Immaginate di trovarvi nella piazza principale di Assisi o di fronte al Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, oppure tra i marmi del Duomo di Lucca. Immersi in un cultura che vi precede da secoli. Un gruppo di giovani e meno giovani si aggira con aria interessata posando con attenzione lo sguardo ovunque. Monumenti, sculture, palazzi. Qualcuno, in mezzo a loro, sta parlando: spiega, si pongono domande. Non è una guida, non sono turisti.
Sono studenti. Alle prese con un’esperienza che potremmo definire di comprehensive knowledge. Come quella che permette di vivere una Summer School. Dove l’apprendimento è facilitato non solo da una lezione stimolante o della lettura di nuovi testi ma da un insieme di fattori che rendono più semplice ciò che durante l’anno accademico sembrerebbe richiedere più impegno e sacrificio. Un dialogo tra testo e contesto, tra lezioni, luoghi e incontri.
È quanto si può facilmente osservare nelle diverse Summer School che l’Università Cattolica organizza in alcune tra le più belle località italiane, sempre scommettendo sull’influsso che l’ambiente prescelto può portare alla conoscenza. Tra i partecipanti ci sono studenti universitari, giovani ricercatori, ma anche professionisti maturi.
Così ci si ritrova a studiare il Romanico in un antico monastero medievale sulla strada che dalla Valle Imagna porta fino a Bergamo o leggere Dante nella città che ne ha accolto l’esilio e ora custodisce gelosamente il suo corpo; oppure scoprire la musica di Schumann – nel 150esimo anniversario della sua morte - soggiornando in una bellissima villa d’epoca sul Lago Maggiore, tra lezioni, workshop di critica e concerti dal vivo.
Può essere un modo diverso di vivere le vacanze, utilizzando in modo intelligente il tempo libero. Qualcuno le assimila addirittura – non senza il rischio di banalizzare – a forme di slow tourism. In effetti, gli ingredienti ci sono tutti: città d’arte, luoghi di particolare fascino paesaggistico, temi di primo piano nel dibattito culturale contemporaneo, docenti e professionisti qualificati a guidare i percorsi. Né mancano i rapporti con le istituzioni locali, la partecipazione agli eventi artistico-culturali, l’impatto con la cultura enogastronomica del territorio.
Quel che è certo è che sono sempre di più le persone che ogni anno si rivolgono al nostro Ateneo per perfezionare la propria preparazione, approfondire alcuni temi di ricerca, dedicarsi alla scoperta della letteratura, della storia dell’arte, della musica, del cinema. I più giovani dicono che questa tipologia di percorsi è importante per la scrittura della tesi e per il curriculum. Chi lavora, invece, sente il bisogno di staccarsi dall’operatività per immergersi nella storia e nella cultura.
In realtà valgono tutte, queste motivazioni. Ed è interessante cogliere come le nostre Summer School siano effettivamente in grado di rispondere alle aspettative più differenti. Uno degli esiti non trascurabili di questi percorsi è anche il network e l’affiatamento che si crea tra i partecipanti e i docenti nei giorni di stretta convivenza e intenso lavoro: una rete di relazioni che, come abbiamo potuto constatare, si porta avanti negli anni e diventa utile anche per il futuro professionale.