“L’Isola che non c’è” esiste e vive di musica, giochi, spettacoli e balli: è l’Óbudai-sziget (“Isola della vecchia Buda”), una terra dalla forma allungata situata a Budapest in mezzo al Danubio che ospita ogni anno uno dei festival musicali con più presenze al mondo, l’omonimo Sziget festival.
Ettore Folliero, responsabile marketing del festival per l’Italia, l’ha raccontato agli studenti che hanno partecipato all’ultimo appuntamento del ciclo “Eventi Pop”, organizzato dal master Eventi Culturali (Mec) dell’Università Cattolica.
Lo Sziget nacque nel 1993 per volontà di alcuni studenti ungheresi come reazione alla caduta del muro di Berlino: l’ansia di libertà e l’amore per la musica si fusero dando vita a un composto dal sapore esplosivo e dai mille colori.
Folliero, guidato nella sua esposizione dalle domande del giornalista e critico musicale Alberto Campo, ha ricordato di aver conosciuto lo Sziget nel 1998 e di non averlo più lasciato, passando dal ruolo di spettatore a quello di organizzatore in pochi anni, grazie alla sua esperienza pregressa a Bari, dove già da ragazzo dava vita a piccoli festival.
Se la prima edizione fu una modesta rassegna di artisti a cui partecipò un pubblico locale, già dalla seconda cominciò a crescere e a diventare il mosaico di esperienze che è ora, ospitando persino artisti di fama internazionale, tra cui si sono distinti cantanti italiani come Jovanotti e Caparezza.
Attirati dagli artisti stranieri sono arrivati tanti giovani, che oggi vengono da 95 paesi diversi pur di partecipare a un evento che offre ai primi la possibilità di farsi conoscere all’est e ai secondi un’emozione collettiva. La nascita del festival in Ungheria ne ha facilitato il veloce decollo, sia per i prezzi bassi e la veloce burocrazia del Paese, sia per lo spirito accogliente dei cittadini di Budapest che hanno lavorato come volontari.
Gli ingredienti e il luogo non sarebbero però bastati se l’ente organizzatore non avesse puntato su diverse risorse, in una continua evoluzione che, pur non tradendo l’impianto originale, lo tiene in vita nutrendolo di idee sempre nuove, dalle proposte più confortevoli per i campeggiatori, alla grande pubblicità sul web e nei Paesi stranieri grazie alle varie filiali.
Le domande del pubblico hanno portato l’attenzione sulla reazione degli abitanti di Budapest, che a causa della grandezza degli impianti audio partecipano loro malgrado alla manifestazione; le lamentele non sono mancate, ma le entrate garantite hanno smorzato le critiche.
Ruolo di primo piano ha avuto il problema della sicurezza, rispetto al quale Folliero ha sottolineato come un festival sia potenzialmente meno pericoloso di un concerto singolo perché c’è una copertura superiore, tanto che durante i sette giorni dell’evento non si sono mai verificati episodi gravi.
Lo Sziget permette allo spettatore di superare un limen sia fisico che mentale perché offre un “viaggio nello spazio e nel tempo”, portandolo in un piccolo mondo a sé, dove la vacanza prende vita e si fa suono e la realtà si confonde con il sogno per un breve periodo.
E allora cosa aspettate a partire? “La strada già la conosci: seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto, fino al mattino. Non ti puoi sbagliare perché quella è l’isola… di Budapest!”