Poteva William Shakespeare non rappresentare un pilastro imprescindibile anche nell’ambito dell’esperienza “economo-letteraria”? La domanda, ovviamente retorica, sta alla base del ciclo di quattro conversazioni su Shakespeare economista, che andranno in scena a partire dal 19 gennaio al Piccolo Teatro di Milano.
A rispondere alla domanda, il professor Enrico Reggiani, curatore del percorso: «Certo che no, perché Shakespeare è sempre Shakespeare, anche nell’ambito dei rapporti tra l’esperienza letteraria (in) inglese e l’esperienza economica: acuto osservatore delle trasformazioni economiche del suo tempo; raffinatissimo interprete sulla scena della dialettica coeva tra terra e denaro; protagonista consapevole dei diversi ambiti d’azione dell’homo oeconomicus in quegli anni; saldamente radicato nella storia di chi lo ha preceduto; lungimirante perché capace di scrutare il cuore dell’uomo; insomma, Shakespeare. Tanto più significativo in questi nostri anni difficili e nella cornice delle celebrazioni shakespeariane 2014-2016».
Secondo l’anglista Frederick Turner, fa notare il professor Reggiani, il Bardo per antonomasia è utile persino agli economisti poiché propone di concepire «un’economia come una compagnia teatrale, un gruppo di attori, la cui interazione genera la trama dell’opera: come quest’ultima, un’economia politica è fatta da persone le cui differenze e conflitti formano una totalità artistica che è più grande della somma delle loro parti».
«Sarà per questo, conclude Reggiani, che John O. Whitney e Tina Packer suppongono di poter spiegarlo ai manager, avviandoli a insondabili Giochi di potere (Fazi, 2002), e Paul Corrigan lo invoca in Shakespeare e il management (Etas, 2001)».
L’iniziativa, giunta alla seconda edizione, è organizzata in collaborazione con il dipartimento di Scienze linguistiche e letterature straniere e la facoltà di Economia dell’Università Cattolica, il Piccolo Teatro di Milano, la Fondazione per l’Educazione finanziaria e al risparmio (Abi), con il patrocinio dell’Ambasciata Britannica – Roma, del British Council – Roma, della Rete Nazionale dei Licei Economico-Sociali e dell’Associazione europea per l’educazione economica.
Ogni incontro è introdotto e concluso da due brevi cornici musico-letterarie, formate da brani musicali ispirati da Shakespeare e realizzati dai musicisti di Note d’InChiostro, l’iniziativa cultural-musicale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore coordinata dallo stesso professor Enrico Reggiani, di cui Giampiero Innocente è direttore del coro e dell’ensemble strumentale.
Lunedì 19 gennaio 2015, ore 17
Chiostro Nina Vinchi – Piccolo Teatro di Milano (via Rovello, 2)
Enrico Reggiani, Otello, ovvero cordoni della borsa e corde del cuore
Cordoni della borsa e corde del cuore si intrecciano in Otello: passioni ardenti ed interessi inconfessabili ruotano soprattutto intorno a Iago, il quale manovra – appunto – i cordoni del cuore di Roderigo come quelle della sua borsa, “conosce il [suo] prezzo” ed il suo “tornaconto”, e considera Cassio un “ragioniere” e un “esperto della partita doppia” - per citare la traduzione di Agostino Lombardo, che, meglio di altre, coglie tali dimensioni econoletterarie del dramma shakespeariano.
Tuttavia, la presenza di queste ultime in Otello, quasi del tutto trascurata dagli studiosi, è talmente pervasiva da influenzare, ad esempio, con la stessa efficacia anche la rappresentazione della “divina” Desdemona (“gioiello” per il padre Brabanzio, “tesoro della nave” per Cassio, “buona presa” - ovvero legittima preda marinara - per Iago) e di Roderigo (nobile consigliato da Iago, il cui status sociale è inferiore, a vendere tutta la sua terra per finanziare il suo inutile tentativo di conquistare Desdemona).
