“Matera 2019, Capitale Europea della Cultura”. Come è stato possibile raggiungere questo prestigioso traguardo? Lo hanno spiegato nel pomeriggio di mercoledì 27 novembre, nel Laboratorio Apollonio dell’Università Cattolica a Milano, i protagonisti dell’operazione, nel corso di un incontro a porte aperte.
A permettere questa stimolante occasione è stato lo staff del Mec, master in Ideazione e progettazione di eventi culturali, che da ormai tredici edizioni lavora alla realizzazione di un percorso formativo per studenti laureati con l’intenzione di approfondire gli eventi e le politiche culturali per trasformare questo interesse in un lavoro per il futuro.
Jorgi Pardo, uno dei cinque giurati stranieri coinvolti ne programma “Capitali europee”, aveva dichiarato: “Non so se Matera diventerà la città vincitrice del 2019, ma certamente posso dire che Matera è e sarà capitale dell’accoglienza”.
E in effetti, dalle preziose parole di Paolo Verri, direttore di Matera 2019, e quelle di Rossella Tarantino (entrambi nella foto), coordinatrice e responsabile delle Relazioni Internazionali, ospiti dell’iniziativa, si apprende lo spirito e la determinazione con cui Matera si è conquistata il primo posto.
Nel sud d’Italia, dove i problemi di ordine politico-sociale sono all’ordine del giorno nelle agende delle amministrazioni pubbliche, la partecipazione collettiva a un progetto comune ha avuto la sua forza maggiore e ha fatto sì che Matera e i suoi cittadini, potessero finalmente riprendersi in mano la città, e decidere che destino affidarle.
«Essere a presidiare il territorio in cui si opera - dice Verri - fa sì che le cose succedano davvero». Un modo per allargare la comunità, per renderla partecipe di un’idea di futuro ancora aperta, tutta da costruire nei prossimi cinque anni di preparazione e attesa. «La candidatura è stata l’occasione per far capire a Matera cosa volesse diventare da grande» aggiunge Rossella Tarantino, rendendo molto bene l’idea di un progetto nato e cresciuto sulla volontà e il desiderio di poter cambiare la percezione collettiva sui problemi della città, senza negarli o nasconderli, ma affrontandoli, proponendo soluzioni artistiche ed esperienze collettive volte alla formazione di una società partecipata, più ricca di valori condivisi e di visioni lungimiranti.
È così che la città dei sassi si prepara alla conquista dell’Europa. Adesso non ci resta che attendere per capire se davvero questo può diventare un modello di società che fonda il proprio valore nella cultura e nella partecipazione.
Qui il racconto dell'evento dalle parole delle studente dell'Università Cattolica Giuseppe Origo.