di Rossella Perletti *
Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni è perso per sempre. A dirlo è facile, a viverlo un po’ meno. Quando ho saputo che sarei partita per il Brasile, per di più nell’estate dei mondiali, i miei occhi si sono illuminati, il sogno si avverava. Finalmente sarei andata in un Paese che da piccola mi aveva sempre attratta.
E il Paese da sogno che mi immaginavo mi ha regalato molto di più di quanto avrei mai potuto chiedere. Dopo 15 lunghe ore di volo siamo arrivati a Ilheus e abbiamo incontrato Alessandro, nostra guida e mentore nelle tre settimane di permanenza, che ci ha portato nella cittadina di Canavieiras, guidando lungo la meravigliosa strada del cacao che, immersa nella fitta vegetazione rigogliosa, costeggia la costa. Già la natura, il mare e la lunga spiaggia, hanno ripagato la fatica del viaggio e ci hanno ricaricato per l’inizio del nostro lavoro nel Giardino degli Angeli.
Il nostro arrivo “na creche” (all’asilo) è stato indescrivibile: ci affacciamo alle finestre delle classi e scoppia il finimondo. “Tia” “tio” “tia” tanti piccoli pulcini in cerca di un abbraccio, una carezza, un bacio o semplicemente uno sguardo e un sorriso. Ogni mattina facevano a gara (e a botte) per sedersi vicino a noi (“tia sentar aqui”), per farsi rincorrere (“tia me pega?”) per farsi “ruotare” (“tia me rota?”) e, non soddisfatti, ogni volta era un “tia, di novo!” (di nuovo, zia!).
Oltre a giocare con i più piccoli, vestirli dopo la doccia e farli addormentare, il nostro compito pomeridiano era quello di aiutare i bambini più grandi del Reforço Escolar nello svolgimento dei compiti e nel judo, capoeira e altre attività sportive. Anche con loro tra somme, sottrazioni e lezioni di portoghese (che loro impartivano a noi) le chiavi di comunicazione erano l’ascolto, un cenno di comprensione, un sorriso e un abbraccio.
Abbiamo capito l’importanza dell’educazione che il progetto sta offrendo a questi bambini e la possibilità che viene offerta loro di scegliere tra una vita d’amore e una vita di strada.
Di forte impatto sono state le visite alle famiglie fatte con Regina, donna straordinaria, direttrice dell’asilo e compagna di Alessandro. Con lei abbiamo conosciuto le storie che stanno dietro a ognuno di quei piccoli angeli dallo sguardo profondo e dalle ciglia lunghe. Povertà estrema, malattie terminali, alcolismo, droga, prostituzione, violenza e abusi. Con lei abbiamo imparato a non approcciarci con tristezza davanti ai genitori e soprattutto a non giudicare, ma sorridere sempre, dialogare, dare un abbraccio, una stretta di mano, un po’ di affetto. Abbiamo imparato a complimentarci con loro per le loro case “pulite e ordinate”, ad accomodarci sui loro divani e a farci offrire il caffè. In cambio abbiamo ricevuto numerose benedizioni. Un anziano un giorno mi ha congedato dicendo: «Tu per me sei come mia figlia, grazie per quello che fai, che Dio ti benedica».
Se mi posso permettere una citazione non proprio istituzionale, abbiamo capito, come diceva Jim Morrison, che “forse per il mondo non sei nessuno, ma certamente per qualcuno tu sei il mondo”.
* 22 anni, di Iseo (Bs), Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali – sede di Milano, terzo anno in corso