Rendere visibile il ponte che collega il diritto con la letteratura. È quanto hanno permesso di fare i relatori della tavola rotonda che si è tenuta a Palazzo di Giustizia di Milano (vedi a lato). In primo luogo, entrambi devono prestare la dovuta “attenzione al concreto”. La letteratura, infatti, è un tentativo di esprimere un’esperienza vissuta, che non è mai semplicemente un susseguirsi di atti, ma è intreccio, complessità e interrelazione. È tensione verso il significato della cosa che si rappresenta. Laddove c´è un’esperienza diventa quindi imprescindibile la narrazione.
In questo modo, si coglie la grande differenza tra lo “scrivente” e lo “scrittore”. Il primo è solo colui che ha capacità di scrivere. Il secondo è chi trasmette un´esperienza, facendo proprio il dramma della “parola che la racconta”. Lo scrittore è l’unico individuo che non può scrivere, se non come deve. Per rendere giustizia all’esperienza vissuta, occorre, infatti, trovare la parola “giusta”. L’arte dello scrivere è, pertanto, un vero e proprio atto di giustizia per cogliere l´essenza della cosa che si rappresenta.
Ma anche il diritto deve prestare la dovuta attenzione alla realtà che ambisce a regolare. Ogni giudizio deve, infatti, tenere in considerazione non solo la pretesa del più forte, ma anche le ragioni della vittima. Solo in questo modo la pronuncia giurisdizionale non è portatrice di violenza, diventando atto di riconoscimento, che racconta il male avvenuto, non fossilizzandosi sul passato di un conflitto irrisolto, ma rivolgendosi al futuro, consentendo di ricucire i rapporti tra autore del delitto e vittima.
Il ponte che collega la letteratura al diritto è quindi fatto di parole vere, di un linguaggio responsabile che consente di entrare in contatto con la propria individualità e con quella dell’altro ed è volto alla comprensione e a rendere giustizia.
Queste tematiche sono centrali in tutta l´esperienza del Ciclo seminariale Giustizia e letteratura, come testimonia, da ultimo, il volume Giustizia e Letteratura - III, a cura di Gabrio Forti, Claudia Mazzucato e Arianna Visconti, Vita e Pensiero, 2016, che chiude la trilogia dedicata alla riflessione sulla giustizia attraverso la lettura delle grandi opere letterarie.
Il ciclo proseguirà il prossimo 7 e 8 aprile con un Convegno dal titolo: “Conflitto, ragione e riconciliazione. Il Sudafrica vent'anni dopo”, organizzato nell´ambito del Progetto di Ateneo: “Crisi dell'eurocentrismo e futuro dell'umanesimo europeo: prospettive storico-culturali, religiose, giuridiche ed economico-sociali”.