Oltre 200 congressisti appartenenti a specialità sempre più diverse e numerose riuniti per presentare e discutere le problematiche organizzative dell'emergenze-urgenza. L’occasione è stata il Convegno internazionale “Trauma Oggi”, che si è svolto dal 17 novembre scorso nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli di Roma. Presenti ricercatori e clinici di tutta Europa: chirurghi del trauma, radiologi interventisti, chirurghi ortopedici, chirurghi generali, anestesisti, rianimatori, medici dell’urgenza, e professionisti dell’organizzazione del soccorso e della direzione sanitaria. L’organizzazione dei lavori è stata curata dal docente dell’Istituto di Clinica chirurgica della Cattolica Daniele Gui, direttore della Unità operativa di Osservazione Breve Chirurgica del Policlinico Gemelli. Un convegno dedicato esclusivamente al “trauma” nelle sue varie espressioni e nei sue diverse fasi di gestione: dal territorio all'ospedale, dal trattamento alla riabilitazione, ma anche alla prevenzione. Una visione generale sui temi “caldi” di tutta la gestione della emergenza medica, che va dalle emergenze quotidiane dei nostri ospedali, che spesso con difficoltà organizzative smaltiscono le richieste di assistenza urgente, alle maxiemergenze alle quali si aggiunge la disponibilità dell’ospedale e dei chirurghi di urgenza e del personale infermieristico di ogni tipo professionale e volontario, per l’assistenza umanitaria a popolazioni colpite da catastrofi ambientali o da crisi di tipo politico-terroristiche. La preparazione dei medici alla traumatologia e all’emergenza richiede oltre all’esperienza pratica sul campo anche l’educazione continua tramite sistemi di simulazione, data la imprevedibilità delle situazioni di emergenza.
Professor Gui, qual è il bilancio di questo primo evento congressuale full immersion dedicato al “trauma”? Nel mondo oggi, alle cosiddette catastrofi naturali, si accompagnano i disastri provocati dall’uomo, per questo si rende necessario predisporre piani organizzativi sempre più complessi sul luogo dell’incidente e all’interno degli ospedali. Questo primo esperimento di organizzare una Settimana traumatologica ha avuto successo e ambisce a inserirsi in un ciclo di iniziative che culmineranno nel prossimo appuntamento fissato per novembre 2011. Un metodo operativo scientifico si basa sull’acquisizione delle conoscenze; il primo anello di questa catena di conoscenze è la formazione, ecco perche l’esperienza del Corso Teorico-pratico sul Politrauma ideato dall’Ospedale Maggiore di Bologna per chirurghi di urgenza ha dato inizio alla settimana convegnistica mentre guest star è stato il Corso teorico-pratico per medici e infermieri sul posizionamento dell’accesso venoso in emergenza che ha concluso i lavori del Convegno internazionale.
Quali aspetti riguarda la moderna traumatologia e come ci si prepara ad affrontare i traumi nell’emergenza? Quando si parla di traumatologia si comprendono molti aspetti, dalla organizzazione di assistenza preospedaliera, alla gestione intraospedaliera del paziente traumatizzato, ma anche in senso lato tutta la gestione dell’emergenza medica, che va da quella quotidiana dei nostri ospedali che spesso con difficoltà organizzative smaltiscono le richieste di assistenza urgente alle maxiemergenze in cui ci troviamo sempre più frequentemente coinvolti. Per ricordarne solo una quella del terremoto dell’Aquila. A questo concetto delle maxiemergenze va aggiunta anche la disponibilità dell’ospedale e dei chirurghi di urgenza e del personale infermieristico e dei volontari per l’assistenza umanitaria a popolazioni colpite a loro volta da catastrofi ambientali o a crisi di tipo politico-terroristiche. La preparazione dei medici alla traumatologia e alla emergenza richiede oltre alla esperienza pratica sul campo anche l’educazione continua tramite sistemi di simulazione data la imprevedibilità delle situazioni di emergenza.
Su cosa si è focalizzato l’evento romano? La caleidoscopica realtà della traumatologia è stata il leitmotiv del Congresso “Trauma oggi” che ha visto importanti contributi internazionali come l’intervento del professor Demetrios Demetriades, direttore del Trauma Center della Università del Sud California a Los Angeles, che tratta oltre 15.000 traumi l’anno. Demetriades ha fatto un excursus di tutte le novità tecnologiche in traumatologia, ma ha posto soprattutto l’accento sul controllo di qualità delle prestazioni fornite e dell’importanza della educazione dei medici tramite simulazioni ed esercitazioni costanti. I costi sanitari della traumatologia sono ragguardevoli e tra questi non si devono dimenticare i costi farmacologici alcuni dei quali comprendono la terapia antibiotica.
