Cresce il peso della comunicazione interna nelle aziende del Belpaese. Su un campione di 69 imprese di grandi dimensioni intervistate da uno studio dell’Università Cattolica, il 68,1% presenta un’area dedicata a tale funzione, senza significative differenze tra realtà nazionali e internazionali. Nonostante tutto, molte lamentano la mancanza di un impegno concreto da parte del top management a investire, anche in termini economici, nella comunicazione interna per renderla chiara, diffusa e interattiva. Sono questi alcuni dati raccolti nella ricerca: Le configurazioni della comunicazione interna in Italia: i risultati di una ricerca empirica, a cura di Roberto Nelli, docente di Comunicazione e identità d’azienda e direttore del Research Lab on the International Meeting Industry (Lamci). I dati complessivi dell’indagine - alla quale hanno partecipato 69 aziende, fra cui 58 di grandi dimensioni con circa il 18% del totale degli addetti occupati nelle circa 3.500 grandi aziende operanti in Italia – sono stati illustrati lo scorso 24 novembre nel corso del convegno: Dall’informazione alla relazione: il ruolo di meeting e convention nella comunicazione interna delle aziende in Italia. Oltre al curatore, sono intervenuti i responsabili di marketing e comunicazione di alcune tra le più importanti imprese nazionali e internazionali attive nel territorio italiano che hanno raccontato casi concreti, descrivendo alcuni esempi significativi di coinvolgimento del personale aziendale (vedi articolo, colonna laterale). Tra i partecipanti, Andrea Zorzi, presidente dell’Associazione per lo Sviluppo delle Comunicazioni Aziendali in Italia (Ascai), Daniela Aleggiani, Corporate Communications Manager 3M Italia, Silvia Bagliani, Direttore Marketing Kraft Italia, Fabrizio Conte, Marketing Manager Fiera Milano Congressi, Carlo Rossanigo, Direttore Comunicazione Microsoft Italia. Introdurrà e coordinerà il dibattito, Edoardo T. Brioschi, Direttore del Research Laboratory on Business Communication (Labcom).
Dando uno sguardo più dettagliato ai dati emersi dallo studio, il primo realizzato dal Laboratorio di analisi del mercato congressuale internazionale (Lamci) che fa capo all’Aseri, risulta che una funzione organizzativa dedicata alla comunicazione interna appare presente in modo maggiore sia nelle aziende con almeno 5.000 addetti, sia in quelle del settore industriale e dell’intermediazione finanziaria e assicurativa, e dipende prevalentemente dalla Direzione Comunicazione (38,3%), dalla Direzione Risorse umane (27,7%) o direttamente dall’Alta direzione (19,1%). Tra gli obiettivi perseguiti figurano: il rafforzamento dell’immagine interna, il coinvolgimento e la motivazione del personale, la costruzione della corporate identity, l’informazione sulle politiche aziendali, la diffusione del know how e il supporto alle strategie aziendali. Quanto agli strumenti adottati per attuarli, una posizione di rilievo, accanto alle nuove tecnologie, spiccano meeting e convention. Questo perché sono considerati dal management utili non solo per presentare nuovi prodotti e piani strategici, ma soprattutto per promuovere e rafforzare l’engagement del personale.
Insomma, in Italia il livello della comunicazione interna ha raggiunto livelli di maturità pari a quelli internazionali. «Dagli operatori è considerata a tutti gli effetti un’importante leva strategica - ha spiegato il professor Roberto Nelli -, perché può contribuire al consolidamento del vantaggio competitivo e all’incremento del valore economico dell’azienda, anche mediante il miglioramento dell’immagine esterna. Non solo. L’esistenza di una specifica funzione può influenzare positivamente l’intero sistema di comunicazione interna dell’azienda in termini sia di maggiore consapevolezza nella definizione degli obiettivi, sia di maggiore importanza attribuita alle attività poste in essere e agli strumenti adottati». Non a caso il 59,6% delle aziende in cui essa è presente, percepiscono l’esistenza di un clima comunicazionale positivo, improntato alla fiducia e alla collaborazione. Non manca, però, chi esprime voci discordanti: il 40,4% dei rispondenti lamenta un clima comunicazionale meno favorevole. Il motivo? «La scarsa considerazione da parte del top management – ha concluso Nelli -, che finisce per generare frustrazione e, quindi, ostacolare l’efficacia della comunicazione interna».