«Ogni fase della civiltà produce un'idea di naturalità che, in realtà, non esiste»: così è la moda, almeno come la intende Guido Boffi, professore di Storia dell'Estetica dell'ateneo: gli ideali di bellezza e i canoni estetici cambiano infatti a seconda delle costrizioni esterne, dell'imitazione, della società. E forse proprio in questo periodo storico si stanno di nuovo trasformando, estendendo per esempio l'attenzione verso quelle taglie forti finora escluse dal sistema-moda. Una tendenza analizzata dal convegno organizzato da ModaCult Again(st) Fashion - Narrazioni contemporanee sulla bellezza, il corpo, la moda, che si è tenuto il 10 maggio in Cattolica con l'introduzione della direttrice del Centro di ricerca Laura Bovone.
«Le parole "moda" e "moderno" - ha affermato Patrizia Calefato, docente all'Università degli studi di Bari e Affiliated Professor all'Università di Stoccolma - hanno la stessa etimologia, che, oltre alla valenza linguistica, simboleggia la percezione che abbiamo della moda: è il presente eterno, rivolto al futuro in quanto cerca sempre di anticipare i tempi». Ma la moda impone anche una connessione con la giovinezza, che, in teoria, può diventare a sua volta eterna, se si seguono le ultime tendenze che essa impone. Tendenze che però possono avere conseguenze davvero spiacevoli. «È la continua messa in scena del consumo a tutti i costi - interviene Luisa Stagi, docente di Sociologia all'Università degli studi di Genova - che ha portato molte giovani a disturbi alimentari gravi, fino all'anoressia».
Eppure forse qualcosa sta cambiando: "Again(st) fashion", titolava, tra l'altro, il convegno. «La moda sta ingrassando - ha spiegato Marco Pedroni, sociologo della cultura che collabora con il Centro per lo studio della moda dell'Università Cattolica -. La nostra società occidentale ha sempre sofferto di "fatphobia", perché i canoni proposti dalla moda dominante sono da tempo quelli di forme snelle e slanciate, fino all'eccesso. Ma sono quelli proprio in quanto ideali, rispetto a una realtà fatta di persone spesso sovrappeso». La moda, imponendo un certo range di taglie, ha escluso di fatto una parte notevole della popolazione. Nonostante l'umanità - esclusi i Paesi del Terzo mondo, ovviamente - continui a ingrassare. «In Gran Bretagna il 60% della popolazione è sovrappeso, e il 22,6% è obeso - continua Pedroni -. Ora le grandi case di moda iniziano a sentire le pressioni di queste fasce sempre crescenti. Si sta passando dalle produzioni plus size - ovvero ad hoc per persone fuori dalle taglie standard - all'overfashion: il corpo sovrappeso chiede non semplicemente abbigliamento, quindi del tessuto per coprirsi, ma vera e propria moda, creazioni per vestire l'identità oltre che le forme». La popolazione sovrappeso, quella che finora la moda ha fatto finta che non esistesse, ora sta diventando un nuovo terreno di colonizzazione per gli stessi stilisti.