La prevenzione della violenza sulle donne passa dalla peer education. È dalla convinzione dell’efficacia di una comunicazione senza filtri, libera da stereotipi e sovrastrutture, come solo quella tra pari sa essere, che nasce il progetto Aracne di Telefono Rosa e Università Cattolica e che si inserisce nelle azioni di formazione destinata alle figure professionali e di volontariato coinvolte nella prevenzione e nel contrasto della violenza contro le donne e il cui sviluppo sarà presentato in Cattolica il prossimo 27 novembre a partire dalle 9.
Il progetto, promosso da Telefono Rosa con la supervisione scientifica dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza, ha coinvolto 3 scuole superiori: il Liceo Classico Gioia, Liceo Statale Colombini e l’Istituto Professionale Casali.
"Aracne" ha operato nell'ottica della "peer education", dell’educazione tra pari, con lo scopo di ridurre l’incidenza e l’impatto della violenza di genere nella vita dei giovani fornendo, con formatrici di "pari età", informazioni e strumenti per lavorare con i giovani studenti sulla prevenzione della violenza di genere usando il metodo del "contagio delle idee" e fornendo riflessioni strutturate e modalità di interazioni più spontanee e libere da vincoli gerarchici e anagrafici.
«Alcune studentesse della nostra facoltà di Scienze della Formazione si sono messe in gioco e, formate e supportate dagli operatori di Telefono Rosa hanno lavorato nelle classi delle scuole coinvolte nel progetto. Sono state coinvolte 17 alunne del Gioia, 15 alunni dell’Istituto Casali e 85 alunni del Liceo Colombini, provenienti da tre classi terze» ricorda la professoressa Elisabetta Musi, docente di pedagogia delle relazioni educative, che ha curato la supervisione del progetto insieme ad Anna Paratici e Stefani Mazza.
«L’Università, inoltre, ha seguito tutte le fasi della ricerca-azione che porterà alla redazione di un report finale». Come sottolineato dalle operatrici di Telefono Rosa e dalle referenti dell’Università «le studentesse hanno partecipato in modo attivo e con entusiasmo a tutte le fasi del progetto e l’esperienza per le studentesse universitarie è risultata complessivamente più che positiva sia a livello personale che professionale».