Nel 2021 si celebreranno i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta ma già quest’anno si parte con la prima giornata nazionale a lui dedicata fissata per il 25 marzo, data in cui, secondo gli studiosi, iniziò il suo viaggio negli inferi. Per il ministro dei Beni e delle attività culturali  Dario Franceschini “Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia"". Una giornata quindi per ricordare in tutto il Paese e nel mondo il suo genio.

«È sempre positivo vedere che le Istituzioni si impegnano a favore dei classici; e Dante è "il classico" per eccellenza» afferma il professor Andrea Canova, docente di filologia e letteratura italiana. «Per questo, forse, il suo ruolo non è più in discussione da molto tempo; e anzi lo vedo ben presente anche nell'industria culturale e nel cosiddetto mainstream».

Dante, una sicurezza in un periodo di incertezze e crisi d’identità
Secondo il professor Canova «in un periodo di cambiamenti profondi è normale rivolgersi alle parti più solide del nostro passato culturale per cercare sicurezze. Inoltre, mi sembra in corso una certa crisi d’ identità, piuttosto diffusa su vari piani. Un autore forte, fondativo di una cultura letteraria, animato da una vigorosa spinta etica come Dante è un interlocutore quasi obbligato. Inoltre, è bene ricordarlo, Dante non è solo l'autore della Commedia, ma anche della Vita nova (ripeto sempre agli studenti quello che ha scritto Domenico De Robertis: la Vita nova è il primo libro della letteratura italiana), del De vulgari eloquentia (il primo, e per molto tempo unico trattato, sulla lingua italiana), del Convivio (il primo trattato filosofico scritto in italiano)».Bisognerebbe celebrare la memoria di Dante ogni giorno, o almeno sforzarsi di leggerlo un po' più spesso e non solo per obbligo scolastico o perché lo troviamo in qualche "evento" mediatico.

Le lezioni di Billanovich in Cattolica, uno sguardo sul mondo
Il professor Canova ha un ricordo bellissimo che riaffiora alla mente: «Frequentavo il mio primo corso di Letteratura italiana con Giuseppe Billanovich, un uomo straordinario, che ha fatto la storia della Cattolica. L'argomento erano le Rime di Dante. Come al solito Billanovich divagava moltissimo, dal Medio Evo alla campagna di Russia (cui aveva partecipato) al malgoverno contemporaneo. A distanza di tanti anni mi rendo conto che da quelle lezioni, in apparenza dispersive, ho imparato moltissimo: su Dante, sulla storia degli studi medievali e soprattutto sulla vocazione etica che deve accompagnare ogni ricerca».

Dante, ambasciatore all’estero e patrimonio dell’umanità
Ne è fermamente convinto Marco Petoletti, docente di Letteratura medievale e umanistica e membro della Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

«Il ricordo di Dante deve essere costantemente rinnovato nella memoria dei giovani e dei meno giovani» afferma il professor Petoletti. «La sua poesia, vincendo i secoli, è in grado ancora ai nostri giorni di commuovere ed emozionare. Dante è inoltre – non dobbiamo dimenticarlo – il nostro più grande ‘ambasciatore’ all’estero e un patrimonio dell’umanità, un monumento fatto non di pietre, ma di parole e di splendidi versi».

«Il messaggio di Dante, affidato alle parole della sua Commedia, non può essere, per così dire, confinato al semplice dovere delle lezioni. Occorre promuovere una mirata e consapevole operazione di valorizzazione del nostro più grande poeta. La forza dirompente e attualissima di Dante potrà trovare non solo nella scuola, ma nella nazione intera, a vari livelli, uno strumento che ricordi a noi tutti come la voce dell’altissimo poeta non abbia perso “viver tra coloro / che questo tempo chiameranno antico” (Paradiso, XVII 119-120)».

Una lettura che ancora oggi scatena emozioni
Secondo il professor Petoletti «noi abbiamo ancora la possibilità di parlare con le parole di Dante, di capirne gli alti versi e di verificare così sul campo come quegli endecasillabi dettati tanti secoli fa da un esule, che mai poté rientrare nella sua patria, possano farci sentire nuove emozioni. Chi non ricorda gli amori di Paolo e Francesca, le parole straordinarie di Ulisse (la sua ‘orazion picciola’: “Considerare la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza”, Inferno, XXVI 118-121), il dramma del conte Ugolino e dei suoi figli costretti a morire di fame in una torre di Pisa?


Il Dantedì per far diventare il Sommo poeta davvero “popolare”
Sulla carta è un’iniziativa giusta e meritoria, afferma Emiliano Bertin, cultore di Filologia Italiana e Letteratura Italiana in Cattolica, collaboratore della Scuola estiva internazionale di studi danteschi e autore per il "Corriere della sera" di un volume dedicato a Dante. Tuttavia si tratta di uno strumento, di un contenitore, che bisognerà riempire con intelligenza e cura, senza fare retoriche inutili. «Lo scopo deve essere chiaro: far conoscere meglio Dante e la sua opera, che possono essere interlocutori preziosi anche per i nostri tempi. Gianfranco Contini indicava nel 1989 un obiettivo condivisibile ancora oggi, quello di far diventare Dante un autore davvero “popolare”. Temo, invece, che per molti italiani l’Alighieri rappresenti solo il censore di certe nostre abitudini e la personificazione di un obbligo di scuola».