Una figura esemplare di medico, educatore e sostenitore dei diritti dell’infanzia. Che, pur potendo salvare la propria vita, non abbandonò i suoi ragazzi e fu deportato a Treblinka dove venne ucciso con i 192 bambini ebrei dell’orfanotrofio da lui fondato a Varsavia.
A questa figura straordinaria il Centro studi pedagogici sulla vita matrimoniale e familiare e l’Archivio storico della resistenza bresciana e dell’età contemporanea della sede di Brescia dell’Università Cattolica dedicano il 27 gennaio, in occasione della Giornata della memoria, il seminario Janusz Korczak: «Non ci è concesso lasciare il mondo così com’è».
Henryk Goldszmit, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Janusz Korczak, nasce a Varsavia nel 1878. Si laurea in medicina nel 1901. Dal 1902 lavora in ospedale a Varsavia e continua la sua attività di fine scrittore (il suo romanzo più noto è Re Matteuccio I, la storia di un bambino sovrano che tenta di parificare i diritti dei bambini e degli adulti).
Progressivamente aumenta il suo impegno sociale: diventa il medico dei poveri. Nel 1904 venne arruolato nell’esercito russo come medico militare durante il conflitto russo-giapponese. Tra il 1906 e il 1908 ottiene la specializzazione in pediatria presso la Scuola di Pediatria di Berlino, studia a Parigi e a Londra, Approfondisce le problematiche educative frequentando il corso di Scienze psicopedagogiche del professor Eliasberg. Nel 1912 fonda la «Casa degli orfani».
Nel 1914 viene richiamato alle armi come medico militare nell’esercito russo impegnato nella Prima Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto ritorna a Varsavia e nell’orfanotrofio della città sviluppa le sue innovative idee educative. Nel 1919 con Marina Falska fonda l’orfanotrofio «Il Nostro Focolare» per i figli degli operai polacchi. Gli anni che vanno dal 1919 al 1939 sono i più fecondi dal punto di vista educativo e letterario.
Korczak si fa promotore con la sua opera e attraverso i suoi scritti di un’educazione che mette al centro il bambino e i suoi diritti, difende il diritto del bambino ad un rispetto profondo per la sua vita personale e spirituale. Scrive:
«Il bambino ha diritto all’amore.
Il bambino ha diritto al rispetto.
Il bambino ha diritto alle migliori condizioni di vita che favoriscano il suo sviluppo e la sua crescita.
Il bambino ha il diritto di vivere il presente.
Il bambino ha il diritto di essere se stesso.
Il bambino ha diritto di sbagliare.
Il bambino ha diritto di essere preso sul serio.
Il bambino ha diritto di essere apprezzato per ciò che è.
Il bambino ha diritto ad avere segreti.
Il bambino ha diritto all’istruzione.
Il bambino ha il diritto di protestare contro un’ingiustizia.
Il bambino ha diritto al rispetto dei suoi dispiaceri.
Il bambino ha il diritto ad essere difeso da un sistema giuridico specializzato per l’infanzia.
Il bambino ha il diritto a conversare intimamente con Dio».
All’arrivo dei nazisti a Varsavia assume posizioni di rifiuto delle imposizioni adottate contro gli ebrei e dedica tutte le proprie energie per tutelare i bambini dell’orfanotrofio del Ghetto. Pur avendone la possibilità rifiuta di salvarsi e di abbandonare i suoi bambini. Il 5 agosto 1942 viene deportato a Treblinka dove verrà ucciso con i 192 bambini ebrei dell’orfanotrofio.
Nella “Casa degli orfani” maturano in modo compiuto alcune idee pedagogiche fondamentali del pediatra ed educatore polacco. L’educatore non deve esigere ciò che il bambino deve fare, quanto piuttosto ciò che può fare per quello che è e non come vorrebbe idealmente che fosse.
L’educatore è chiamato a operare in un’ottica di relatività delle idee e delle convinzioni, affinché possa rispettare l’uomo/fanciullo che vuol scoprire il mondo. Il bambino ha diritto di veder trattati i suoi problemi con serietà ed equità. Per questo istituisce nella “Casa degli orfani” il Tribunale dei pari come luogo di discussione, di consiglio, di decisione, di decantazione della collera; come istituzione posta a tutela del diritto e dell’ordine. “Il Tribunale si riuniva una volta alla settimana. I giudici erano eletti a sorte tra coloro che nel corso della settimana non avevano avuto ragione di litigio. Il segretario del Tribunale è un educatore, chiamato non a giudicare, ma a fungere da cancelliere delle disposizioni e degli interrogatori.
Le sentenze venivano scritte in un registro e lette in presenza di tutti. Contro il verdetto veniva ammesso ricorso in un lasso di tempo di un mese. I bambini potevano portare davanti al Tribunale tutti, con accuse rivolte verso i coetanei, gli educatori, gli adulti, e pure contro ignoti” (Giuliana Limiti, I diritti del bambino. La figura di Janus Korczak, Proedi, Milano 2006).
Un’altra invenzione pedagogica di Korczak fu il "Parlamento dei bambini", composto di 20 deputati eletti tra i bambini onesti. I disonesti avevano diritto a riabilitarsi. Il Parlamento approvava le leggi emesse dal Consiglio del Tribunale e regolava il calendario scolastico e le feste, dando, di comune accordo, regole alla vita comune e riconoscimento dei diritti del bambino ai propri ricordi, alle carte postali” (ibidem).
Per un rapporto diretto, confidenziale, l’educatore istituì la Cassetta delle lettere ove tutti potevano inserire richieste di ogni tipo. Lui rispondeva per iscritto o a voce. Istituì anche la Cassetta degli oggetti trovati per favorire il rispetto della proprietà di ciascuno e per prevenire i furti.