di Paolo Senna
Un tesoro di libri antichi che possono tornare a vivere nelle mani di chi vorrà sfogliarli anche solo virtualmente. Con la conclusione del progetto di catalogazione della prestigiosa raccolta Cinquecentine, una collezione di circa 2.000 opere stampate tra l’anno 1501 e il 1600 custodita nell’omonima sala presso la Sala di consultazione “G. Billanovich”, il patrimonio conservato dalla Biblioteca d’Ateneo a Milano è ora disponibile alla consultazione anzitutto attraverso il catalogo Opac d’Ateneo, che presenta puntuali schede bibliografiche e la digitalizzazione delle pagine significative di ogni volume: frontespizio, pagine di dedica, colophon, eventuali carte con note manoscritte.
Nel progetto, finanziato interamente con proprie risorse dall’ateneo, come sottolinea la direttrice della Biblioteca Ellis Sada, sono stati impegnati un gruppo di bibliotecari di un partner esterno qualificato e l’ufficio catalogo della sede di Milano, che ha stabilito i parametri della catalogazione e ha supervisionato l’intero processo, nel rispetto della struttura originaria della collezione, delle regole biblioteconomiche e degli standard internazionali di descrizione bibliografica.
Il nuovo catalogo delle Cinquecentine mette questo patrimonio di libri antichi immediatamente a disposizione degli studi. «Non sembri strano che uno dei maggiori ostacoli per chi si occupa di beni culturali, libri e altro, in Italia è proprio che ne manca il catalogo oppure che, se esiste, è confinato in qualche vecchia a rara pubblicazione a stampa – fa notare la professoressa Mirella Ferrari -. Questo nuovo catalogo realizzato in Cattolica non è però solo uno strumento per sapere quali sono questi volumi antichi posseduti dalla nostra biblioteca; è già uno strumento che, descrivendo molti dettagli importanti di questi volumi, dà le chiavi per ricostruirne la storia e riconoscerne tutti gli elementi di contenuto».
I vantaggi di questa operazione sono molteplici: «Poter vedere direttamente dal catalogo la riproduzione di alcune pagine - spiega la professoressa - permette anche di valutare gli elementi decorativi che compaiono a frontespizio o i caratteri tipografici; e quindi il pezzo diventa subito utile per esempio per la storia dell’arte e per la storia della stampa».
Ma c’è di più. «Le note con i nomi dei precedenti possessori, ben trascritte nelle schede di catalogo, raccontano le peregrinazioni del volume: dall’originario luogo di stampa a diverse città e altri paesi. I libri infatti viaggiano e, con le note di compra-vendita che vi vengono registrate, raccontano le alterne vicende della storia d’Europa, testimoniando nei secoli forti industrie che esportano i loro prodotti in altre nazioni, poi famiglie ricche cadute in difficoltà che vendono i beni accumulati da generazioni e il commercio d’antiquariato. Così vediamo libri prodotti a Venezia, capitale della stampa in Europa per molti decenni del Cinquecento, poi venduti a proprietari stranieri, e altri posseduti da monasteri e conventi in Italia che, dopo la soppressione degli enti religiosi al tempo di Napoleone, furono acquistati da collezionisti privati».
La collezione nella sua interezza è disponibile alla consultazione anzitutto attraverso il catalogo Opac d’Ateneo ma anche per una analisi diretta condotta per motivi di studio, con una specifica richiesta da presentare presso la Sala di consultazione “G. Billanovich”. Maggiori approfondimenti sul tesoro conservato in Cattolica è disponibile su Tralecarte, il bollettino sugli archivi culturali e i fondi speciali curato dalla Biblioteca della sede di Milano.
E ora, concluso il progetto Cinquecentine, la Biblioteca ha iniziato un ulteriore progetto di riordino delle proprie raccolte, affine nelle modalità di lavorazione, dedicato alle Seicentine (circa 2.500 volumi), che permetterà di fruire anche di queste opere in maniera del tutto analoga. La Biblioteca è naturalmente disponibile a mostrare le tipicità di questa raccolta, a piccoli gruppi, a docenti che ne facessero richiesta per esigenze didattiche.
L’ORIGINE DELLA PRESTIGIOSA RACCOLTA
La prestigiosa raccolta Cinquecentine si è formata, come del resto tutte quelle della Biblioteca, nel corso della storia del nostro ateneo ed è frutto di acquisti diretti e di donazioni. Costituitasi con le donazioni della biblioteca personale di padre Gemelli e di una parte (circa 10.000 volumi) della biblioteca di Giuseppe Toniolo, la Biblioteca della sede di Milano non possedeva alle sue immediate origini libri antichi, ma la carenza venne ben presto colmata, visto che già prima del 1930 furono acquistate importanti edizioni antiche (come nel caso dell’edizione del 1487 delle Recollectae super Physica Aristotelis di Gaetano di Thiene, acquisito prima del giugno 1925, o della preziosa Architettura dell’Alberti nell’edizione 1565 di Leonardo Torrentino, acquistata nel maggio del 1929) e altre vennero donate unitamente alla biblioteca dell’ellenista e papirologo Giacomo Lumbroso (1844-1925) nel 1928.
Si trattò in questo caso di sei esemplari antichi: le Opere di Virgilio (Venezia, Giorgio Rusconi, 1520), le Opere di Claudiano (Basilea, Michael Isingrin, 1534), le Etiopiche di Eliodoro (Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1556), le Epistole di Isidoro di Pelusio (Parigi, Guillaume Chaudière, 1585), le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio (Ginevra, Henri Estienne, 1593) e le Opere di Sidonio Apollinare (Parigi, Adrien Perrier, 1599). Un sensibile accrescimento della raccolta si ebbe con i fondi Pedroli, Nasalli Rocca, Negri da Oleggio (di proprietà dell’Istituto Toniolo) e con le donazioni dei Reverendi Padri Oblati di Rho.