Conoscere le proprie radici per essere in grado di costruire con responsabilità e consapevolezza il domani: è questo il significato centrale dell’incontro, organizzato il 21 ottobre scorso dal Centro pastorale, con le matricole che da pochi giorni hanno iniziato a frequentare i corsi della sede di Roma. Alla presenza del rettore Lorenzo Ornaghi, e dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Sergio Lanza, il suggestivo evento Ad Fontes. Si entra in una storia per fare storia si è aperto con la proiezione di un breve filmato che ha tratteggiato il profilo esistenziale e intellettuale di padre Agostino Gemelli. Sono stati quindi chiamati a intervenire il preside della facoltà di Medicina e chirurgia Paolo Magistrelli e i professori Numa Cellini, docente di Diagnostica per immagini e radioterapia, e Giuseppe Noia, docente di Ginecologia e ostetricia. Attraverso i loro ricordi personali e l’esperienza maturata in anni di insegnamento e ricerca, hanno idealmente “passato il testimone” ai nuovi iscritti della sede all’inizio dei loro percorsi di studio.
Il professor Magistrelli, raccontando con immagini e aneddoti le origini della facoltà e del Policlinico universitario, ha spronato i ragazzi a «non essere fugaci frequentatori delle aule, né passivi contenitori di nozioni». Secondo il preside occorre infatti «coltivare sempre il ragionamento, perché in medicina si fanno scelte delicate e si commettono errori: tutto ciò sarebbe insopportabile se lo si affrontasse con leggerezza». Il professor Cellini ha insistito invece sulla «necessità di conciliare tecnologia e umanità», che solo insieme consentono di aiutare a donare ai propri pazienti «il sollievo dalla sofferenza, primario obiettivo della professione medica». All’esempio di madre Teresa di Calcutta ha richiamato il professor Noia, e ai futuri medici ha augurato di «crescere nella mente e nel cuore», nella certezza che scienza e fede non solo sono compatibili, ma capaci di straordinaria, reciproca fecondità.
È stato dunque un vero «incontro di famiglia», come lo ha definito il Rettore nel suo saluto: un momento in cui «si prende coscienza della storia in cui si entra, per viverla con pieno senso di appartenenza, lasciandosi coinvolgere per esserne protagonisti». Il recupero delle sorgenti dell’esperienza nella Cattolica di Roma - ha osservato in conclusione monsignor Lanza - consente di capire come si tratti di «un prodigio che continua: fare storia significa realizzare la verità della vita, lavorando insieme con passione ed entusiasmo, senza cedere alle difficoltà che inevitabilmente si manifestano». Poiché, come è stato più volte ribadito, la facoltà di Medicina e chirurgia, nonostante i suoi quasi 50 anni, deve ancora dare il suo meglio. E certamente saprà farlo grazie alle nuove generazioni.
Una delegazione degli studenti del primo anno della sede di Roma il 20 ottobre ha partecipato anche all’incontro delle matricole romane delle università capitoline di ispirazione cattolica con il cardinale Agostino Vallini, Vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma. All’appuntamento ha partecipato l’assistente ecclesiastico generale monsignor Sergio Lanza.