Le proposte più suggestive vorrebbero l’apertura dei wi-fi di aziende e condomini, appositi bike sharing, babysitter sharing e anche “charity sharing”, versione condivisa dei charity shop che raccolgono fondi affittando, anziché vendere, oggetti messi a disposizione per beneficenza. E addirittura c’è chi immagina cittadini come guide turistiche di quartiere, con il coinvolgimento di anziani e comunità straniere tendenzialmente chiuse, come quella cinese.
Potrebbe essere questa l’altra faccia dell’Expo, il suo lato sharing, che si sprigiona dalle potenzialità dell’economia collaborativa, in rapida diffusione anche in Italia. È stato ribattezzato Sharexpo e si candida a essere non l’alternativa, ma un punto di forza dell’Esposizione universale di Milano in chiave di sharing economy. Se non il primo Expo partecipativo realizzato con la collaborazione dei cittadini.
Il progetto lanciato a novembre 2013 proprio in Università Cattolica, durante il primo evento dedicato all'economia collaborativa, non è un libro dei sogni ma un percorso che nasce dal basso e può contribuire al successo dell’evento del 2015, quando Milano dovrà mostrare il suo volto migliore a migliaia di stranieri, come spiega Ivana Pais, che insegna Sociologia economica in Università Cattolica e che, col sostegno di Modacult ed Expolab, è una dei protagonisti dell’iniziativa.
Sharexpo nasce su proposta di quattro soggetti convinti che l’esposizione universale sia il miglior banco di prova per la sharing economy, un fenomeno in crescita nelle nostre città. Collaboriamo è un progetto editoriale e di servizio: nato attorno a un blog, offre studi sull’economia della condivisione ma anche consulenza a start up e aziende. Modacult, è il centro di ricerca dell’Università Cattolica, capofila di un programma di ricerca finanziato dal Miur, che analizza le pratiche economiche sostenibili nel contesto della crisi. Completano il gruppo la Fondazione Eni Enrico Mattei, centro di ricerca leader su una vasta gamma di questioni ambientali, energetiche ed economiche globali, e Secolo Urbano, mix di economisti, designer, esperti di policy e comunicazione interessati al futuro delle nostre città.
L’obiettivo è la presentazione nel mese di giugno di un Documento di indirizzo, che analizzi le criticità da affrontare per l’Expo e le potenzialità delle piattaforme di economia condivisa, con un focus su mobilità, ospitalità, ristorazione, tempo libero e lavoro. Un proposito irrealizzabile senza i veri protagonisti dell’evento: aziende, startup e organizzazioni no-profit che offriranno i loro servizi durante l’Expo e che sono state invitate alla giornata di discussione del 15 aprile, da cui sono emersi spunti interessanti e idee innovative.
Il primo “must” riguarda l’uso della tecnologia per promuovere i servizi sharing: non solo è importante catalogare le risorse e creare una piattaforma online con tutti i dati accessibili ma servirebbe anche un rating personale che cresce ogni volta che un visitatore utilizza servizi collaborativi. Altre ipotesi al vaglio sono un biglietto condiviso per l’Expo, utilizzabile da più soggetti e una forma alternativa di pagamento: Expocoin potrebbe essere il nome giusto, per facilitare gli scambi.
Un ruolo centrale sarà ricoperto dalla comunicazione: con un pubblico così ampio da attrarre (e soddisfare) è facile che i servizi offerti si perdano nel caos dell’evento. Per questo Sharexpo ha in mente una rivista specifica di sharing economy, ma soprattutto un sistema di feedback per le piattaforme collaborative, da promuovere magari sul sito dell’Expo, oltre ad app di storytelling che raccontino le esperienze, testimonial per provare i servizi e l’intramontabile presidio di aeroporti e stazioni per farsi conoscere.
Tra le altre proposte al vaglio del gruppo di lavoro, che presenterà la versione finale del documento, l’attenzione è concentrata su ospitalità e tempo libero: da un lato, la pratica ormai diffusa di affittare una stanza o un appartamento tra privati su piattaforme come Airb&b o simili; dall’altro, la condivisione di spazi inutilizzati si affianca a progetti come “100 cascine”, che coinvolge l’area periferica della città per sviluppare attività multifunzionali in spazi liberi.
Il tema della mobilità condivisa, che sta infiammando Milano per le proteste dei tassisti contro Uber, viene affrontato chiedendo alla Pubblica amministrazione chiarimenti normativi e incentivi al car pooling come corsie preferenziali. Proprio il rapporto con la Pa è per Ivana Pais il vero nodo della questione. «È necessario avere una regolamentazione il prima possibile; l’Expo 2015 è l’occasione per avere un campo sperimentale d’eccezione, anche perché il comune di Milano avrà delle libertà insolite. Ci saranno grandi opportunità per i cittadini, ma tutto deve avvenire nell’ambito della legalità: la sharing economy deve cambiare le regole, non infrangerle». In un Expo che per alcuni aspetti fatica a mostrare una faccia pulita, è un’ottima premessa.