di Dino Rinoldi *
La guerra nel diritto internazionale non è un accidente, intendendo quest’ultima parola nel senso della filosofia aristotelico-scolastica, cioè come qualcosa che si manifesta in un essere ma non ne concerne l’essenza. Il moderno diritto dei conflitti armati costituisce una significativa evoluzione delle regole che nel tempo a questa terribile, concreta e purtroppo tipica realtà si cerca di applicare.
Ma se vogliamo rimanere su un piano culturale generale, come mi pare debba essere oggi appropriato fare, è significativo ricordare la lettera del Magnifico Rettore Padre Agostino Gemelli rivolta agli studenti in merito alla preparazione degli esami, nei tempi più bui per l’Italia della seconda guerra mondiale. La lettera è contenuta nella Guida dello studente 1943-’44/1944-’45. Esordisce il Rettore con un «Carissimi», e premette che «questi sono tempi di guerra». Poi aggiunge: «Non adducete alla vostra preparazione tale comoda giustificazione … che non vi è tranquillità per studiare» (sotto le bombe il Rettore si appellava insomma alla determinatezza d’animo!). Nello stesso tempo, scriveva ancora il Rettore, «guardatevi dal ritenere assolto il vostro compito studiando», solo studiando, giacché «verrà presto giorno in cui vi disingannerete, verrà cioè presto la prova della vita vera: non quella studentesca; essa verrà con il terribile controllo della realtà».
«Verrà un giorno …» lo dice anche Fra’ Cristoforo - ma ovviamente in contesto ben diverso - a Don Rodrigo, che dinnanzi alla predizione risponde assai malamente (mai ancora tanto d’attualità I promessi sposi in questi tempi di nuova peste!). La coincidenza dell’ammonimento mi fa anche pensare al fatto che, tanto il personaggio immaginato dal Manzoni quanto il ben reale primo Rettore dell’Università Cattolica, si trovano ad appartenere alla stessa famiglia francescana. E le coincidenze finiscono col portare a C.G. Jung e al suo principio di sincronicità (le «coincidenze significative»); è più che probabile che in Padre Gemelli, scrivendo la lettera, riemergessero - consciamente o inconsciamente - le parole lette e studiate a scuola.
Nel tempo presente a guerra s’aggiunge guerra: Harry O. Maier ha scritto un bel libro, nel 2018, proprio su Il tempo presente e altre catastrofi. La realtà incombe. Alla «guerra mondiale a pezzetti» (così Papa Francesco), di cui nel mondo si sopportano tanti focolai, si somma la guerra alla pandemia, col suo forse ancor maggior numero di focolai. Ora occorre l’impegno a ricercare «l’abbraccio di Dio all’umanità nella tempesta», per «risvegliare e attivare la solidarietà»: ce lo ricorda l’Osservatore romano del 20 marzo scorso dando in prima pagina notizia della Messa celebrata dal Santo Padre, in solitudine, in una Piazza San Pietro vuota di fedeli.
Credo si possano rileggere - e considerare quanto mai attuali - le parole di allora di Padre Gemelli: «La vita universitaria vuol dire lavoro attivo, non recezione passiva di un sapere ordinato; vuol dire conquista di un proprio pensiero, di proprie convinzioni; occorre spirito di penetrazione» .
Ammonimento cui abbiamo l’obbligo di dar seguito.
* Docente di Diritto dell’Unione europea nella facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza
Nella foto in alto padre Gemelli nel 1949 a Milano con un gruppo di laureati