di Dante Liano *
Quando Antonio Muñoz Molina pubblicò, nel 1986, il romanzo Beatus ille, aveva 30 anni e una fama di giornalista conquistata con le sue collane di opinione nel Diario de Granada. I molti anni trascorsi nella città di García Lorca gli permisero di frequentare l’Università (facoltà di Geografia e Storia) e di avere un solido mestiere di scrittore. Perciò, il primo romanzo è già maturo e ricevette un’ottima accoglienza critica.
Con il secondo, L’inverno a Lisbona (1987), si guadagnò la fama nazionale e internazionale (Premio della critica e Premio Nazionale di Narrativa). Muñoz Molina porta avanti il rinnovamento letterario inaugurato qualche anno prima da Eduardo Mendoza: storie avvincenti (a volte dei veri e propri thriller) in una prosa diretta e agile.
La consacrazione gli venne nel 1989, con Beltenebros, ormai un classico della letteratura spagnola contemporanea, dove su un impianto di stampo poliziesco, Muñoz Molina indaga sul passato recente spagnolo, nei suoi meandri più scuri. La passione per costruire degli intrighi avvincenti basati in fatti storici, raccontati in modo chiaro e sicuro sarà il segno stilistico dei successivi romanzi che le hanno valso parecchi riconoscimenti, fra cui il maggior premio letterario spagnolo, il Planeta con Il Cavaliere Polacco (1991).
Ma se il Premio Planeta è il più ricco, il Premio Príncipe de Asturias costituisce senza dubbio il più prestigioso, una sorta di consacrazione che sancisce la figura di Antonio Muñoz Molina come grande scrittore contemporaneo. Che sia direttore dell’Istituto Cervantes di New York dal 2004 o che sia membro della Real Accademia Spagnola non è che la conseguenza.
* Docente di lingua e letterature sudamericane, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano