Sono tanti i nemici che possono attentare alla salute del fegato, la centrale metabolica dell’organismo, il più grande organo del corpo, fondamentale per la nostra salute. Tossici ambientali e industriali, additivi alimentari, alcool e stili di vita sbagliati, a volte farmaci (tranquillanti, antidepressivi, antifebbrili, contraccettivi, anabolizzanti, anestetici), provocano danni epatici. Sono circa dieci milioni gli italiani con un fegato “non nella norma” e il 25% non sa di avere problemi epatici. Si stimano in circa 20-25mila ogni anno i decessi per epatopatie, specie per cirrosi e tumore. Dunque, in non pochi casi la causa di queste patologie risiede nel cattivo uso o nell’abuso di farmaci. E “Fegato e farmaci” è il tema del meeting scientifico che si è svolto il 3 e 4 dicembre nell’Aula Brasca del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”.
Al Convegno, presieduto da Giovanni Gasbarrini, promosso dall’Associazione Italia per lo Studio del Fegato (Aisf) in collaborazione con il Policlinico Gemelli, hanno partecipato alcuni tra i più affermati specialisti in epatologia a livello nazionale e internazionale. «Il nostro organismo – spiega Antonio Grieco, responsabile dell’ambulatorio delle malattie del fegato, presso l’Unità operativa di Medicina generale del Gemelli - è costantemente bombardato da veleni, da composti chimici nocivi che troviamo nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, nei cibi di cui ci nutriamo. Le tossine che non vengono “disinnescate” si depositano nei diversi tessuti del corpo, dando origine a una vasta gamma di malesseri, quali cefalee, stanchezza costante, problematiche della pelle, allergie e molti disturbi cronici e degenerativi, segnali d’allarme che un bravo internista non deve sottovalutare perché potrebbero segnalare un fegato in difficoltà. Il nostro stare bene - continua Grieco – spesso è legato alla sua piena funzionalità».
Nella prima giornata del convegno l’attenzione degli studiosi si è concentrata sulla farmacocinetica, la farmacodinamica, le interazioni farmacologiche e i modelli di epatossicità da paracetamolo e Fans, da antiblastici e da prodotti erboristici che per la loro origine naturale sono pubblicizzati come, se non più efficaci, meno tossici dei farmaci “convenzionali”, ma che invece possono provocare effetti indesiderati sul fegato sino a intossicarlo. «L’epatotossicità indotta dai farmaci – dice l’epatologo Antonio Gasbarrini del comitato scientifico del convegno, e presidente della Fondazione Italiana per la Ricerca in Epatologia (Fire) – è comunque un’evenienza rara perché l’incidenza annua riportata in letteratura varia da 1/10.000 a 1/100.000 soggetti; non va però dimenticato che in alcuni casi, fortunatamente molto rari, procurano necrosi epatica, ittero, epatite fulminante con o senza ittero, e insufficienza epatica».
La seconda giornata di è occupata di tossicità epatica osservata dai grandi trials, alcol, farmaci, ambiente e industrie. Un panel discussion ha concluso i lavori: i congressisti hanno analizzato la situazione italiana, l’efficienza diagnostica reale, l’efficacia sul campo della segnalazione e verificheranno l’accesso a banche dati per una terapia di salvataggio fino alla creazione di un moderno orientamento di assistenza: il network Aisf/Aifa per il monitoraggio del danno epatico indotto da farmaci (Dili).