Uno studio clinico condotto all’Università Cattolica del Sacro Cuore - Policlinico A. Gemelli di Roma, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Berna in Svizzera, svela che il fegato fa anche da “firewall” contro le minacce tese alla salute da batteri provenienti dall’intestino che hanno trovato una via di fuga nel circolo sanguigno. Come il sistema di sicurezza di un computer, il fegato filtra le possibili minacce e le blocca prima che finiscano in circolo nei vasi sanguigni.
La scoperta, che è valsa una pubblicazione sulla prestigiosa rivista Science Translational Medicine, si deve ad uno studio clinico dell’epatologo Luca Miele, dirigente medico presso il complesso integrato Columbus, del gruppo di ricerca guidato dal professor Antonio Grieco, responsabile dell’ambulatorio di Malattie del fegato del Policlinico Gemelli, nell’ambito di una ricerca condotta in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Berna diretti dalla dottoressa Maria Balmer e dal professor Andrew J. Macpherson.
Gli esperti hanno visto anche che quando il fegato è danneggiato da malattie (come, per esempio, la steatosi non alcolica, ovvero “fegato grasso”, o da cirrosi) il suo sistema di sbarramento si guasta ed è per questo che i pazienti con malattia epatica sono più fragili e più a rischio di infezioni sistemiche dall’esito anche fatale (sepsi).
Il nostro intestino è colonizzato da miliardi di batteri, moltissimi dei quali ci aiutano nella digestione degli alimenti e combattono contro i batteri cattivi prevenendo le infezioni. Se i batteri cattivi superano la difesa dei batteri buoni e della parete dell’intestino finiscono nel sangue. Il sangue che proviene dall’intestino raggiunge il fegato che rappresenta la seconda immediata difesa contro l’aggressione dei batteri che hanno superato la barriera intestinale.
Ebbene, studiando sia topolini con malattia epatica, sia esseri umani con problemi al fegato, gli scienziati si sono accorti che questo organo quando è in salute agisce da filtro ed impedisce che batteri eventualmente “evasi” dal lume intestinale vadano a far danni. Gli esperti hanno visto che il fegato presidia le vie di fuga dei batteri intestinali attraverso una fitta rete vascolare e sguinzaglia i cosiddetti “macrofagi”, cellule che uccidono e ingoiano il nemico. Il fegato, quindi, filtra i microbi che penetrano accidentalmente nel sangue.
Osservando campioni di plasma prelevati da pazienti con problemi epatici, spiega il dottor Miele, «abbiamo osservato che i soggetti con steatoepatite non alcolica hanno una maggiore esposizione ai batteri che provengono dall’intestino rispetto ai soggetti di controllo senza».
«La dimostrazione di un mutualismo tra l’organismo umano e il microbiota intestinale è una acquisizione importante della moderna medicina – conclude il professor Grieco - e il fegato svolge un ruolo centrale nella regolazione dell’equilibrio del mutualismo attraverso l’eliminazione diretta o facilitando la risposta immune. I risultati di questo lavoro dimostrano come anche patologie epatiche, a volte ritenute “benigne”, possano indebolire la capacità di difenderci».