Non c’era bisogno degli attentati terroristici di Parigi per dimostrare che il tema della sicurezza è una delle questioni centrali del nostro tempo. E intorno a questa sfida l’Università Cattolica è dotata di quattro gruppi di ricercatori già attivi in ambito medico-sanitario e in ambito sociologico.
La parola Security è entrata di diritto nel lessico della ricerca europea e include la protezione dei cittadini, della società e dell’economia, delle infrastrutture e dei servizi, della prosperità, della stabilità politica e del benessere. Più di 345milioni di euro sono stati stanziati dalla Commissione Europea per il biennio 2014-2015 all’interno del programma europeo di ricerca Horizon2020.
Il Programma H2020 – Secure Societies mira proprio a rafforzare la capacità dell'Ue ad agire in ambito esterno attraverso lo sviluppo delle sue capacità civili e militari in materia di prevenzione dei conflitti internazionali e di gestione delle crisi di ogni genere, compresi i disastri opera dell'uomo o della natura.
In questa accezione così ampia, l’Università Cattolica del Sacro Cuore da tempo lavora sul tema della sicurezza e fornisce, secondo le specifiche competenze delle singole facoltà e sedi, idee di ricerca, risposte e servizi in campo di security.
I quattro team di ricercatori dell’ateneo all’opera sono il gruppo di Chirurgia d'Urgenza del professor Daniele Gui e il gruppo del professor Ivo Iavicoli dell'Istituto di Sanità Pubblica – sezione di Medicina del Lavoro, presso la facoltà di Medicina e Chirurgia della Sede di Roma; il Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università degli Studi di Trento “Transcrime” guidato a Milano dal professor Ernesto Savona; e, infine, Itstime - Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies, il centro di ricerca coordinato dal professor Marco Lombardi della facoltà di Scienze politiche e sociali nella sede di Milano.
Chirurgia d’urgenza
«La Chirurgia d'Urgenza di Roma - spiega il professor Daniele Gui, responsabile dell’omonima Unità operativa complessa - lavora da tempo allo sviluppo di strumenti a supporto della decisione medica nelle emergenze, una tecnologia informatica di origine militare, ma utile anche in ambienti civili come in situazioni di crisi come terremoti, grandi disastri legati al settore trasporti come un incidente aereo o un deragliamento di treni, o nei casi di liberazione di sostanze chimiche in un centro abitato o anche in seguito a un attentato terroristico che coinvolga numerose vittime».
Un esempio chiarisce al meglio la tipologia di interventi: con una ventina di feriti codice rosso sul luogo dell’incidente, ottanta codici gialli e duecento verdi, il problema è come organizzare il soccorso integrandolo al meglio con le ambulanze a disposizione, con gli ospedali presenti in zona, con le disponibilità di posti letto negli ospedali stessi e ancora con la situazione delle strade, il traffico e la loro percorribilità. «Il nostro gruppo lavora proprio per sviluppare protocolli, strumenti e sistemi per poter reagire in questo tipo di situazioni », conclude il professor Gui.
Armi chimiche e di distruzione di massa
La facoltà di Medicina e Chirurgia offre un’ulteriore competenza. L'esperienza maturata dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Ivo Iavicoli, nell'ambito della definizione di strategie di monitoraggio ambientale dell'esposizione a xenobiotici, anche di dimensione nanometrica, e nella valutazione del comportamento tossicologico e degli effetti sulla salute degli stessi in ambito occupazionale offre interessanti prospettive di applicazione. Tra queste, la possibilità di effettuare il monitoraggio ambientale di agenti chimici e biologici impiegati come armi di distruzione di massa in attacchi terroristici appare di estrema importanza per la programmazione di specifici interventi di emergenza e di sorveglianza della salute pubblica.
L'esperienza del gruppo di ricerca offre inoltre l'opportunità di definire il profilo tossicologico e di rischio delle "armi chimiche non letali", con particolare attenzione ai margini di sicurezza dell'impiego di tali sostanze in differenti condizioni di esposizione, ai fattori di iper-suscettibilità a eventuali effetti avversi e alle implicazioni di tale utilizzo nell'ambito delle politiche gestionali di sanità pubblica.
Transcrime e la criminalità
L’aspetto fondamentale dei progetti di ricerca sviluppati in ambito di sicurezza resta ovviamente il “capacity building”, lo studio delle dinamiche e lo sviluppo di sistemi che permettano di reagire velocemente in casi di crisi, di emergenza, di terrorismo.
In questo contesto si muove Transcrime (www.transcrime.it), diretto dal professor Ernesto Savona (nella foto), il cui obiettivo consiste nello sviluppare degli scenari di rischio basati sulle caratteristiche degli attacchi più recenti e di valutare l’efficacia e i costi delle attuali contromisure non militari, proponendo nuove e più efficaci misure di prevenzione del fenomeno.
Sin dalla sua fondazione, Transcrime – Joint Research Centre on Transnational Crime ha infatti partecipato a più di 100 progetti di ricerca e studi su criminalità e sicurezza, adottando un approccio multidisciplinare e favorendo ricerche applicate all’analisi dei fenomeni criminali, alla valutazione delle politiche di prevenzione del crimine, e allo sviluppo di modelli di valutazione e prevenzione del rischio in diversi ambiti (infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti, riciclaggio, ecc.).
Uno dei più recenti temi di ricerca di cui si è occupato Transcrime è quello della pirateria marittima, diventata negli ultimi un problema a livello internazionale, con diverse aree e rotte navali interessate dal problema. «Il centro – afferma Giulia Berlusconi - collabora al progetto Ipatch, finanziato dalla Commissione Europea (FP7), che ha l’obiettivo di sviluppare un sistema di supporto decisionale da collocare a bordo delle navi e che possa fornire una valutazione in tempo reale dei rischi legati alla pirateria e suggerire le contromisure più adeguate».
Itstime e il rischio terrorismo
Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Itstime), diretto dal professor Marco Lombardi (nella foto) affronta il tema della sicurezza seguendo un approccio multidisciplinare garantito dai diversi profili dei suoi membri. Aspetti come sorveglianza e monitoraggio, terrorismo e gestione delle emergenze sono l’oggetto dello studio teorico ed empirico che permettono di sviluppare analisi volte all’identificazione dei processi che li determinano e condizionano, concentrando l’attenzione sulle loro connotazioni sociali e comunicative. L’obiettivo finale è dunque quello di fornire un quadro di best practices di ampio respiro internazionale per una lettura della situazione specifica e la pianificazione di interventi comunicativi e operativi futuri.
In questo periodo in cui le parole sicurezza, terrorismo e crisi sono purtroppo di grande attualità, l’Università Cattolica del Sacro Cuore dimostra di avere competenze essenziali per affrontare situazioni di emergenza e di grande tensione nazionale ed internazionale.