Due cornici musicoletterarie
Igor Stravinsky - Three songs from William Shakespeare
Musick to heare; Full fadom five; When Dasies pied
Giulia Grassi - mezzosoprano
Francesco Marzano - flauto
Federico Piaia - clarinetto
Clara Garcia Barrientos - viola
Giuseppe Verdi - Ave Maria (da Otello)
Lucrezia Drei - soprano
Cecilia Sideri - flauto
Lorenzo Zuccalà - flauto
Federico Piaia - clarinetto
Federica Gerosa - clarinetto basso
Francesco Marzano - flauto in sol (contralto)
Lunedì 23 febbraio 2015, ore 17
Chiostro Nina Vinchi – Piccolo Teatro di Milano
Enrico Reggiani, Se King Lear battesse falsa moneta…
“They cannot touch me for coining. I am the King himself” (atto IV, scena vi, v. 83). Attori di sicuro prestigio come Simon Russell Beale preferiscono pronunciare la più comoda versione di questo verso problematico del King Lear shakespeariano che sostituisce “crying” (piangere) a “coining” (battere moneta). Traduttori del valore inossidabile di Agostino Lombardo e Giorgio Melchiori lo orientano moralmente interpretandolo come “non possono accusarmi di batter falsa moneta”.
Come leggere l’inflessione monetaria di queste parole del protagonista, le prime che egli pronuncia mentre si aggira sperduto in preda alla pazzia e che, come scrisse lo studioso di estetica statunitense Morris Weitz (1971), sono, al tempo stesso, “chiara memoria di questa sua regia prerogativa” e risonanza della sua identità di “uomo […] sovrano della propria economia valoriale”?
Due cornici musicoletterarie in preparazione
Mercoledì 11 Marzo 2015, ore 17
Chiostro Nina Vinchi – Piccolo Teatro di Milano
Enrico Reggiani, Prede per lupi. Shakespeare e l’appetito dell’economia
(in concomitanza con il ciclo di incontri Appetiti in scena, curato dalla professoressa Caroline Patey dell’Università degli Studi di Milano)
L’etimo remoto del termine “appetito” rimanda al latino ad-petere e vale innanzitutto “andare verso” e, come conseguenza diretta su un altro piano antropologico e simbolico, “desiderare vivamente una cosa per naturale inclinazione o bisogno”. È talmente naturale tale umana inclinazione che lo stesso termine è anche adoperato “in modo assoluto” con il significato di “desiderio di cibo”.
Sono molti gli “appetiti” incarnati sulla scena del teatro di Shakespeare dai protagonisti della sua incomparabile creatività, incluso quello economico. Una delle declinazioni shakespeariane di quest’ultimo è particolarmente acuta, profonda e lungimirante. È proposta in quel celebre passo di Troilus and Cressida (I. iii, vv. 75-137) in cui Ulisse si rivolge all’esercito greco paralizzato dalle fazioni sotto le mura di Troia: egli afferma che, quando l’appetito dell’economia si manifesta senza “degree” (v. 101), perde i suoi lineamenti antropomorfi, abbandona le dimensioni personale e comunitaria, e riporta alla ribalta dell’esperienza umana la figura – solitaria, raminga ed insaziabile - di un homo homini lupus proiettato su scala universale e condannato all’autoannientamento.
Due cornici musicoletterarie in preparazione
Giovedì 16 Aprile 2015, ore 14.30
Università Cattolica del Sacro Cuore, Aula 110 (Via Nirone 15)
Shakespeare, l’economia e gli economisti
Il professor Enrico Reggiani intervista il professor Domenico Bodega, docente di Organizzazione aziendale e preside della facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
John Maynard Keynes (1883-1946) annotò come l’Inghilterra tra sedicesimo e diciassettesimo secolo fosse “effettivamente in una posizione finanziaria tale da potersi permettere Shakespeare quando egli si presentò sulla scena” (Trattato sulla Moneta, 1930). Milton Friedman (1912-2006) apparentemente riecheggiò Riccardo III quando scrisse nella sua Storia Monetaria degli Stati Uniti (1963) che “talvolta piccoli eventi possono avere grandi conseguenze”. Amartya Sen (1933-) ricorse a quattro monumenti shakespeariani per classificare il rapporto tra “comportamento economico e razionalità” nel suo Etica e economia (2000²), poiché “il mondo ha certamente la sua brava parte di personaggi come Amleto, Macbeth, Re Lear e Otello”.
Di questi e di altri omaggi di illustri economisti al Bardo di Stratford-upon-Avon il professor Enrico Reggiani dialogherà con il professor Domenico Bodega, per ricostruirne le frequentazioni shakespeariane e i loro influssi sulla sua attività di economista.
Due cornici musicoletterarie in preparazione