Il convegno ha rivolto attenzione anche all’attività del volontariato. Per una efficace gestione delle emergenze ritiene utile le sinergie fra gli operatori del settore e i volontari? È importante un’organica sinergia tra gli operatori del settore. Il convegno ha infatti, evidenziato come si è coinvolti tutti, secondo competenze specifiche, nella organizzazione e nella risposta operativa alla maxiemergenza e alla catastrofe, contribuendo alla stesura di linee di indirizzo sulla organizzazione del soccorso in tutti i suoi diversi aspetti e interconnessioni. Particolare risalto è stato dato alla Croce Rossa Italiana, che durante il convegno ha esposto suoi numerosi mezzi di soccorso attuali e storici. La Croce Rossa ha anche allestito un piccolo ospedale da campo nel piazzale antistante il Gemelli, facendo dimostrazione delle numerose attività dei suoi corpi volontari in Italia ed all’estero. In particolare l’Ispettrice generale Monica Dialuce e il Generale Lupini hanno illustrato l’importanza e l’impatto dei corpi volontari nell’ambito delle emergenze nazionali ed internazionali.
Nel momento dell’emergenza, quali sono le principali problematicità da affrontare? E come ci si allena a fronteggiarle? Viviamo in un contesto internazionale e nazionale in cui la parola “emergenza” viene sempre più usata, facendoci vivere in uno stato perenne di allerta. Per far fronte alle tante situazioni di emergenza causate da un’epidemia, un’alluvione, un attentato o un grande incidente è necessario l’intervento di molte figure professionali “leader” dell’evento, veri professionisti. Ciascuno deve riuscire a mantenere un’autonomia quasi assoluta all’interno della propria area di competenza, acquisendo la giusta mentalità. Capacità che si acquisisce con l’applicazione, la pratica e la verifica dei risultati. Durante le operazioni di salvataggio non c’è tempo di pensare, bisogna agire e farlo nel miglior modo possibile. Sono necessarie le simulazioni, le prove pratiche e anche le visione di filmati particolarmente realistici. Il Progetto Europeo SICMA, Simulation of crisis management activities, che si indirizza in particolare alla simulazione delle maxiemergenze, che ha visto tra i partner l’Università Cattolica, ci ha permesso di lavorare in una dimensione internazionale, dandoci la possibilità di confrontarci con partner stranieri - Elsag/Datamat e CNR (Italia), IABG (Germania), Elbit (Israele), ITT (Polonia), IFAD (Danimarca), Skytek (Irlanda) - e venire a contatto con esperienze innovative e poter sperimentare, almeno virtualmente, le soluzioni organizzative ritenute migliori per fronteggiare queste gravi evenienze.
Le simulazioni delle maxi emergenze servono all’addestramento? I sistemi di simulazione sono quegli strumenti utilizzati in numerosi settori della vita civile, industriale e militare, dove le decisioni nelle situazioni critiche devono essere prese sulla base di esperimenti “verosimili”. La simulazione come metodo di preparazione alle maxiemergenze rappresenta oggi lo standard per tutto il personale coinvolto nel soccorso e nella organizzazione della emergenza, che spazia dai sistemi sanitari, alla protezione civile, ai vigili del fuoco alla polizia. Il dover far fronte a scenari incerti, dinamici, mutevoli, soggetti a variabilità estrema non può portare gli operatori all’improvvisazione: la conoscenza, la prevenzione e l’educazione, sono le tre parole chiave fondamentali per prevenire le tragedie. Ai congressisti è stato infine illustrato il PEIMAF - Piano di Emergenza Interno per Massiccio Afflusso di Feriti - del Policlinico Gemelli, mediante la visione di un breve filmato sulla ultima esercitazione generale di tale piano commentato dal professor Rodolfo Proietti, docente di Anestesiologia e rianimazione dell’Università Cattolica. Il congresso, in conclusione, ha registrato come siano enormi i progressi finora fatti, ma tante problematiche attuali rimangono da risolvere, come quella relativa al miglioramento della comunicazione tra presidi extraospedalieri sul territorio – con i sistemi di trasporto impiegati nell’emergenza, quali autoambulanze ed elicotteri -, e ospedali riceventi.