La patente è un traguardo atteso da molti giovani e conseguirla è una tappa importante per la loro autonomia. Purtroppo però i dati sugli incidenti rilevano come fascia critica quella dai 18 ai 25 anni, età media della prima esperienza diretta sulla strada.
Per questo in alcuni Paesi è stato adottato il modello della formazione progressiva che accompagna il neopatentato nei primi anni di guida, verificando abilità e compatibilità con le norme prima di confermare l’acquisizione della patente.
Se ne è discusso oggi a Milano, presso l'Università Cattolica, nell'aula Pio XI, durante il seminario “Neopatentati: categoria a rischio?”, organizzato dall’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell'Università Cattolica, in collaborazione con UNASCA, l'Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica.
Sono intervenuti al seminario Maria Rita Ciceri, direttrice dell'Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell'Università Cattolica ed Emilio Patella, segretario nazionale Autoscuole UNASCA. Sono intervenuti, inoltre, esperti nazionali e internazionali: Manuel Picardi, vicepresidente EFA (European Driving Schools Association), dall'Austria Gregor Bartl, direttore dell'Istituto austriaco di Psicologia del Traffico, dalla Svizzera Valentino Borgo e Giorgia Galmarini, rispettivamente maestro conducente e psicologo del traffico. Il workshop ha visto la presenza di Francesco Foresta della Direzione Generale Motorizzazione Civile e di Paolo Cestra, presidente TISPOL (European Traffic Police Network). Hanno preso la parola anche Carlo Polidori, presidente AIPSS (Associazione Italiana dei Professionisti per la Sicurezza Stradale), e Marco Petrelli del Dipartimento di Ingegneria dell'Università Roma TRE.
«In Italia si lavora molto sulla formazione dei giovani utenti della strada fino a quando arrivano al conseguimento della patente - ha dichiarato Maria Rita Ciceri, direttrice dell'Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico - . Non esiste però alcun dispositivo per continuare a lavorare sulla sicurezza con i novice driver, ovvero coloro che hanno da poco conseguito la patente e rappresentano per quanto detto sopra una categoria particolarmente a rischio. La proposta di una patente progressiva va nella direzione di valutare nuove misure per colmare proprio questo deficit».
Per patente progressiva si intende un percorso formativo che prevede l’ottenimento della patente per gradi, in seguito a diversi esami, periodi di pratica sulla strada e momenti di monitoraggio della condotta tenuta. Questo tipo di formazione prevede un incentivo alla pratica ma anche tutta una serie di supporti educativi, anche di tipo psicologico, per fare prevenzione.
«Oggi i ragazzi si preparano per l'esame della patente, ma è l'unico momento di formazione alla guida - ha dichiarato Emilio Patella, segretario nazionale Autoscuole UNASCA - . È importante invece far passare il messaggio che l'educazione stradale non riguarda soltanto il saper condurre un mezzo, ma conoscere tutte le variabili del sistema strada, fin da quando si è pedoni. È utile allenarsi per saper guardare e stare attenti a tutti i soggetti della strada, per conoscere il grado di attenzione e di reazione. Ci sono tante variabili, come quelle psicologiche, che se riconosciute da giovani poi sono fondamentali anche da adulti. Un ragazzo allenato all'educazione stradale sarà sicuramente un attento guidatore per tutta la vita».