In Italia sono presenti circa 800 mila minori di nazionalità straniera, l’8% della popolazione residente nella stessa fascia d’età. Se per gli adolescenti nati da genitori stranieri nel nostro Paese si prospettano garanzie d’inclusione, grazie alla possibilità di acquisire la cittadinanza italiana, per i cosiddetti “figli del ricongiungimento”, nati all’estero e poi trasferiti in Italia, si prospetta un futuro più incerto e complesso. Elena Besozzi, direttrice del Centro interuniversitario di ricerche sulle migrazioni Brescia (Cirmib), Maddalena Colombo e Mariagrazia Santagati hanno svolto una ricerca in Lombardia su un campione di giovani stranieri tra i 14 e i 19 anni iscritti ai corsi oltre la scuola dell’obbligo. Le loro riflessioni sono confluite in un volume, Giovani stranieri, nuovi cittadini. Le strategie di una generazione ponte (Edizioni Franco Angeli, Milano, 2009), presentato sabato 15 maggio nella sede di Brescia, in apertura di “Se ti conosco, ti riconosco – Incontri e testimonianze nella città multiculturale”, l’evento conclusivo del Master in Operatori del dialogo interculturale presso istituzioni pubbliche e private, organizzato con la collaborazione del Cirmib, e delle Associazioni Briganti ed Elea.
Le tre autrici dell’indagine hanno individuato le questioni cruciali del problema, come il peso del retroterra familiare (prima e dopo la migrazione), le differenze di genere nelle scelte e nei percorsi di mobilità, i fattori che portano al successo formativo, le forme di disagio nell’esperienza scolastica. Ma nonostante le difficoltà, questa nuova presenza giovanile risulta capace di elaborare strategie e progetti di vita dinamici ed eterogenei, in larga misura autonomi rispetto all’appartenenza originaria etnica e familiare. Servono però persone in grado di comunicare, di dialogare con culture totalmente diverse dalla nostra, per evitare incomprensioni e rotture: un’esigenza che fa sentire il proprio peso in una città come Brescia, tra le prime in Lombardia per numero di immigrati. Per questo motivo, nell’anno accademico 2008/2009, è stato attivato nella sede bresciana della Cattolica, il master, con l’obiettivo di formare figure professionali a tutto tondo.
Dopo la presentazione del libro, è stato dato spazio agli studenti: Simone Silva, brasiliana in Italia dal 1991 e presidentessa dell’asociazione interculturale “Dimau” ha frequentato la prima edizione del master e, per l’elaborato finale, ha intervistato alcune donne straniere residenti a Brescia. I loro racconti di vita hanno accompagnato i ritratti realizzati a matita e carboncino da Ruth Segitz, dando forma ad “Anima migrante”, una mostra dedicata ai cittadini stranieri residenti in Italia: volti di uomini e di donne in cammino, spesso silenziosi, ai quali vorremmo dare parola, uno spazio libero dove poter raccontarsi e farsi conoscere.
E non c’è modo migliore per conoscere persone, se non condividere con loro un momento di convivialità. Nel tardo pomeriggio, l’evento si è spostato all’Oratorio San Zanino di via Gabriele Rosa per un aperitivo multietnico: ciascuno è stato invitato a portare con sé un piatto da offrire agli altri partecipanti. Un gesto semplice e quotidiano come il mangiare insieme vuole essere un augurio per una condivisione serena, pacifica e consapevole della propria cultura, animati dal desiderio di comprendere quella altrui.