Dietro ogni romanzo straniero c’è una figura quasi sconosciuta, sommersa, ma con grandi responsabilità: il traduttore. Un ruolo fino a pochi anni fa non considerato, ma che oggi assume contorni più familiari, grazie ad alcuni grandi romanzieri stranieri, tradotti sempre da una stessa persona. Figure sempre più rilevanti, almeno a giudicare dai dati di uno studio dell’Associazione italiana editori che parlano di una percentuale di titoli tradotti che ammonta al 20% delle vendite.
Alcuni dei più importanti sono stati ospiti del master in Professione Editoria dell’Università Cattolica: Ilide Carmignani, traduttrice tra gli altri di Luis Sepùlveda, J. L. Borges e G. G. Marquez; Nicoletta Lamberti, traduttrice di Dan Brown, John Grisham, Ed McBain; Yasmina Melaouah, traduttrice di Alain Fournier, M. Enard e Daniel Pennac.
La traduzione letteraria, dedicata a saggistica e narrativa, è molto particolare, sottolinea Alba Mantovani, essa stessa traduttrice e docente del master, che ha coordinato la tavola rotonda dal titolo Traduttori e grandi successi editoriali. Ogni traduttore viene infatti sempre più associato a un singolo genere col rischio di rimanere impigliati in una gabbia. Ma se è una vera e propria scelta, come nel caso di Nicoletta Lamberti, legata al serial thriller americano, si può rivelare un valore aggiunto. Grazie alla sua passione per il genere di Grisham e Follet, ne è diventata la voce italiana per eccellenza.
Visto così il mestiere del traduttore conserva un fascino particolare. Non mancano però i lati d’ombra: «La traduzione editoriale è protetta dalla legge sul diritto d‘autore che la considera un contenuto creativo, come l’opera da cui deriva - spiega Alba Mantovani -. Il traduttore possiede dei diritti morali ed economici: dal diritto di paternità, cioè l’obbligo di menzione del proprio nome in copertina o su frontespizio, al valore economico ceduto all’editore, per un compenso a stralcio». La questione sui diritti d’autore è a dir poco spinosa: la legge italiana, a differenza di quella di altri Paesi europei, non obbliga gli editori a pagare i diritti al traduttore. «La faccenda è il nostro Sacro Graal - ironizza Lamberti -. Pensate che il traduttore francese del penultimo libro di Dan Brown con i diritti di traduzione è riuscito a comprare un appartamento».
Altro tema controverso è la visibilità del traduttore: il suo impegno a non perdere né aggiungere nulla al testo originario, finisce per rendere invisibile il proprio lavoro. Anche se, come fa notare con ironia Nicoletta Lamberti, «la nostra condizione di invisibilità scompare quando si decide che la traduzione non è all’altezza, come capita con i romanzi di Dan Brown: i lettori sono spesso molto critici contro noi traduttrici italiane».
Il traduttore è per natura un professionista maniacale, ossessivo, come si definisce Melaouha, «alla perenne ricerca del sinonimo perfetto, che magari a volte non esiste». La traduttrice per eccellenza di Daniel Pennac sottolinea l’importanza del sapersi disinibire: i traduttori devono saper usare anche la lingua cosiddetta bassa per attualizzare le opere di alcuni autori stranieri, per renderle aderenti all’oggi.
Un aiuto in questa ricerca ossessiva della perfezione è la possibilità di instaurare un rapporto con l’autore, anche se per Melaouha non è imprescindibile, perché «il legame vero è quello tra traduttore e pagina». «Per me è molto importante creare un rapporto di collaborazione - racconta invece Carmignani -. Luis Sepùlveda, per esempio, è molto attento alle figure meno visibili della filiera editoriale. Lo incontrai per la prima volta 20 anni fa, quando uscì il suo secondo libro: voleva ringraziarmi per essere stata in grado di portare la sua voce in Italia. Da quel momento si è instaurata una collaborazione stretta e si è reso disponibile a sciogliere qualsiasi dubbio lessicale e di contenuto. È l’unico autore di cui mi sento la vera voce italiana».
Un compito di responsabilità e molto complicato. Nicoletta Lamberti racconta le difficoltà di trasporre in italiano il sistema giudiziario statunitense, protagonista dei legal thriller di John Grisham, di cui è traduttrice: «La sfida è tradurre i suoi romanzi d’ambiente giudiziario in modo da non far ridere un qualsiasi avvocato italiano che legga la traduzione».