y Marcos, ambientato nella Spagna degli anni ’70, narra di una famiglia sconvolta dalla morte del padre. La storia, vista con gli occhi lucidi e disincantati di Renata, una delle figlie, vuole raccontare un Paese convulso, in un momento di grande cambiamento in cui la Spagna attraversava la transizione dal franchismo alla democrazia. Il punto di vista è quello della città di provincia, sospesa tra i valori tradizionalisti e la voglia di libertà. «È la storia di un uomo che ha sposato una donna forte e colta, che con la morte del marito si è vista costretta a portare avanti la famiglia da sola. L’assenza o l’inadeguatezza del padre - spiega la scrittrice - sono stati un problema per un’intera generazione di spagnoli. Nel romanzo, il padre si auto-immola per dare alle figlie e alla moglie la libertà di vivere come vogliono».
Incalzata dalle domande di Dante Liano - docente di Lingua e letterature ispano-americane e promotore dell’iniziativa - la scrittrice spiega la metafora fotografica: lei che nella fotocamera ha trovato il suo primo amore e ha scoperto la letteratura fotografando gli scrittori della sua terra, l’Aragona, continua a pensare immagini e parole come consequenziali. Di qui la metafora sul romanzo come una scatola di fotografie, in cui ogni capitolo, è come un’istantanea in movimento, un frammento di poche pagine. Una pila di istantanee giustapposte senza continuità cronologica, tenute insieme da altre trame, un po’ come i ricordi di un bambino. « Fotografia e letteratura per me sono speculari, – ha spiegato la Grande- i miei racconti sono istantanee in movimento, come le fotografie che scattavo, qualche volta a scapito anche a della messa a fuoco».
La Grande passa poi a raccontare la Spagna in cui è ambientato il suo racconto, quella degli anni ’70, gli ultimi anni di una dittatura ormai stanca, sopravvissuta a sé stessa per quarant’anni. Un’epoca in cui si sognava l’America, così diversa dalla Spagna «grigia e piena di forfora» del regime. Una Paese che sogna la libertà, culturale ed economica, una libertà conosciuta attraverso il cinema di Hollywood, «con le sue pettinature e i suoi vestiti meravigliosi». Cristina, continua a sfogliare l’album dei ricordi: «Mia madre, quando si sposò, cercò di copiare un vestito di Audrey Hepburn. Non aveva soldi e provò a farselo da sola: il risultato era completamente diverso dall’originale, ma per lei era comunque un modo per prendere le distanze da un Paese vecchio». E poi il ruolo della tv durante la sua adolescenza, quando c’erano solo 2 canali, TV1 e UHF. « Un’epoca in cui - spiega - tutti i ragazzi guardavano gli stessi programmi. Questo ha aiutato a creare un immaginario collettivo per un’intera generazione, mentre oggi è molto più frammentato».
Nella carriera della scrittrice, la Naturaleza Infiel è il primo romanzo, e l’unica opera tradotta in italiano. In questi giorni è stato dato alle stampe la raccolta di racconti Tejidos y novedades, ma ancora non si sa se, e quando, verrà pubblicato anche in Italia.