La loro opera ha debuttato al Festival dei Due mondi di Spoleto nel 2013, ma è un work in progress che deve ancora completarsi. Mara Perbellini e Andrea Valagussa, laureati in Lettere all’Università Cattolica, sono gli autori a cui il regista Stefano Alleva si è rivolto per dare vita a Il Decalogo, un’opera andata in scena nella 56esima edizione della manifestazione umbra.
Decalogo è un progetto di allestimento teatrale che ha la sua fonte d’ispirazione nell’opera cinematografica del regista polacco Krzysztof Kieslowski, ma è ripartito da zero con l’ideazione di drammaturgie completamente originali. Il regista e gli autori hanno illustrato il percorso che li ha portati a mettere in scena “Decalogo - Parte I”, Comandamenti da I a V, che ha debuttato in prima assoluta al Festival Dei Due Mondi.
L’esigenza di avvalersi del mezzo teatrale, nella sua potente immediatezza e verità, per accostarsi al flusso dei turbamenti, delle inquietudini, della disperata ricerca e riscoperta dei valori a fondamento dell’esistenza, dell’angoscioso anelito metafisico, spesso inconfessato, inconsapevole o addirittura dissimulato, dell’uomo contemporaneo ha costituito il presupposto che ha ispirato l’idea progettuale e che anche ne rappresenta la motivazione profonda.
I testi sono stati scritti da Mara Perbellini e Andrea Valagussa, fra i primi studenti dei corsi di sceneggiatura che hanno preso la forma dell’attuale master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema, dove ora collaborano come docenti, affiancando questo impegno al loro lavoro di sceneggiatori televisivi (Don Matteo, Che Dio ci aiuti, e diverse altre fiction per RaiUno).
Sono nati così cinque atti unici, frutto dell’elaborazione drammaturgica di altrettanti soggetti originali ispirati da fatti di cronaca, da storie di umanità e di vita quotidiana realmente accaduti e con alto valore simbolico e drammatico. Da Kieslowski gli autori hanno mutuato l’ossatura, la struttura di 10 testi di circa 50 minuti, ognuno dedicato a un Comandamento. Ma piuttosto che adattare il testo filmico del grande autore polacco, hanno deciso di andare direttamente alla fonte originaria, alla sorgente: i dieci Comandamenti. Leggi che hanno la forza di rompere le barriere di tempo e spazio, nella loro universalità. Proprio grazie a questa potenza gli autori si sono confrontati con la realtà contemporanea, scoprendo un’umanità fin troppo ricca di spunti e di storie.
Ed è a questa umanità che gli spettacoli si rivolgono, cercando di offrire uno specchio in cui ciascuno di noi possa riconoscersi, con i nostri limiti, le nostre paure, le nostre presunzioni, scavando nel fondo della natura umana, a cominciare da se stessi, senza però puntare mai il dito contro nessuno. Lo spazio scenico è stato costruito in funzione di questi temi, con tre gruppi di lastre semitrasparenti, a forma di croce, che si elevano al cielo: nella trasparenza, la divisione, la membrana sottile che separa le vite, nella paura più grande per l'uomo: la scelta.
La grande opportunità di partecipare al Festival dei due mondi di Spoleto ha segnato l’inizio di un percorso che è lontano dall’essere giunto al termine. I primi cinque Comandamenti sono testi che, appena vista la luce, hanno incontrato il pubblico e grazie a questo incontro sono cresciuti e stanno ancora crescendo, grazie a un lavoro di squadra che coinvolge regista, autori dei testi, delle musiche originali – composte come una partitura d’opera - e delle scene, attori, musicisti, fino ad arricchirsi del contributo del pubblico.