Come garantire trasparenza e tutela della concorrenza nelle procedure di acquisto delle Pubblica amministrazione (Pa). Come riconoscere comportamenti lesivi? L’impatto della corruzione sul sistema economico italiano è significativo sia per la rilevanza economica (comporta costi diretti di 60 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 4% del Pil), che per i costi indiretti, stimati attorno al 40% dei costi dell’appalto, derivanti per esempio dal cattivo funzionamento degli uffici, dai ritardi amministrativi.
Il tema, di grande attualità, è stato al centro, il 13 febbraio a Roma, del seminario organizzato nell’ambito del master in Management e innovazione delle Pubbliche amministrazioni (Mipa). La strategia italiana di lotta alla corruzione ha fatto leva su aspetti repressivi, con una corposa produzione normativa. Come sottolinea Giuseppe Manfredi, docente di Diritto amministrativo della sede di Piacenza dell’Università Cattolica: «Il sistema normativo seppur composto da istituti per contrastare la corruzione, quali per esempio i patti per l’integrità e i protocolli per la legalità, non è sufficiente ad assicurare un’efficacia complessiva, in quanto spesso poco coordinato».
Per Rosella Creatini, direttore aggiunto della direzione Credito dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), «l’authority ha sempre prestato la massima attenzione per evitare che il settore degli appalti pubblici fosse inquinato da fenomeni anticoncorrenziali. In presenza di contesti particolari che possono agevolare esiti corruttivi, le stazioni appaltanti devono informare l’Autorità. Nel Vademecum pubblicato nel 2013, Agcm individua gli indici della possibile sussistenza di condotte anticoncorrenziali: boicottaggio della gara, offerte di comodo, subappalti o Ati, rotazione delle offerte e ripartizione del mercato».
Secondo Elisa Pintus, docente di Economia aziendale dell’Università della Valle d’Aosta, «più che di corruzione bisogna parlare di etica e analizzare gli effetti che comportamenti non etici della Pa hanno sui dipendenti e sull’ambiente esterno. Quanto costa in termini di motivazione lavorare in una Pubblica amministrazione corrotta?».
«È un problema di capitale umano e di mancanza di competenze manageriali - sostiene Gianluigi Albano, responsabile dell’Ufficio studi di ConsipSpa. - In un sistema come quello italiano in cui la domanda è così parcellizzata, la centralizzazione degli acquisti (in particolare il modello organizzativo di Consip della condivisione del potere decisionale) è uno strumento importante per un recupero di professionalità ed efficienza, nonché una modalità per il contrasto della corruzione».
Elena Zuffada, direttore del master, che ha introdotto i lavori, sostiene che il Mipa «nasce dall’esigenza di dare risposta a un bisogno reale: la Pa del nostro Paese rappresenta un freno alla competitività del sistema. Per cambiare lo stato delle cose serve un processo di modernizzazione che fa necessariamente perno sul capitale umano. Il cambiamento è infatti possibile investendo congiuntamente su tre fattori: la tecnologia, gli strumenti manageriali ma più ancora il capitale umano, la persona, come espressione di competenze, comportamenti e valori. Il Mipa promuove il cambiamento delle amministrazioni pubbliche basato su questa logica di fondo».