Il miglior biglietto da visita per il nuovo bando del Vis Moot sono le parole di chi ha portato l’Università Cattolica al top nell’ultima edizione. «Dopo lunghi mesi di studio del caso, siamo arrivati carichi a Vienna con l’obiettivo di passare il fatidico round dei 64», racconta Mariafiore Miniussi, neolaureata in Giurisprudenza, una dei sette studenti selezionati per partecipare al “Willem C. Vis International Commercial Arbitration Moot”. Con lei Alessandro Basile, Lucia Pontremoli, Riccardo Robuschi, Vanessa Zanetti, Maria Paola Murdolo e Dario Simone Palmiotti.
«Quando la nostra Università è stata annunciata tra le finaliste - afferma Mariafiore, che a Vienna era con Vanessa oralist di fronte ai tribunali arbitrali - dopo qualche secondo di incredulità, ci siamo lasciati travolgere da un'euforia incontenibile. Il lavoro sodo e gli impegni profusi nell’arco di un intero semestre sono stati ampiamente ripagati nell’attimo della proclamazione. Ne è valsa davvero la pena».
Un sentimento condiviso da tutta la squadra e che ha reso orgoglioso il professor Luca Radicati di Brozolo, responsabile del progetto: «Il successo degli studenti del nostro Ateneo, così in alto già al secondo anno di partecipazione, testimonia che costanza e dedizione qui, come nell’ambito professionale, sono le chiavi di volta per raggiungere traguardi all’apparenza insperati».
Sulla stessa linea i due coach che hanno seguito e preparato il team: «Durante le udienze, il mio collega Flavio Ponzano e io - spiega l’avvocato Giovanni Minuto - soffriamo come gli allenatori delle squadre di calcio durante una finale. Ogni sforzo è stato ampiamente ripagato dall'annuncio che l'Università Cattolica del Sacro Cuore era riuscita a superare i General Rounds, entrando tra le migliori 64 al mondo: un momento indimenticabile».
La competizione si svolge in due fasi - spiega Maria Paola Murdolo, neolaureata in Giurisprudenza - : la prima, scritta, va da ottobre a gennaio e consiste nello scambio delle memorie. La seconda fase, orale, riproduce una vera e propria udienza di fronte ad arbitri. La finale si svolge a Vienna, ed è preceduta dai "pre-moot" di preparazione in giro per l'Europa».
Per allenarsi alla gara il percorso è molto impegnativo, inutile negarlo. «La preparazione è l'aspetto più delicato della competizione - dicono i coach Minuto e Ponzano -: bisogna insegnare ai ragazzi a ragionare come avvocati, a scrivere come avvocati, a parlare come avvocati. Bisogna calarli in una realtà che non conoscono e che possono solo immaginare studiando sui libri».
La parte più faticosa e affascinante è la preparazione dell'udienza: «Cerchiamo di istruire i ragazzi sulle tecniche oratorie, il modo di esporre efficacemente il caso, come far risaltare gli aspetti favorevoli alla parte che si assiste e come difendersi al meglio rispondendo alle domande sulle questioni più spinose», proseguono i coach.
«Nella prima fase, scritta, a ognuno di noi studenti è stata assegnata la redazione di una specifica sezione di memoria, così ci siamo tutti "specializzati" - racconta Maria Paola -. Nel momento di coordinare i lavori di tutti compaiono luci e ombre del lavoro di squadra. Alla fine però ciascuno ha imparato molto dagli altri e questo credo sia il vero successo».
«Il lavoro in team è stato molto stimolante, anche se non sempre facile. Di sicuro rientra tra gli aspetti più formativi di questa esperienza», le fa eco Vanessa Zanetti. «Per i pleading di fronte agli arbitri sono state provate diverse coppie durante i pre-moot. Alla fine il professore e i coach hanno selezionato due oralist per la finale di Vienna e tutti gli altri membri del team hanno aiutato me e Mariafiore in questa fase delicatissima attraverso continue simulazioni delle udienze, estendendo sempre più le ricerche giuridiche e carpendo preziose informazioni nel corso dei pleadings dei nostri potenziali avversari. Anche nella fase orale il lavoro di squadra è stato determinante».
Un aspetto da non sottovalutare è la conciliazione tra questa esperienza e il percorso di studi. Di fatto il Vis Moot si svolge in parallelo con i corsi ordinari, seguendo un percorso autonomo. «È innegabile che gli studenti debbano fare uno sforzo in più per coniugare le due esperienze. Ma, dato il prestigio del progetto la facoltà di Giurisprudenza ha già riconosciuto crediti formativi per questa esperienza», affermano i due coach.
Nonostante qualche difficoltà, il Moot può conciliarsi con il percorso univeristario e integrarlo. «Anche se non è stato facile coordinare tutti gli impegni – spiega Vanessa -, l’ho fatto perché durante gli ultimi anni del mio percorso universitario ho focalizzato lo studio su questi argomenti e ora sto scrivendo la mia tesi proprio sul commercio internazionale e su temi specificamente trattati nel Moot». Mariafiore, invece, aveva finito gli esami proprio prima di buttarsi nella competizione e ha discusso la tesi di laurea due settimane dopo la conclusione della competizione.
Maria Paola, dopo essere diventata dottoressa in Giurisprudenza, è già al lavoro nel dipartimento di corporate finance di Legance a Milano. «Anche se non mi occupo di arbitrato, il Moot mi ha insegnato molte cose che ho subito capito essere indispensabili nella realtà professionale. Non è un caso che la partecipazione alla competizione sia stata molto apprezzata in sede di colloquio».
Per questi motivi chi ha vissuto con successo l’edizione da poco conclusa, raccomanda agli studenti di Giurisprudenza di non perdere l’occasione: «Spesso formazione universitaria e realtà professionale viaggiano su binari paralleli che prima o poi sono destinati a incrociarsi. Il Moot anticipa di molto questo snodo fondamentale». Senza dimenticare, come sottolinea Vanessa Zanetti, che è un’esperienza a 360 gradi: «Si viaggia, si conoscono studenti da tutto il mondo e si condivide un’esperienza unica. E, soprattutto, il divertimento non manca».