Abbiamo ancora negli occhi le immagini dello scorso febbraio, quando le milizie dell’IS hanno dato alle fiamme più di 8.000 volumi della biblioteca di Mosul, riportando alla memoria tristi immagini di regimi passati. Pochi i codici antichi salvati, per lo più grazie all’opera del francescano padre Michael Najeeb, che nell’abbandonare la città ha sottratto alla furia distruttrice del Califfato quanti più libri ha potuto.
Anche ad Aleppo, in Siria, la situazione è tragica: le milizie dell’IS si scontrano con l’esercito regolare, lasciando morte e distruzione ovunque. L’emergenza è prima di tutto umanitaria. E tuttavia, a fronte di un regime che non si limita all’annientamento fisico delle persone ma che mira alla totale cancellazione della loro identità e memoria, la cura delle popolazioni e l’affermazione della sacralità delle persone passano anche per la salvaguardia della cultura.
Non è un caso che, qualche mese fa, in un’Aleppo già assediata e teatro di violenti scontri a fuoco, il francescano padre Ibrahim Sabbagh abbia sentito l’esigenza di fornire agli studenti spazi in cui fosse possibile, per quanto possibile, studiare. E ancora: è di poco tempo fa la richiesta di aiuto della biblioteca del vescovo siro-ortodosso di Aleppo, monsignor Yuhanna Ibrahim, centrata da un colpo di mortaio e ora a rischio di distruzione.
Si inserisce in questo scenario il contributo che il Centro di ricerca europeo Libro Editoria Biblioteca (Creleb) e il master Professione Editoria cartacea e digitale offrono alla Custodia di Terrasanta da alcuni anni grazie alla consulenza scientifica del professor Edoardo Barbieri e al lavoro competente e volontario di studenti e alumni del master e della Cattolica, di cui abbiamo raccontato qualche tempo fa.
Sotto la guida del padre bibliotecario Lionel Goh (al centro nella foto), in questo momento a Gerusalemme sono all’opera due neolaureati dell’ateneo, entrambi allievi del professor Barbieri: Fabrizio Fossati (a sinistra), che ha studiato nella sede di Brescia alla triennale di Lettere con indirizzo editoria, comunicazione e spettacolo, e Francesca Turrisi (a destra), che a Milano è stata allieva della magistrale di Filologia moderna con indirizzo editoriale.
Fabrizio si dedica a catalogare l'intero fondo librario del '600 della biblioteca francescana, mentre Francesca studia il fondo di medicina, uno dei più importanti conservati, su cui realizzerà una mostra virtuale che sarà pubblicata sul sito della Biblioteca Generale della Custodia. Le loro competenze, nel frattempo, si sono messe insieme per mettere in mostra il 23 giugno alcuni preziosi volumi provenienti proprio da Aleppo.
Ex libris Conventus Aleppi – Books from the Franciscan Libary in Aleppo presenta una parte degli esemplari oggi conservati presso la Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa ma provenienti dal convento francescano in Siria, o che comunque della raccolta libraria di tale convento hanno fatto parte in passato.
Oltre all’evidente interesse scientifico dell’evento - che espone, tra gli altri, due manoscritti, un incunabulo e alcuni esemplari del XVI secolo - la mostra è un piccolo seme gettato nel solco della drammatica situazione mediorientale, e siriana in particolare.
La necessità del dialogo, come unica via percorribile per la pace, passa infatti anche per la salvaguardia del patrimonio culturale: i libri conservati dai francescani, provenienti proprio dalla città siriana, che rischia di essere spazzata via da una violenza cieca e insensata, sono segno di una convivenza possibile. Quei volumi, ha affermato il Custode di Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa (a sinistra, in primo piano, nella foto in alto), intervenendo all’evento, «sono un grande ponte di dialogo».
«Questa piccola mostra - ha detto il francescano - fa conoscere un frammento dell’enorme patrimonio della presenza cristiana ad Aleppo e in Siria. Non solo si vogliono perseguitare i cristiani, ma si vuole cancellarne la storia bimillenaria. Questi reperti preziosi sono invece segni di radici profonde: dopo la gravissima potatura, l’albero della presenza cristiana in Medio Oriente, multiforme e colorata, riprenderà a fiorire, perché nel nostro passato c’è anche il nostro futuro».
Lo conferma anche Francesca, che vive l’occasione unica di conciliare la curiosità per questo angolo di "mondo" con lo studio in biblioteca. «Attraverso il nostro lavoro non riusciremo a cambiare le cose, ma dobbiamo provarci: anche la mostra su Aleppo va in questa direzione. Oltre ad accrescere la consapevolezza su quanto accade qui – conclude -, è un momento di scambio e di riflessione in cui persone di differenti culture e religioni sono costrette a riconoscere che esiste un vincolo comune e che questo può essere valorizzato partendo proprio dalla salvaguardia del patrimonio culturale».