Sempre più integrati e attivi nel mondo del lavoro eppure sempre più poveri: è la fotografia scattata dal Cirmib, il Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni, agli immigrati stranieri presenti o residenti sul territorio di Brescia e provincia.
«I dati Istat 2015 ci mostrano come dal confronto tra lavoratori italiani e stranieri, questi ultimi siano più attivi sul mercato del lavoro anche quando non hanno un lavoro (nel senso che manifestano attività nella ricerca e nell’iscrizione alle list di collocamento) ma si caratterizzano per tassi di occupazione calanti e, viceversa, tassi di disoccupazione crescenti. – ha illustrato la Direttrice del Cirmib Maddalena Colombo- Ciò vale sia per gli uomini (passati da un tasso di disoccupazione del 2,1% nel 2004 all’9% nel 2015) sia per le donne, il cui tasso di disoccupazione è passato dal 5,6% nel 2004 al 9,7% nel 2015). Mentre a rimanere costante è la scarsa qualità del lavoro svolto dai cittadini immigrati: ovvero principalmente dipendente per ambo i sessi, nelle mansioni di operaio generico e industriale per i maschi e e addetto ai servizi alla persona per le donne.
Per quanto concerne la situazione scolastica il 2015 ha registrato una minore incidenza di studenti stranieri (+0,1% rispetto all’anno passato, ovvero un dato molto più contenuto rispetto a quello lombardo dello +0,3% e nazionale dello +0,2%) ma permane una discreto divario in termini d’apprendimento anche se, come ha spiegato la prof.ssa Colombo: «Tra gli italiani le migliori prestazioni scolastiche le abbiamo alla scuola primaria, mentre i top performer tra gli stranieri si registrano in seconda superiore: questo significa che la nostra scuola pubblica è in grado di fornire agli studenti stranieri mezzi e chance per colmare questo gap, sta poi al singolo individuo fare la differenza».
In materia d’integrazione è interessante notare come le donne straniere, al pari delle italiane, facciano sempre meno figli poiché – come fa notare Colombo – «E’ cambiata la percezione dei figli anche da parte degli stranieri, a fronte di un’occupazione in calo la maternità rappresenta un costo». Rimane invece appannaggio di pochi (solo il 5,7%) l’acquisto della proprietà immobiliare, mentre la maggior parte degli stranieri di Brescia a provincia (68,3%) vive in affitto, prevalentemente da privati, con poco accesso all’edilizia pubblica.
Sempre in materia di occupazione, infine, emerge la diminuzione dei nuclei che percepiscono meno di 500 euro al mese, mentre sono aumentati i nuclei con più di 1.500 euro. Ma ecco il dato paradossale: se la popolazione straniera presente in provincia di Brescia rimane vicino alla soglia di povertà – con il 53,3% dei nuclei che vive con meno di 1.000 euro al mese e il 56,4% che dichiara di non essere in grado di affrontare una spesa improvvisa di 800 euro - lo sforzo economico espresso nelle rimesse inviate nei paesi d’origine è una dato sorprendente: 145 milioni di euro nel 2015 contro 139 mln nel 2014. «I casi sono due: o gli stranieri guadagnano di più, oppure il guadagno rimane uguale ma si rischia l’impoverimento per sopperire a responsabilità nei confronti dei parenti all’estero. L’ipotesi più probabile sembrerebbe la seconda» conclude Colombo.