Il Barbareschi che non t’aspetti. Gli studenti del master in Scrittura e Produzione per il cinema e la fiction hanno scoperto, in una lunga e appassionante lezione di tre ore, un volto inedito dell’attore e regista.
Conosciuto al grande pubblico e ai giovani soprattutto per episodi come la sfuriata contro gli inviati delle Iene, espressione del suo carattere fumantino, Luca Barbareschi ha invece svelato una notevole preparazione culturale, che unita alla sua grande passione per lo spettacolo, ha permesso una carriera multiforme e in qualche modo onnivora. E anche una vita molto movimentata, ma che negli ultimi anni, come ha testimoniato in alcune belle interviste alla stampa, sembra averlo riportato a una ritrovata serenità familiare e professionale.
Poche volte come in questo caso l’immagine di un uomo corrisponde poco alla sua sostanza. Barbareschi, fra le molte altre cose, negli ultimi anni, è stato produttore di alcune delle migliori fiction italiane: Adriano Olivetti, Walter Chiari, Nebbie e delitti, Le ragazze dello swing, tanto per citarne alcune.
Nella sua lezione l’attore-regista ha raccomandato a chiunque voglia entrare nel settore di cominciare dai classici della letteratura e del teatro, visto come forma “madre” di ogni altra espressione dello spettacolo. Chi non ha letto molto - ha affermato -, non conosce le strutture narrative archetipiche e rischia di apparire ingenuo e di non riconoscere al volo, nello spietato e rapido mondo della fiction, le narrazioni che funzionano e i modelli profondi.
La cultura di Barbareschi spazia dai classici russi alla Bibbia che, insieme alla cultura ebraica, ha profondamente segnato la sua formazione. L’attore ha aperto la lezione proprio citando un Midrash ebraico sul valore della claudicanza e sulle strade tortuose e non lineari che spesso conducono alla realizzazione di sé e dei propri sogni. E la strada di Luca è stata infatti tutt’altro che lineare: anche se è giunto appena ventenne a un successo precoce, non ha mai avuto paura di reinventarsi e rischiare tutto imbarcandosi in nuove esperienze.
Dopo le superiori Barbareschi si trasferisce in America dove studia dall’interno pregi e difetti del sistema dello spettacolo statunitense: frequenta l’Actor’s Studio, fa l’assistente alla regia in importanti teatri. Torna in Italia con la voglia di esportare le efficaci metodologie di Oltre Oceano a servizio però dello spessore culturale e valoriale europeo, per lui inarrivabile. Barbareschi spiega però ai ragazzi come certo snobismo, sul modello della Nouvelle Vague, ha fatto sì che in Europa il mondo dello spettacolo non creasse una vera e propria industria, a scapito dei valori europei che si vedono ora colonizzati e vinti da modelli lontani.
La visione imprenditoriale ha permesso a Barbareschi, fondando la Casanova Multimedia, di diventare produttore, una figura che in Italia è spesso puramente economica, ma nelle industrie che funzionano ha invece una visione sia artistica sia manageriale a 360 gradi.
A un allievo che chiede una breve storia della Casanova Barbereschi racconta come, dopo aver prodotto teatro, sentiva l’esigenza di avere una propria società e una propria squadra. Ha dato alla nascente società un nome scherzoso, che ricordasse il soprannome affibiatogli, ma anche rimandasse a un grande innovatore europeo. Ha rinvestito nella società tutti i soldi guadagnati, lavorando su innovazione e formazione, arrivando a produrre e co-produrre un grande numero di film per la televisione e per il cinema e di documentari.
La miniserie Adriano Olivetti - La forza di un sogno, per esempio, era un progetto in cui ha creduto molto e che ha proposto alle reti per quindici anni con ostinazione, vedendosi più volte chiudere la porta in faccia perché il capitalismo sociale non sembrava un tema abbastanza accattivante per la platea televisiva. Ma, grazie alla tenacia e al coinvolgimento di un protagonista convincente come Zingaretti, la fiction su Olivetti è andata in onda su Rai Uno nell’ottobre del 2013 con ascolti molto alti. Barbareschi confessa di credere moltissimo anche nella miniserie su Mennea, che andrà in onda a brevissimo sempre per Rai Uno, ritenendola una potente storia di emancipazione di un ragazzo del Sud.
Casanova ha prodotto anche diversi film per il cinema da Summertime a Something good, film girato nel 2013 dallo stesso Barbareschi e scritto da un ex allievo del master in Scrittura e Produzione, Francesco Arlanch. Il film è stato purtroppo danneggiato dal sistema di distribuzione italiano, rimanendo pochissimo in sala, ma, in onda su Sky, ha registrato ascolti molto buoni.
Something good ha portato il regista in Cina per diverso tempo, dando modo alla sua vorace curiosità di studiare il sistema produttivo cinese. Lì Barbareschi ha scoperto di essere a sua volta studiato, in quanto artista italiano, e ha raccontato di come i cinesi, disciplinati e con un’acutissima intelligenza imitativa, manchino però di emotività. Per l’attore è proprio il fattore emotivo a permettere di creare arte, un elemento di cui gli italiani sono largamente provvisti e che spesso arginano, affascinati da un ideale europeo di arte astratta e cervellotica. I cinesi hanno invece colto questa grande potenzialità di cui si sentono carenti e si impegnano a studiarla.
Nel rispondere alle domande dei ragazzi Barbareschi parla anche di nuovi progetti cinematografici, innanzi tutto un film sul giovanissimo fondatore di Egomnia, il sito di human resources che premia il merito attraverso un algoritmo. Matteo Achilli, considerato lo Zuckerberg italiano, ha affascinato Barbareschi per la naturalezza con cui, da ragazzo di una povera borgata romana, si è trovato a dialogare con i grandi dell’economia.
Per concludere la sua lezione l’attore ha presentato ai giovani professionisti dello spettacolo una sfida. Di fronte alla crisi profonda del sistema televisivo e cinematografico italiano esiste una sola possibilità di sopravvivere all’inarrestabile colonizzazione di prodotti americani: riprendere il proprio mondo valoriale e identitario, ma attraverso modelli narrativi che siano davvero universali e coinvolgano quindi la sfera dell’emotività, unico linguaggio comprensibile al di là di ogni differenza culturale.
La creatività italiana saprà resistere o deporrà le armi? Una bella responsabilità per gli allievi del master che, dopo gli incoraggiamenti di Barbareschi, hanno però ricevuto anche un invito omaggio all’ultimo spettacolo dell’attore, Cercando segnali d’amore nell’universo, in scena al Teatro Manzoni di Milano.