Perché vedere il festival...
1. Un evento. Perché è un evento, certamente mediatico, ma soprattutto culturale e anche antropologico, è davvero la Festa dell'Italia, non esiste un altro momento di attenzione così popolare per noi e diffuso in tutto il Paese.
2. Gestione. Ci sono molte cose da imparare per chi voglia occuparsi di comunicazione, management e marketing, di eventi, di moda e cultura, per chi voglia capire questa professione, Sanremo è un grande caleidoscopio, una straordinaria esperienza sul campo.
3. Narrazione - story telling. Sanremo è un grande racconto, tra passato, tradizione, Made in Italy e slancio verso il futuro: è una manifestazione iniziata nel 1951 subito dopo la guerra, nelle Teche Rai - oggi patrimonio consultabile nella nostra università - i documenti sono in bianco e nero. È la storia popolare italiana! Pensiamo ai vincitori, ai brani vincenti, che sono stati sottovalutati, Tenco, la grande favola del cantante serio stritolato dalla macchina del festival. Rewind. Mix di ricordi, eccellenze, canzoni preferite, highlights internazionali.
4. Broadcast. La Rai è la regia (e la regina) della manifestazione, 6 studi televisivi, più il Teatro Ariston, migliaia di giornalisti accreditati, la gestione delle due sale stampa, dell'Altrofestival su RaiPlay, le principali trasmissioni del palinsesto per una settimana sono realizzate in loco.
5. Economia. Un unico grande sponsor, Tim, con presenza in tutti i passaggi pubblicitari. Casa Sanremo location vip per sponsor di primo piano. Un palco per show case e Radio Monte Carlo e Radio 105
Perché non vederlo...
1. Musica. spesso le decisioni dei brani in gara sono troppo legati a logiche di concorrenza tra case discografiche, penalizzando un po’ la vera ricerca, anche se Baglioni lo scorso anno ha innovato molto, sembra che la selezione della 70’ edizione sia più eclettica, c’è un po’ di tutto e questo rischia di non mettere bene a fuoco le reali novità del mercato.
2.Territorio. Sanremo, la città, resta molto sullo sfondo. Praticamente gli introiti della manifestazione si riducono ad una intensa settimana di lavoro. La Liguria, l’Italia enogastronomica, eccellenza dell’ospitalità, ristorazione, cibo, fiori. Su questo si può lavorare di più, creare un legame ancora più forte in termini di valorizzazione, una destagionalizzazione che somiglia ai grandi festival cinematografici di Venezia e Cannes. Lanciare un brand più forte per il Made in Italy.
3.Polemiche: costruite ad arte, reali o presunte, un chiacchiericcio sterile che fa perdere di vista il reale obiettivo, fare di Sanremo un brand capace di promuovere l’Italia nel mondo, di sostenere l’industria del turismo di qualità in un luogo dove mediamente si mangia benissimo, si gode di un paesaggio straordinario e si vive in una eterna primavera.
4. Direzione artistica, il festival è del presentatore, che deve essere anche capace di scegliere le canzoni, gli ospiti, un tuttofare. Lo era forse Baudo a modo suo, ora la Rai dovrebbe essere in grado di strutturarsi con una modalità o uno stile che garantisca una ottima qualità musicale, ma anche una dimensione maggiormente corale, il presentatore è leader di un team, il pilota di una macchina rodata che possa muoversi in velocità e precisione. Non può essere sempre e tutto solo in mano al conduttore. Le serate sono di circa 5 ore l’una, si rischia anche una certa noia.
5- Ascolti. Unico criterio della riuscita delle serate, se abbiano superato o meno uno share, punti percentuale, media di ascolto, milioni, …troppo poco! Serve un’osservazione più ampia più di respiro, il solo termine di ascolto è troppo soggetto al fluire social delle polemiche del momento.